zaia salvini giorgetti draghi

CARROCCIO A PEZZI! SALVINI, PRESO NELLA MORSA DELL’ALA IPER-GOVERNISTA GIORGETTI-ZAIA-FEDRIGA, RISCHIA ALLE AMMINISTRATIVE - LA LINEA SALVINIANA DELLE STRIZZATE D’OCCHIO AI NO VAX RENDE PIÙ DIFFICILE LA COSTITUZIONE DELLA FEDERAZIONE CON FORZA ITALIA. E NELLA LEGA C’E’ CHI CHIEDE IL CONGRESSO DOPO IL VOTO

Estratto dell'articolo di EMANUELE LAURIA per la Repubblica 

 

 

GIORGIA MELONI - LUCA ZAIA - MATTEO SALVINI

L'appuntamento delle amministrative, giorno dopo giorno, si va trasformando sempre più in una resa dei conti fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Con possibili, significative, ripercussioni interne per la Lega.

 

Ma se da un lato per Fratelli d'Italia la competizione alle porte serve a confermare un boom per ora attestato solo dai sondaggi («Dobbiamo certificare il nostro consolidamento», conferma il capogruppo di Fdi al parlamento europeo Carlo Fidanza), dall'altro è proprio il capo della Lega a rischiare tutto. Perché il suo partito non potrà di sicuro eguagliare l'exploit delle Europee (a Milano, per esempio, prese un irraggiungibile 27,4 per cento) ma difficilmente nei cinque campi principali andrà oltre quel 20 per cento che oggi costituisce - sempre secondo i sondaggi - il dato nazionale del Carroccio.

 

E una flessione al Nord darebbe forza a quell'ala moderata che dentro il partito rappresenta di più proprio gli interessi della zona settentrionale del Paese (Giorgetti, Zaia, Fedriga) e che ha mal sopportato il cambio di identità della Lega con le derive pseudofasciste (leggi caso Durigon) e le strizzatine d'occhio ai no-vax. Per farla breve, ragiona un dirigente del Carroccio, «alla prova delle urne va anche la politica del segretario ovvero la visione di un partito di lotta e di governo».

 

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Una linea che, per inciso, sta già rendendo più difficile la costituzione della federazione con Forza Italia, nei fatti congelata fino a dopo le elezioni. (…)

 

Ma dentro la Lega c'è già chi chiede che si apra un'altra stagione: «Questo è un partito da due anni commissariato a tutti i livelli: dobbiamo fare i congressi - dice Roberto Marcato, assessore regionale veneto e "fedelissimo" di Zaia - Lo reclamano migliaia di militanti, è un fatto di democrazia ». Un'istanza che, con un esito anche solo incerto delle amministrative, è destinata a rafforzarsi.

 

LEGA

FRANCESCO SPECCHIA per Libero Quotidiano

 

giancarlo giorgetti matteo salvini a cernobbio

Sarà, come afferma Luca Zaia sul filo di quel suo equilibro magnificamente democristiano, che «il dibattito è il sale della democrazia». Sarà davvero che le due anime della Lega, quella governista e quella barricadera della piazza (di qualunque piazza), in realtà convivono perfettamente; e nessuno si sognerebbe mai, oggi, di mettere in discussione la leadership sovrana di Matteo Salvini, Dio lo preservi, l'uomo che ha preso il partito al 4% e l'ha issato al 34%. Però.

 

SALVINI E GIORGETTI

Però non è un caso che sia Attilio Fontana, che Massimiliano Fedriga che lo stesso Zaia - la triade del nord che produce, mica dei pirla- considerino la campagna vaccinale la loro "stella polare" e l'obbligo di Green pass "patente di libertà"; e che la linea vincente tra i basculamenti e le tattiche di cabotaggio elettorale sia - afferma, reciso, il presidente del Veneto al Corriere della sera «quella della responsabilità messa nero su bianco dai governatori. Poi, se resta qualche nostalgico del no green pass o del no mask, ne prenderemo atto». Il che significa: cari No Vax urlate alla luna il vostro dolore, ma la locomotiva di Draghi agganciai vagoni regionali, perché vaccinarsi è sì scelta personale, ma soprattutto «gesto d'altruismo»; specie se, tu, da gestore del territorio, devi impedire che ti si ingolfino gli ospedali e che scoppino le terapie intensive. Devi far sì che l'economia si riappropri del tessuto sociale. Che poi è l'unico modo per servire la comunità e vincere le elezioni, al di là delle botte di Twitter e delle platee di Instagram.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Non è un caso che la «linea dei governatori» si rifletta nella richiesta ufficiale del potente assessore regionale veneto Roberto Marcato - zaianissimo di chiudere la stagione del commissariamento del partito a beneficio della base che possa, finalmente, scegliere il proprio segretario regionale. Il segretario regionale è da sempre il mastice della militanza leghista, il terminale delle sezioni; è il solo in grado di interfacciarsi, magari davanti a una birretta, col segretario, esporgli le proprie eccezioni, accoglierlo, perfino contrastarlo. La cosa curiosa è che in autunno si autorizzano i congressi di sezione e di provincia, ma non quelli regionali, né tantomeno il nazionale. Ripetiamo: non è in discussione la forza di Salvini: quando all'ultimo congresso del 2019 il bossiano Fava gli si oppose racimolò un misero 11%. Salvini rimane il faro, certo. Eppure, forse, è proprio il territorio, la base delle sezioni, l'autentica mistica elettorale della Lega a cominciare a franare sotto il segretario.

 

MATTEO SALVINI E GIANCARLO GIORGETTI ALL HOTEL MIAMI DI MILANO MARITTIMA

E, con tutto il bene che gli si vuole, occorre che il segretario cominci a notarlo. Zaia, Fontana e Fedriga (a cui Il Foglio, maliziosamente, assegna il ruolo di successore di Salvini) avvertono lo scollamento. I tre sono il diapason del ceto produttivo, delle aziende del nord, tutti pro vaccino; mentre, statisticamente è al sud che abbondano i No Vax e i gazebo per la raccolta firme rimangono semideserti. E non è che i frequenti viaggi in Calabria di Salvini per infiammare le elezioni locali servano a cambiare il lento abbandono dei territori.

 

Servirebbe rileggere Miglio, forse. O anche gli studi - ripresi nei Quaderni di sociologia sull'etnografia politica e sulla base del Carroccio di metà anni 90, quelli di primi studiosi, Diamanti, Mannheimer, Natale, Biorcio che della Lega analizzavano i «nuclei di vita sociale», il linguaggio, i temi, i modelli organizzativi, l'eterno miraggio dell'autonomia. Si sta accartocciando sempre più la vecchia Lega identitaria, quella delle sezioni, dei manifesti incollati di notte, dei militi ignoti, dell'antica divisione tra «socio ordinario» e «socio militante» che connotava l'empatia invincibile con gli abitatori delle sezioni.

 

luca zaia ad asiago 7

LE PIAZZE SBAGLIATE Qui, invece, i Borghi e i Bagnai scendono in piazza con i No Vax; e si dà voce a europarlamentari come la Donato che paragonano Auschwitz al vaccino, e insultano i morti di Covid (e scatenano shit storm, tempeste di cacca twittarola, contro chi non la pensa come loro, e noi ne sappiamo qualcosa). Fanno ammuina, sono la minoranza chiassosa. Mentre, nello stesso tempo, sul territorio lavorano su altre priorità, senza ideologie, sindaci e amministratori come Canelli, Bianchi, Locatelli, Alan Fabbri, Mario Conte a Treviso che rischia di diventare la città più green d'Europa. Molti dei leghisti storici, vecchi mediani di centrocampo, poi, si vedono passare avanti nei ruoli dei territori candidati piovuti dall'alto; e si demoralizzano; e lasciano svaporare le vecchie passioni. No, non esiste una vera fronda interna come affermano molti. La Lega ha rispetto delle sua storia. Anche nella "notte delle scope" che avrebbe rivoluzionato il partito si rese omaggio - e si diede un postoa Bossi che si scusò per gli eccessi della sua famiglia. Anche la successione di Salvini a Maroni fu nel segno della rispettosa militanza (con Tosi si usò il lanciafiamme, ma è altra storia).

luca zaia ad asiago 6

 

Salvini è ancora ben saldo. Ma la Lega possiede anche un grande senso di conservazione. Quando nel 2020 Matteo cambiò nome e registro nazionale al partito, Nord Notizie, testata vicina, scrisse: «Ricordiamo tutti i proclami di tutti gli attuali leader inneggianti all'indipendenza salvo poi ritrovarsi negli ultimi anni in piazza sventolando il tricolore. Da "Roma ladrona, "Padroni a casa nostra" si passa a "Prima gli italiani». Era il sentore di un malessere scambiato per nostalgia. Salvini accese la rivoluzione, e ottenne il massimo. Ma ora dovrebbe guardare dentro il ventre della balena, smetterla di rincorrere un pubblico da minoranza (lui e Meloni fanno il 40%, la maggioranza relativa del Paese) e ascoltare la voce dei territori. Che magari sarà meno urlata e meno fascinosa di quella dei No Vax e di Instagram, ma è la vera anima della Lega

 

luca zaia ad asiago 5

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…