1989-2012: LA CADUTA DEFINITIVA DEL MURO - CON L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE JOACHIM GAUCK, CHE NEGLI ANNI DEL MURO DI BERLINO LOTTÒ STRENUAMENTE PER LA RIUNIFICAZIONE, I TEDESCHI RISCOPRONO LA GERMANIA DELL’EST (ANCHE LA MERKEL PROVIENE DAI LÄNDER ORIENTALI) - I CONFINI INVISIBILI CHE ERANO RIMASTI FINO AD OGGI TRA LE DUE REALTÀ SI POSSONO DIRE DEFINITIVAMENTE ABBATTUTI, ANCHE SE ESISTE ANCORA UN NOTEVOLE DIVARIO SOCIO-ECONOMICO...

Paolo Lepri per il "Corriere della Sera"

Se avesse potuto decidere lui, probabilmente Joachim Gauck avrebbe atteso il voto dell'Assemblea federale che lo ha eletto undicesimo capo dello Stato tedesco nella sua casa di Nymphenburger Strasse, una tranquilla e un po' addormentata via berlinese (alla cui porta vigilavano già da giorni due sentinelle della polizia) e si sarebbe poi recato a piedi al vicino Rathaus di Schöneberg, davanti al quale John Fitzgerald Kennedy disse il 26 giugno 1963 «Ich bin ein Berliner».

In quel luogo storico, Gauck (che è un grande oratore) avrebbe potuto pronunciare un discorso di una sola frase: «Io sono il presidente di tutti». Sarebbe bastato. La Storia ha già parlato per lui. In realtà le cose sono andate diversamente e l'ex pastore evangelico e uomo di punta del dissenso nella Ddr si è rivolto, come prevede il cerimoniale, ai deputati e ai rappresentanti della società che lo hanno eletto al primo scrutinio toccando i temi più cari della responsabilità e della libertà: «Dico sì con tutto il mio cuore e con tutte le mie forze alla responsabilità che mi avete affidato». Un appassionato tributo ai valori della democrazia da un uomo che ha potuto partecipare per la prima volta ad un'elezione libera quando ormai aveva cinquanta anni.

Un presidente di tutti, un presidente di tutta la Germania. Non solo per il consenso ampio (tutti i partiti meno l'estrema sinistra della Linke) con cui è stato eletto. Ma anche e soprattutto perché in quegli anni oscuri, precedenti alla caduta del Muro, Gauck ha lottato per i diritti e per la dignità umana senza perdere mai di vista l'obiettivo della riunificazione e facendone, anzi, l'orizzonte strategico della sua battaglia.

Non è esagerato dire che con Kennedy e con l'ex cancelliere Helmut Kohl, Gauck diventa oggi, anche se sono passati oltre ventuno anni, uno dei protagonisti storici dell'unità tedesca. Arriva al vertice dello Stato un uomo che ha vissuto la realtà e le cui analisi sui totalitarismi di destra e di sinistra, è bene ricordarlo, sono molto lontane dai sospetti su una «relativizzazione» dell'Olocausto, come per esempio ha chiarito Götz Ali su Die Zeit.

Ma l'elezione di Gauck ha anche un altro importante risvolto. Che la Germania sia oggi guidata da due personalità, come il neopresidente e la cancelliera Angela Merkel che vengono entrambe dall'Est, chiude un'epoca, se non altro simbolicamente. Da ieri sappiamo che i confini invisibili sono totalmente scomparsi, almeno ai vertici della nazione. Ma non si tratta di una «rivincita».

Sarebbe sbagliato infatti ritenere che al divario socio-economico esistente ancora tra i Länder occidentali e quelli orientali (dove i dati sulla qualità della vita, i salari, la disoccupazione, la forza degli investimenti sono ancora largamente insoddisfacenti) sia corrisposta in questi ultimi anni una analoga mancanza di influenza nella politica, nella cultura e nella società civile di quelli che venivano chiamati gli «Ossi».

C'è ancora, naturalmente, ancora tanta strada da fare, ma, nonostante qualche «nostalgia» di alcuni settori della Linke, sarebbe sbagliato ritenere che ci sia ancora chi condivida teorie catastrofiste come quelle di cui si fece portavoce per esempio, uno scrittore come Günther Grass. Pur non essendo in linea di principio contrario alla riunificazione, l'autore del Tamburo di latta guardò sempre con un pessimismo profondo alle conseguenze negative della «velocità» con cui si era realizzata utilizzando anche il termine di «colonizzazione».

Diversa è stata la critica, certamente legittima, che intellettuali più giovani, vissuti nella Germania comunista, hanno espresso successivamente nei confronti dei ritardi di un modello di integrazione giudicato forse troppo aggressivo. «Condivido in pieno il giudizio negativo dei dissidenti di un tempo, ma non capisco perché l'acutezza del loro sguardo si perda quando osservano l'Occidente.

La mia condanna della Ddr è inequivocabile, ma quanto più vivo nella Germania unificata tanto più discutibile mi appare questo sistema, che sino all'inizio degli anni Novanta mi sembrava l'unica alternativa possibile», diceva per esempio Ingo Schulze nel 2000. Molti anni sono passati e la Germania ha dimostrato di essere un paese in grado di lavorare a fondo sui propri squilibri e di sapersi interrogare sul futuro, come è accaduto, per esempio, sul tema dell'energia nucleare.

E nella realizzazione di tutto questo sono stati sempre più determinanti uomini e idee provenienti da Est. Come, più in generale, in tutto quello che di nuovo è arrivato recentemente. Forse non è un caso che il più grande romanzo tedesco dello scorso decennio, La Torre di Uwe Tellkamp, sia di uno scrittore che ha saputo raccontare, nella Dresda in cui il partito aveva mille occhi, il mondo assurdo in cui ha resistito la sua giovinezza.

 

JOACHIM GAUCK JOACHIM GAUCKMerkel - GauckMuro BerlinoMuro Berlinohelmut kohl

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO