IL CARDINALE BERTONLIEU - PADRE GEORG GAENSWEIN STA PAGANDO LA SUA VICINANZA A BENEDETTO XVI: CON IL TEMPO È DIVENTATO IL SUO CONSIGLIERE, COLUI CHE RICEVE LA POSTA E CHE INDIRIZZA IL PAPA NEGLI INCONTRI E NEI LIBRI DA SCRIVERE - MEDIATICAMENTE FORTE, SI È ATTIRATO L’INVIDIA DI CHIUNQUE NON SOPPORTI UN “FILTRO” CON LE STANZE PAPALI - IN PRIMA FILA, OVVIAMENTE, LA SEGRETERIA DI STATO DI TARCISIO BERTONE…

Marco Ansaldo per "la Repubblica"

«Il vero motivo degli attacchi contro padre Georg? Semplice: è lui la persona che ha staccato Bertone dal Papa. Possiede fascino, influenza, e nell´ultimo periodo ha sempre più assunto visibilità esterna, oltre che spazio presso il Pontefice. Un potere che ha finito per dare molto fastidio alla Segreteria di Stato».

Continuano in Vaticano le indagini sulla pubblicazione dei documenti riservati della Santa Sede inviati ai media. Prosegue la caccia ai "corvi", gli autori materiali della fuoriuscita delle carte. Ma si approfondisce anche il racconto delle vicende interne, che gli informatori aiutano a comprendere svelando quel che accade nel cuore del Vaticano.

Di monsignor Georg Gaenswein molto si è detto e letto sulla stampa. Ha sempre colpito, sotto la tonaca indossata elegantemente, il suo aplomb. Stile di vita sportivo, e carica spirituale intensa per un uomo profondamente appassionato di teologia. Di pari passo, negli anni più recenti Gaenswein ha però anche assunto un ruolo di consigliere di Joseph Ratzinger, del quale è conterraneo. Un incarico non ufficiale, che tuttavia dentro le Sacre Mura lo ha messo nel mirino.

Nel luglio 2009 monsignor Giorgio Corbellini viene eletto dal Papa vescovo titolare e nominato alla Sede Apostolica presidente dell´ufficio del Lavoro. Un anno più tardi arriva anche la nomina a presidente della Commissione disciplinare della Curia. Due incarichi di grande rilievo, che gli permettono di mettersi a contatto e conoscere ogni dettaglio dei singoli apparati: la Gendarmeria, il Museo, la Biblioteca, la Fabbrica di San Pietro.

È il ruolo di un direttore delle risorse umane. Scatta per lui - così come avverrà con Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior prima in asse con il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, poi la scorsa settimana licenziato in tronco - un meccanismo di attrito con la Segreteria di Stato. Corbellini decide di riferire direttamente al Papa, attraverso don Georg come interlocutore, e Bertone non la prende bene. Il vescovo rimane così al palo nella sua aspirazione di salire di grado, visto gli importanti incarichi che ricopre, e a bloccarlo è proprio la Segreteria di Stato. Gaenswein vorrebbe aiutarlo presso il Papa, ma il passo significherebbe uno scontro con Bertone.

È anche da questo episodio che comincia a consumarsi il rapporto fra i due uomini più vicini al Pontefice. Progressivamente, il giovane aiutante del Papa comincia però ad abbandonare la figura di semplice comparsa dietro le quinte, e Benedetto XVI gli ritaglia un ruolo più centrale. È lui a ricevere le lettere, dall´esterno e dall´interno, inviate a Sua Santità. Ed è sempre lui a smistare le richieste di udienza, a dire di sì oppure di no, a dettare l´agenda dei ricevimenti del Papa.

Con il passare del tempo, il brillante monsignore tedesco svolge un´attività che il pur influente segretario di Giovanni Paolo II, don Stanislao Dziwisz, oggi cardinale di Cracovia, non ha mai compiuto se non all´ultimo, quando ormai Karol Wojtyla era nel periodo terminale della sua vita. Ma Georg, don Giorgio come lo chiamano amichevolmente, non bada solo alla salute del Papa: consiglia Ratzinger nei libri da scrivere (quello su Gesù), rilegge i discorsi più delicati, lo indirizza verso le persone da incontrare. Con un piglio pragmatico che non piace sempre a tutti.

Quando ad esempio Bertone invia una lettera al cardinale Dionigi Tettamanzi per dirgli di rassegnare le dimissioni dall´Istituto Toniolo, la cassaforte che controlla l´Università Cattolica, in uno scontro al calor bianco, l´arcivescovo di Milano decide infine di inviare le sue risposte direttamente al Papa, e lo fa tramite l´assistente personale del Pontefice.
Negli ultimi anni, in più, l´immagine di Gaenswein è sfondato nei media e tra il pubblico.

Il monsignore centellina i suoi appuntamenti. Ma va a parlare nelle Università, riceve una Laurea honoris causa, viene invitato a conferenze (e sa anche quando fermarsi, come giovedì scorso dove lo volevano premiare a Pordenone alla vigilia del licenziamento di Gotti e dell´arresto del maggiordomo papale). È però lui, oggi, ad avere in mano le redini dell´Appartamento papale.

E gli attacchi che gli arrivano sono dovuti a gelosie e invidie interne. Provengono soprattutto da chi non sopporta di vedere filtrato il rapporto con il Pontefice. Il cardinale Bertone, per lunghi anni al Sant´Uffizio, poi nella segreteria di Stato, è stato l´indiscusso e solidissimo braccio di ferro di Joseph Ratzinger. E i due sono legati da una forte amicizia. Ma ora la prossimità di padre Georg al Papa, e la sua maturazione come uomo e sacerdote, gli hanno assegnato una posizione invidiabile in Vaticano. Ed è diventato un obiettivo da colpire.

Il Papa adesso è triste, dicono tutti nelle Segrete stanze. «Sente questa come una prova», ha spiegato ieri il suo portavoce, padre Federico Lombardi, riferendosi alla vicenda del suo cameriere arrestato. Per lui è un «dolore specifico», perché tocca una persona a lui vicina e che stimava. «Una situazione delicata e difficile», l´ha descritta ieri il cardinale Angelo Scola, nuovo arcivescovo di Milano, dal quale il Pontefice andrà in visita da venerdì a domenica prossima. Ieri una lunga intervista pubblicata sull´Osservatore Romano ha rotto il silenzio del quotidiano ufficiale della Santa Sede sulla vicenda del maggiordomo arrestato.

«Considero la pubblicazione delle lettere trafugate - ha detto monsignor Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, al direttore del giornale, Giovanni Maria Vian - un atto immorale di inaudita gravità. Soprattutto perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza cui chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste». Nel cuore del Vaticano non si parla d´altro.

 

brg79 padre george gaensweinTARCISIO BERTONE GOTTI TEDESCHI JOSEPH E GEORGE RATZINGERPADRE FEDERICO LOMBARDI Angelo BecciuGIOVANNI MARIA VIAN

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…