big ardituro morosini renzi

ARDITURO NON FA IL DURO - SUL CASO MOROSINI-REFERENDUM IL MEMBRO DEL CSM ARDITURO (AREA) HA UNA POSIZIONE SOFT: “I CONSIGLIERI HANNO IL PIENO DIRITTO DI DIRE COME LA PENSANO. MA LA PARTECIPAZIONE DIRETTA ALLA CAMPAGNA È UN’ALTRA COSA”

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

 

lirio abbate antonello arditurolirio abbate antonello ardituro

«Una cosa dev’essere chiara: si può parlare dell’inopportunità che un componente del Consiglio superiore della magistratura partecipi alla campagna referendaria sulla riforma costituzionale, ma non certo di un divieto; chi vuole ha comunque il diritto di farlo».

 

Così dice Antonello Ardituro, consigliere dell’organo di autogoverno dei giudici per conto del gruppo di sinistra di Area (che riunisce il Movimento per la giustizia-Articolo 3, il suo, e Magistratura democratica, cui appartiene il collega Piergiorgio Morosini), dopo che il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha invitato alla «cautela» rispetto all’impegno diretto nei comitati per il No (o per il Sì).

paola balducci  antonello ardituropaola balducci antonello ardituro

 

Il problema di opportunità si pone solo per i consiglieri del Csm o per tutti i magistrati?

«Riguarda noi rappresentanti del Consiglio, componenti di un organo collegiale di rilievo costituzionale; la partecipazione attiva alla campagna ci accomunerebbe a posizioni estremiste o radicali, oltre che politicizzate, poco opportune per la posizione istituzionale che ricopriamo. I magistrati invece sono liberi, l’hanno già fatto nel 2006 e nessuno mi pare che abbia mosso rilievi, perché oggi dovrebbe essere diverso?».

 

Forse perché Renzi ha legato il destino del suo governo all’esito del referendum.

«Ma questo è un problema del presidente del Consiglio, non dei magistrati. Stiamo parlando del legittimo esercizio di un diritto che non può essere conculcato o condizionato dal fatto che qualcun altro attribuisce valore politico all’esito del referendum.

 

La consultazione riguarda l’architettura costituzionale, e i magistrati che intendono prendere posizioni ne valuteranno le conseguenze sull’equilibrio tra i poteri; non è un referendum sul governo in carica».

PIERGIORGIO  MOROSINIPIERGIORGIO MOROSINI

 

Dunque, secondo lei, se il procuratore di Torino Spataro aderisce al comitato per il No non ci sono problemi, mentre per Morosini sarebbe inopportuno?

«Questa è la mia opinione, fermo restando che anche i consiglieri hanno il pieno diritto di dire pubblicamente come la pensano. Ma la partecipazione diretta alla campagna è un’altra cosa».

 

Lei come voterà?

«Non ho ancora deciso».

 

Il «caso Morosini», però, non si limita al referendum. Per il ministro della Giustizia ci sono questioni «di rilevanza istituzionale» ancora da chiarire. Lei che ne pensa?

spatarospataro

«Penso che dovremmo attenerci alla smentita, peraltro reiterata; un colloquio privato non può essere paragonato a un’intervista, e potremmo fermarci qui. Dopodiché, se il ministro ritiene necessari chiarimenti è giusto che ne parli col vicepresidente Legnini sebbene, come ha specificato proprio Legnini, non esiste alcun potere di convocazione da parte del Guardasigilli. Siamo nell’ambito della leale collaborazione tra poteri».

 

intervento di giovanni legniniintervento di giovanni legnini

Qualcuno ipotizza un’azione disciplinare a carico del suo collega.

«L’eventuale avvio dell’azione disciplinare spetta al ministro o al procuratore generale della Cassazione, e io su questo non mi posso esprimere anche perché sono membro supplente della Sezione disciplinare che sarebbe chiamata, eventualmente, a giudicare».

 

Perché la smentita di Morosini non è bastata?

«Perché la presunta intervista è arrivata dopo quella di Davigo contro cui si sono levati i politici, e dopo l’uscita del consigliere Fanfani al Csm contro i giudici di Lodi: una mossa del tutto inopportuna, da non sottovalutare, alla quale noi abbiamo giustamente reagito in maniera molto ferma.

 

La vicenda Morosini è stata l’occasione per un’ulteriore risposta che ha contribuito a far aumentare la tensione. Mi auguro che adesso il dibattito rientri nella sua fisiologia, con un abbassamento dei toni da parte di tutti».

 

matteo renzi andrea orlandomatteo renzi andrea orlando

Tornando al referendum costituzionale, lei pensa che sarebbe legittimo se anche l’Associazione nazionale magistrati si schierasse da una parte o dall’altra?

«Se ci fosse una posizione unitaria non vedo dove sarebbe il problema. Di solito si accusano le correnti della magistratura di essere diventate solo dei centri di potere per la spartizione dei posti, ma poi ci si meraviglia quando si discute di posizioni politico-culturali su questioni istituzionali di grande rilievo».

 

Dentro Area si intravede una divisione tra voi del Movimento, meno conflittuali con il governo, e Md più decisamente contraria. È così?

ANDREA ORLANDO MATTEO RENZIANDREA ORLANDO MATTEO RENZI

«A parte che nel Csm abbiamo votato quasi sempre compatti, credo che quel tipo di differenziazione sia trasversale all’interno dei gruppi e non così netta tra l’uno e l’altro. Anzi, sarebbe bene che l’esperienza di Area proseguisse fino al superamento definitivo dei gruppi d’origine».

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...