IZZO “COMPLESSIVAMENTE’’ - IL CAPO DELLA POLIZIA MANGANELLI SI SMARCA DAL VICE INDAGATO: “COMPLESSIVAMENTE È UNA BELLA PERSONA” – ‘’HO SEMPRE DETTO CHE NOI DELLA POLIZIA DOBBIAMO SMARCARCI DA QUESTIONI CHE ABBIANO A CHE FARE CON I SOLDI’’ - E TIENE A PRECISARE: “ANCHE A ME, A VOLTE, ARRIVANO VOCI SU QUESTO, SU QUELL’ALTRO. POI PENSO CHE SUL MIO CONTO VOCI NON CE NE SONO. SU DI ME NON S’È MAI DETTO: QUELLO RUBA”…

Alberto Custodero per La Repubblica

«Ho sempre detto che noi della Polizia dobbiamo smarcarci da questioni che abbiano a che fare con i soldi. Non ci dobbiamo proprio mettere in mezzo anche solo per evitare che la nostra immagine possa essere danneggiata da possibili commenti negativi». Antonio Manganelli, capo della Polizia, commenta così la notizia del coinvolgimento del suo Vice, Nicola Izzo, in una storia di appalti sospetti al Viminale. Lo fa a margine dell'inaugurazione dell'81esima Assemblea generale dell'Interpol, l'organizzazione internazionale della polizia criminale. È la prima volta che nella Capitale si danno appuntamento i rappresentanti della sicurezza di 163 Paesi, circa 1.100 delegati, 113 delegazioni ministeriali, 85 capi della polizia.

Un numero record di partecipanti per un appuntamento proposto e voluto proprio dal capo della polizia. Ma la festa delle forze dell'ordine è stata guastata dalla pubblicazione su tutti i mass media italiani della notizia dell'inchiesta della procura romana avviata dopo l'arrivo di un dettagliato esposto anonimo - poi trasmesso alla magistratura - al ministro dell'Interno. Molti raccontano che da tempo al Viminale giravano voci su Izzo e sull'Ufficio Logistico.

A lei erano mai arrivate queste voci? «È difficile dare retta alle voci. Anche a me, a volte, arrivano voci su questo, su quell'altro. Poi penso che sul mio conto voci non ce ne sono. Su di me non s'è mai detto "quello ruba", e mi viene da riflettere. Io sono come appaio. Di me si potrà dire di tutto tranne che sono un trafficone. Purché mi si riconosca questo, tutto il resto.... ».

Dietro la denuncia del "corvo", (oltreché una guerra tra colossi dell'informatica fornitori del Viminale), c'è anche chi denuncia l'inizio di una lotta per la successione dello stesso Manganelli. Il quale, secondo una regola non scritta introdotta dall'ex ministro Giuliano Amato, dovrebbe restare in sella per un periodo non più lungo di quello del presidente della Repubblica: sette anni. Essendo stato nominato nel 2008, dovrebbe andare a scadenza naturale nel 2015. Lei ha il sospetto che qualcuno voglia puntare alle sue dimissioni?

«Il settennato - spiega Manganelli - noi lo ipotizziamo come un giochino. Sinceramente, non so neanche io per che cosa tifare, se per rimanere o per cambiare. Io voglio che il prossimo ministro dell'Interno scelga che cosa fare. Basta che me lo dica un po' per tempo, così io posso trovarmi un altro posto». Va detto che è la seconda volta che si rincorrono voci sulla sua successione. La prima fu quando, l'estate di un anno e mezzo fa, si recò in America per curarsi. Ebbene, in quel periodo fu oggetto di un'operazione di sciacallaggio da parte di alcuni suoi collaboratori che approfittarono del suo stato di salute per tentare la scalata la Viminale. Manganelli:

«Ricordo bene quel bruttissimo tentativo. Ma come si fa, l'hanno fatta sporca, non potevano almeno aspettare che stessi bene?». Fu l'ex ministro Roberto Maroni, allora, a difendere Manganelli dal tentativo di alcuni dei suoi di scalzarlo dalla poltrona di capo.
Ora, con il coinvolgimento del suo vice Izzo (indagato da due anni dalla procura di Napoli) si trova in una posizione delicatissima: da una parte ha l'obbligo istituzionale di difendere il suo stretto collaboratore. «Devo dire sinceramente - spiega, al riguardo - che tutte le volte che abbiamo affidato un incarico a Izzo, ci ha sempre fatto fare bella figura. Complessivamente è una bella persona».

Dall'altra ha pari obbligo di tutelare l'istituzione da una eventuale storia di corruzione. «C'è una volontà di trasparenza. Certo è un anonimo, quindi suscettibile di approfondimenti. E siccome l'ipotesi è quella di un reato, è giusto che gli approfondimenti li faccia l'autorità giudiziaria. Ecco perché il mio Dipartimento non ha avviato un'inchiesta amministrativa interna». «C'è una volontà di trasparenza - insiste prima di lasciare la Festa delle Polizie - anche perché io non sono un "trafficone". Di me non si è mai detto "quello ruba... ».

 

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