LA CASSAZIONE STRAVOLGE LA LEGGE SEVERINO: OTTIME NOTIZIE PER IL BANANA E LA SUA CONDANNA A 7 ANNI NEL CASO RUBY

Francesco Grignetti per "La Stampa"

La Cassazione «rilegge» la legge Severino. E stabilisce che buona parte delle condotte che un tempo erano considerate «concussione» siano da considerare «induzione indebita», restringendo molto il campo della residua «concussione per costrizione». Le sezioni unite hanno infatti stabilito che è da considerare reato minore (con pene più lievi e senza interdizione perpetua dai pubblici uffici) «una condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico ufficiale».

Pressione che lascia al destinatario della stessa «un margine significativo di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un suo indebito vantaggio». Il reato più grave sussiste invece solo quando «si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario».

Questione che potrebbe apparire accademica, ma è terribilmente pratica. Ci sono molti imputati e condannati che attendevano di sapere quale fosse l'orientamento della Cassazione. Uno su tutti: Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a sette anni e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici al processo Ruby per una concussione per costrizione e prostituzione minorile.

Ora che le sezioni unite hanno scelto la linea soft, i suoi avvocati potrebbero appigliarsi alla decisione e chiedere in appello la riconfigurazione del reato. E se la difesa riuscisse a far cambiare il reato da «concussione per costrizione» a «induzione indebita», relativamente alle famose telefonate della notte in questura perché venisse liberata la minorenne Ruby, l'effetto sarebbe immediato: pena più mite, da 3 a 8 anni, prescrizione più breve, pena accessoria ridimensionata o addirittura cancellata.

Ma dalla decisione di ieri sera esce sconfitto chi, dentro la magistratura, Cassazione compresa, considerava troppo morbida e poco chiara la legge Severino. Il sostituto procuratore generale Vito D'Ambrosio, per dire, ieri l'aveva bocciata su tutta la linea. «Ha posto più problemi di quelli che voleva risolvere perché nelle norme c'è mancanza di indicazioni nitide».

D'Ambrosio avrebbe voluto un'interpretazione più intransigente. Con l'occasione, il rappresentante della procura generale si era tolto alcuni sassolini dalla scarpa. «Non è possibile comprendere - aveva detto - la ragione profonda del perché si è giunti a sdoppiare l'articolo del Codice penale sulla concussione per combattere la corruzione». «In futuro sarà difficilissimo avere la collaborazione nelle indagini dei soggetti passivi del reato che adesso vengono incriminati». «È fasulla l'interpretazione di chi dice che l'Europa ci chiedeva di eliminare la concussione».

Parole severe. A dire il vero, il gruppo di lavoro europeo detto Greco (Groupe d'Etats contre la Corruption) nel luglio scorso aveva plaudito alle innovazioni della legge Severino, riconoscendo che aveva risposto a 20 raccomandazioni su 23 che erano state imputate all'Italia nel 2009 da Strasburgo. Ma tant'è.

«La Cassazione svolge il suo controllo e noi ci inchiniamo di fronte al giudizio della Cassazione, qualunque esso sia», aveva commentato nel pomeriggio il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, non mancando di difendere la ex collega di governo: «Sono convinta che Paola Severino come ministro abbia lavorato con il massimo impegno, ma quando si fa una legge qualcosa si può sbagliare. Se dalle Cassazione dovesse arrivare un giudizio negativo, non c'è nulla di nuovo e nulla di anomalo. Fa parte delle regole del gioco».

Anche l'ex Guardasigilli, tornata alla sua attività accademica e professionale, aveva dimostrato un olimpico distacco. «Aspetto con serenità il verdetto. Quel che mi stupisce un po' è la personalizzazione delle leggi, sia sulle persone a cui si applicano sia su quelle che hanno contribuito a farle».

 

 

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