SENZA IL “PADRONE” CONTRO CUI LOTTARE (LA FIAT HA SALUTATO, ALTRI SEGUIRANNO), IL SINDACATO SE LA PRENDE CON SE STESSO - CAMUSSO E LANDINI NON SI PARLANO PIÙ E NEL CONGRESSO DI MAGGIO SARÀ SCISSIONE TRA FIOM E CGIL

Roberto Mania per "la Repubblica"

Questa è una guerra fratricida. La Fiom contro la Cgil. Susanna Camusso e Maurizio Landini avevano firmato una tregua per arrivare ad un congresso unitario. Ma tutto è saltato dopo l'accordo sulla rappresentanza sindacale sottoscritto con la Confindustria. Il congresso di maggio a Rimini sancirà la spaccatura, non l'unità. E ora, Camusso e Landini, non si parlano nemmeno più. I telefoni suonano a vuoto.

C'È UN clima tesissimo in quello che resta il più grande sindacato italiano (oltre sei milioni di iscritti, pensionati compresi). Volano schiaffi e calci nelle assemblee dei delegati, come è accaduto a Milano venerdì scorso, davanti agli occhi della Camusso. A Bologna arrivano gli autoconvocati contro la Camusso. Che, all'inizio del mese, per contrastare il niet di Landini all'intesa sulla rappresentanza si era rivolta al Collegio Statutario. Giorgio Cremaschi, ex fiommino, primo firmatario del documento congressuale alternativo per un sindacato movimentista e radicale, che è stato tra i protagonisti dell'inedita zuffa milanese, dice che «c'è una gestione truffaldina del congresso».

Difficile ritrovare le parole, la tradizione, la cultura, la tolleranza, i gesti di quel che è stato il sindacato di Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama, Bruno Trentin. L'unica grande organizzazione in cui hanno sempre convissuto tutte le anime della sinistra italiana. Oggi la Cgil è ancora solo di sinistra, senza contaminazioni.

Ma cosa succede in Cgil? Milano rimane un caso unico, peraltro senza precedenti nella storia centenaria confederale. L' "agibilità", come dicono i sindacalisti, non è stata impedita a nessuno nei congressi di base, quelli che si svolgono nei luoghi di lavoro. Ma gli spintoni di Milano sono la spia di un malessere profondo. Si è superato un confine. Tutti l'hanno capito, soprattutto i funzionari che abitano il palazzone romano di Corso d'Italia. «Siamo sconcertati - dice uno di loro che chiede di non essere citato - , questa vicenda finirà male. Alla fine la Fiom non si adeguerà e ci saranno due sindacati: la Cgil e la Fiom». Ma senza scissioni, in una convivenza impossibile.

«I toni sono troppo alti, esasperati », sostiene Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia, la prima Regione con i suoi 915 mila iscritti. Aggiunge: «È un momento molto difficile. Credo che ci sia la volontà di una personalizzazione e radicalizzazione dello scontro».

Certo l'ultimo carteggio tra Landini e Camusso colpisce per l'asprezza dei toni. Soprattutto nell'ultima lettera inviata, proprio venerdì, da Landini alla Camusso dopo aver constatato l'impossibilità di una riunione tra il segretario generale della Cgil e il Comitato centrale della Fiom, al quale in quattro anni non ha mai partecipato. «In questo modo - scrive Landini - si nega la possibilità di svolgere una vera discussione di merito sui contenuti dell'accordo e si conferma una logica autoritaria di gestione della Cgil».

È scritto nero su bianco, non è una dichiarazione espressa a caldo. Ormai è del tutto evidente che Landini, con la Fiom, non sosterrà più la mozione congressuale della Camusso. «Il congresso è cominciato con una maggioranza, penso che finirà con un'altra. L'accordo sulla rappresentanza ha cambiato le carte sul tavolo », osserva Marigia Maulucci, ex cofferatiana di ferro, passata all'area de "La Cgil che vogliamo" guidata da Gianni Rinaldini, predecessore di Landini alla Fiom. Rinaldini come altri ex Fiom è rimasto senza incarichi in Cgil.

Non ha ricevuto alcuna proposta. Landini non esita a parlare di «discriminazioni ». «Sono espressione della minoranza per questo è più difficile trovargli una collocazione », ribattono dallo staff della Camusso. Questo è diventato il clima quotidiano nella Cgil.

Riaffiorano vecchi rancori, come potrebbe essere quello della stessa Camusso che a metà degli anni Novanta venne cacciata dalla Fiom da Claudio Sabattini, il padre putativo di Rinaldini ma anche di Landini, per aver firmato con la Fiat un accordo sul lavoro notturno per le donne. Oppure si intravede il malessere degli ex comunisti nel constatare che gli ex socialisti, un tempo la minoranza della confederazione, ora siedono, a cominciare proprio dalla Camusso, nei posti chiave di Corso d'Italia. Anche il responsabile organizzativo, Vincenzo Scudiere, era socialista.

Affiora l'insofferenza di altre categorie nei confronti dei metalmeccanici. Walter Schiavella, segretario generale degli edili (la Fillea), di stretta osservanza camussiana: «L'accordo sulla rappresentanza non riguarda solo la Fiom. Riguarda anche noi edili e io vorrei che venisse esteso alle piccole imprese. Questo è il problema vero». Ma serpeggia anche tra i membri della segreteria nazionale qualche dubbio sulla gestione dell'intera vicenda. «Penso che si dovesse discutere di più sull'accordo anziché blindarlo. Quell'intesa andava spiegata meglio», spiega Fabrizio Solari.

È come assistere a una metamorfosi della Cgil. Per gli scontri di Milano, ma pure per questioni più tecniche, molto sindacali. Paolo Feltrin, politologo all'Università di Trieste la sintetizza così: «È uno scontro tra confederazione e categoria sulla titolarità a contrattare. La Fiom rivendica la sua supremazia. Negli anni ‘60 era la posizione della Cisl. Così sta giungendo a conclusione un'epoca: l'aprirono Trentin e Sabattini, la stanno chiudendo altri due esponenti della Fiom». Una guerra fratricida.

 

SUSANNA CAMUSSO Maurizio Landini GIORGIO CREMASCHI AGGREDITO ALL'INCONTRO CGIL GIORGIO CREMASCHI AGGREDITO ALL'INCONTRO CGIL GIORGIO CREMASCHI AGGREDITO ALL'INCONTRO CGIL MAURIZIO LANDINI SUSANNA CAMUSSO MAURIZIO LANDINI SUSANNA CAMUSSO

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…