IL CAV SPACCATUTTO: “NON CI STO PIÙ: VOGLIONO FARMI APPROVARE LA LEGGE DI STABILITA’ E POI BUTTARMI FUORI DAL PARLAMENTO” – E TORNA A SPERARE NELLA GRAZIA (IN SENATO NON HA I VOTI DELLE COLOMBE PER FAR FUORI IL GOVERNO)

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Io a queste condizioni non ci sto. La trappola ormai è evidente: farmi approvare la loro legge di stabilità e un minuto dopo buttarmi fuori dal Parlamento». Silvio Berlusconi rientra a Roma in serata ma il portone di Palazzo Grazioli è sprangato per i duellanti del partito. Entrano solo i legali con i quali fa il punto in vista della decadenza che, salvo rinvio di qualche giorno, è stata ora fissata per mercoledì 27 novembre.

Adesso tutto è in bilico, a cominciare dalla manovra di Letta. Il leader di Forza Italia crede ancora in un intervento che in qualche modo possa salvarlo. Gli occhi sono puntati sul Quirinale. E a quell'intervento, nei colloqui privati, subordina di fatto il sostegno o meno a una legge di stabilità che sta in cima alle preoccupazioni del presidente Napolitano.

«Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena, dunque il presidente sarebbe ancora in tempo» sottolinea Berlusconi nell'anticipazione del libro di Vespa diffusa in mattinata. Di quella prospettiva sembra abbiano parlato il Cavaliere e un fiducioso Alfano, nella notte precedente, ad Arcore. Per il leader in realtà l'atto di clemenza è ormai una flebile speranza. Prima che tutto crolli, prima di scatenare l'affondo finale contro il governo. La partita si gioca tutta lì.

E dire che in mattinata, parlando da Milano, Alfano aveva assicurato: «Berlusconi mi ha confermato la sua fiducia al governo, l'unità è salva» con riferimento all'incontro
notturno. La situazione si complica quando il Senato fissa la decadenza per il 27 e non dopo. Fitto, Gelmini, Carfagna, Romano, Bernini e gli altri "lealisti" si riuniscono d'urgenza. Chiamano il Cavaliere. «Ti stanno prendendo in giro, Alfano e Schifani ti hanno messo all'angolo» lo istigano.

Fitto si presenta davanti alle telecamere e attacca: «Non si può restare alleati a un Pd che chiede la decadenza». È la loro linea, linea di rottura. E nei ripetuti sfoghi telefonici, il Cavaliere usa proprio il termine di "trappola" per esternare la certezza che lo vogliano far fuori. Altro che rinvio a gennaio della decadenza.

È stata piazzata cinque giorni dopo il voto finale sulla legge di stabilità. «Ora quel Saccomanni rimette in discussione perfino la seconda rata Imu, ci dicono che difficilmente la pressione fiscale potrà essere ridotta, così noi non la votiamo » è la sfida che lancia il leader di Forza Italia. «Massimo impegno dei ministri per migliorarla » assicura in serata Alfano che a sorpresa riunisce deputati e senatori governativi a lui vicini. I 31 senatori convocati da Formigoni e la ventina di deputati.

È partita la conta. Sono i parlamentari che sulla carta sosterrebbero il governo nel caso in cui l'ira di Berlusconi portasse alla fatidica scissione dopo, se non prima del 27 novembre. «Noi stiamo con lui, c'è una parte visibile del Pdl che vuole solo far cadere» l'esecutivo, dice lo stesso Alfano ai suoi. «Ormai è un capocorrente, sono loro a voler spaccare il partito» accusano in quelle stesse ore Santanché, Galan, Carfagna. «Sconcertante riunione di corrente, i ministri si occupino di abbassare le tasse e evitare la decadenza» incalza i governativi un Fitto agguerritissimo in serata. «Io sto al governo ma concordo tutto con Berlusconi» mette in chiaro il ministro De Girolamo.

È il caos generale. Berlusconi prende malissimo l'adunata serale di Alfano e i suoi, tanto più che poco prima aveva messo per iscritto col portavoce Paolo Bonaiuti un nuovo appello all'unità: «Basta con le polemiche, serve un partito forte e unito». Il Cavaliere
sta con i lealisti, ormai non ne fa mistero, ma non vuole che i panni sporchi si lavino in pubblico. «Ormai sembriamo il Pd, gli elettori non capiscono e io appaio più debole» va ripetendo in privato.

È il segno della perdita evidente di controllo del partito. Il fiume di dichiarazioni dei duellanti non lo ferma più. Dopo due giorni dedicati agli affari di famiglia - Milan prima di tutto, ma anche la strana offerta di un fondo con sede alle isole Cayman per rilevare il 40 per cento di Mediaset - il Cavaliere prova a mettere ordine nel partito. A modo suo. Oggi a pranzo a Grazioli sono attesi Fitto, Verdini, Bondi, Gasparri. Nessun ministro, nessun governativo.

 

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