la protesta per la casa internazionale delle donne

CAOS INTERNAZIONALE DELLE DONNE - LE DONNE DI ROMA SCHIERATE CONTRO LA RAGGI E IL M5S CHE CON UNA DELIBERA SPAZZA VIA 30 ANNI DI BATTAGLIE FEMMINISTE. LA PRESIDENTE FRANCESCA KOCH: ‘IN NOME DELLA LEGALITÀ HANNO FATTO UN DESERTO, PERCHÉ FORSE AVRANNO RISPETTATO LA LEGGE MA AL CONTEMPO AVRANNO CREATO ALTRI CONFLITTI SOCIALI’

Il Comune sfratta la Casa internazionale delle donne - la protesta

 

 

 

Rory Cappelli per http://roma.repubblica.it/

 

la protesta per la casa internazionale delle donne

Nella vicenda della Casa Internazionale delle Donne di Roma la ristrettezza delle casse del Campidoglio e la volontà politica della giunta 5 Stelle di perseguire il principio di legalità senza mediazioni - con l'affidamento dei servizi esclusivamente tramite bando - si scontrano con il radicamento in città di una realtà sociale e culturale attiva da oltre trent'anni. Oggi nel tardo pomeriggio si svolgerà un nuovo incontro tra gli assessorati al Patrimonio e alla Roma Semplice e le attiviste della Casa per cercare, in extremis, una soluzione che non metta fine ad una delle esperienze più qualificanti dell'associazionismo civico cittadino. La base di partenza sono gli 800 mila euro di locazioni arretrate che l'amministrazione reclama dal consorzio che gestisce la Casa.

 

Ma le donne di Roma intendono far sentire la loro voce, dopo le tante iniziative di protesta dei giorni scorsi: oggi alle 11 conferenza stampa in Senato organizzata dalle responsabili della Casa. Poi nel pomeriggio appuntamento in piazza del Campidoglio per una protesta contro la decisione della giunta pentastellata, cui parteciperanno, dalle 18, cittadine e cittadine, organizzazioni e simpatizzanti. Il tutto in contemporanea con l'incontro con gli assessorati e le attiviste.

 

walter veltroni

@VeltroniWalter

 Per decenni la Casa internazionale delle donne è stata un riferimento per la coscienza civile della città. Generazioni di donne hanno vissuto lì la battaglia politica per affermare i propri diritti e hanno fatto della”Casa” un luogo di ricerca culturale aperta. Non deve chiudere.

 

 

la protesta per la casa internazionale delle donne

A favore della struttura scende il campo anche Valter Vetroni che via Twitter scrive; "Per decenni la casa internazionale delle donne è stata un riferimento per la coscienza civile della città. Generazioni di donne hanno vissuto lì la battaglia politica per affermare i propri diritti e hanno fatto della 'casa' un luogo di ricerca culturale aperta. Non deve chiudere".

 

Vediamo le tappe della vicenda. Nel 1983 un gruppo di femministe occupa Palazzo Nardini, a via del Governo Vecchio, dietro Piazza Navona, per farne la prima sede di un luogo che mescolava assistenza, servizi medici e consultorio. Nel 1987 arriva lo sfratto e il trasferimento nell'attuale sede, quella del Buon Pastore, un palazzo del Seicento - in passato adibito a reclusorio femminile - di proprietà del Comune. Negli anni si sono sviluppati servizi a sostegno delle donne, a partire da quelle vittime di violenza. Nel frattempo nel 1992 il Campidoglio riconosce la Casa tra le realtà legittimate all'utilizzo del patrimonio comunale.

 

la casa internazionale delle donne

Negli ultimi anni, però il Comune inizia un tentativo - finora infruttuoso - di valorizzare parte degli 80 mila immobili del suo patrimonio edilizio, fatto di case, negozi, cantine ma anche palazzi storici. La necessità di monetizzare con gli immobili, però, quando applicata in modo burocratico, ha portato spesso il Comune a non fare distinzioni tra stabili in uso ad utenti semplicemente morosi e quelli dove invece l'utilizzo per fini sociali ha portato ad una valorizzazione delle proprietà, sia al livello strutturale che per i servizi offerti.

 

La scorsa settimana l'Assemblea capitolina ha votato, tra le proteste in aula, una mozione, prima firmataria la consigliera M5S Gemma Guerrini, che chiede di "riallineare e promuovere il progetto Casa Internazionale della Donna alle moderne esigenze dell'amministrazione e della cittadinanza", cioè di trasformare la struttura in "un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale" con cui le associazioni di settore potranno collaborare tramite dei bandi.

 

 

Una mozione che ha creato diversi malumori tra la maggioranza a 5 Stelle, con alcune consigliere che hanno prima detto di voler ritirare la firma al provvedimento salvo poi votarlo per disciplina di partito. "Da 4 mesi e mezzo abbiamo consegnato una memoria che ricostruisce il progetto della Casa per uscire dall'impasse del debito. Per ora non abbiamo avuto nulla, ora chiediamo una risposta chiara. Loro parlano di circa 800 mila euro ma noi diciamo che ci sono anche dei crediti dovuti per la manutenzione dello stabile", spiega la presidente della Casa, Francesca Koch.

la casa internazionale delle donne

 

"Hanno rifiutato di accettare la valutazione della precedente giunta - aggiunge - e se accettassero, il debito scenderebbe a 300 mila euro e sarebbe più semplice organizzare una rateizzazione. Oggi il canone annuo è di 88 mila euro l'anno: fatichiamo a pagarlo, al momento riusciamo a darne circa la metà". Poi l'attivista sottolinea: "Siamo disponibili a fornire altri servizi, come un corso di informatizzazione per le donne ex detenute chiesto dal Comune. La mozione della Guerrini invece dice semplicemente che il Campidoglio si riprende lo stabile e poi mette a bando i servizi, ma noi non siamo un soggetto di servizio, siamo una realtà che porta avanti un progetto socio-culturale".

walter veltroni

 

E incalza: "In nome della legalità hanno fatto un deserto, perché forse avranno rispettato la legge ma al contempo avranno creato altri conflitti sociali". Il Campidoglio, in attesa dell'incontro di lunedì, si limita a ribadire: "Non abbiamo nessuna intenzione di chiudere la Casa internazionale: è un'ipotesi che non è mai stata presa in considerazione, faremo però delle valutazioni con i gestori attuali".

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