mario centeno giuseppe conte

UN EUROGRUPPO UN PO' MES-TO - NEL GIORNO DEL TRIONFO DI BORIS, PARLA CENTENO: ''MI ASPETTO LA RATIFICA DEL SALVA-STATI A INIZIO 2020''. MA CONTE FRENA: ''ASPETTIAMO A DARE UNA DATA. DOBBIAMO COINVOLGERE IL PARLAMENTO''. ANCORA? CHE ALTRO SI DEVE DIRE? IN REALTÀ PRENDE TEMPO PERCHÉ LA RIFORMA NON È STATA PER NIENTE TOCCATA NÉ LO SARÀ, MA SOLO RIMANDATA. GIUSEPPI SPERA DI DARLE UN CALCETTO FINO A GIUGNO, PER SOPRAVVIVERE

 

1. MES: CENTENO, MI ASPETTO RATIFICA ALL'INIZIO DEL 2020

Mario Centeno

 (ANSA) - Il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, si aspetta che la ratifica della riforma del Mes avvenga "all'inizio del prossimo anno". E' "importante per ogni Paese e per l'Eurozona" nel suo complesso, ha detto entrando al'Eurosummit. "L'approccio è equilibrato per rendere più sicuri tutti i nostri debiti e rafforzare il ruolo del Mes come scudo per le crisi che non eravamo preparati ad affrontare alcuni anni fa", ha sottolineato Centeno.

 

2. MES: CONTE, ASPETTIAMO A DARE UNA DATA PER LA FIRMA

 (ANSA) - "Rispetto le aspettative di Centeno" sul poter firmare il Mes a inizio 2020 "ma poi a condividere e sottoscrivere i risultati sono ciascuno stato nell'ambito delle sue prerogative. Il governo italiano, come sempre dichiarato, coinvolgerà ampiamente il Parlamento. Aspettiamo a dare una data, assolutamente". Lo dice il premier Giuseppe Conte, a margine del Consiglio europeo.

 

 

3. IL PREMIER A BRUXELLES PER IL CONSIGLIO EUROPEO NON ESCLUDE UN ULTERIORE RINVIO DEL SALVA-STATI A GIUGNO

GUALTIERI CENTENO

Ilario Lombardo per “la Stampa

 

«Auguro al senatore Ugo Grassi di avere più fortuna di me. Io ci ho lavorato con Salvini e non è che abbia ottenuto grandi risultati». A Bruxelles Giuseppe Conte si ritaglia mezz' ora, tra la prima sessione del Consiglio europeo e la cena con gli altri leader, per dire la sua sull' immagine di sfaldamento del M5S in Senato. «Mi attengo ai riscontri numerici che ci sono stati alla Camera e in Senato...».

 

È vero: la maggioranza ha retto, ma a che prezzo? Grassi ha ufficializzato il passaggio alla Lega, altri due grillini - Francesco Urraro e Stefano Lucidi - sono a un passo. Matteo Salvini allarga esplicitamente l' invito ai delusi e Luigi Di Maio evoca «il mercato delle vacche», mentre dal fronte dell' opposizione moderata, tra gli eletti di Forza Italia, ormai si lanciano apertamente segnali di disponibilità su un gruppo di soccorso.

 

MARIO CENTENO

Sono tre mesi che Conte è stato informato di queste intenzioni che andrebbero a rinforzare i confini della sua maggioranza allargandola: «Se si dichiarano responsabili e si comportano da responsabili farò delle valutazioni conseguenti. Ma vedremo se e quando si profilerà un' ipotesi del genere». Insomma il capo del governo né smentisce le voci né disdegna l' idea.

 

Solo quando il colloquio sembra finito, dopo aver parlato di Libia, Fondo salva-Stati, cambiamento climatico, Conte si lascia andare un po' di più a dire come la pensa davvero sui cambi di casacca e sull' attivismo della Lega: «Chi scommette su Salvini deve mettere in conto che dovrà aspettare molto di più per dare il proprio contributo. Con questo governo invece può già lavorare.

 

Non voglio giudicare le singole scelte dei parlamentari come Grassi. Faccio un ragionamento politico, rivolto a tutti quanti, a chi forse fino a oggi ha sentito di non essere riuscito a dare un contributo, come avrebbe voluto. Da qui al 2023 vogliamo riformare il Paese. In cantiere c' è il Green New Deal, la giustizia in tutti i suoi pilastri, la riduzione della burocrazia che attraverserà qualunque settore. Si tratta di un grande progetto riformatore in cui tutte le competenze e tutte le sensibilità potranno trovare ascolto».

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Eppure la Lega resta attrattiva, se, come trova facile sottolineare il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo, un parlamentare preferisce andare in un partito di opposizione e non restare con chi è al potere: «Sulla sensibilità istituzionale di Salvini mi sono già pronunciato tante volte. Mi limito a osservare che ce la sta mettendo tutta, fossi in lui non disperderei ogni energia, ne conserverei qualcuna...».

 

Nel frattempo il M5S perde pezzi e non si sono mai sopiti i desideri di scissione che agitano la pancia grillina. Uno scenario che Conte mette a raffronto con la truppa dei responsabili che si staccherebbe da Forza Italia. Sul Movimento invece: «Non mi auguro di certo che le attuali forze della maggioranza si dividano ulteriormente...».

 

Anche perché il governo si fa affollato e più aumentano le teste più aumentano i veti. Il premier non ha voglia di commentare il discorso di Matteo Renzi nell' aula di Palazzo Madama sui rapporti tra magistratura e politica. Sul finanziamento ai partiti, però, qualcosa dice: «Non tornerei al passato, a forme di finanziamento diretto e considero giusto rendere trasparente ogni tipo di sostegno economico che arriva a un partito, anche attraverso fondazioni collegate». Detto questo, si fida di Renzi? «Fino a prova contraria, mi fido di tutti quelli che stanno lavorando con me, con atteggiamento coinvolgente».

 

matteo salvini roberto calderoli

Per gennaio ha annunciato un tavolo da cui rilanciare il governo secondo un cronoprogramma intitolato Agenda 2023. Le sue priorità per il 2020 sono la riforma della giustizia, civile, penale e tributaria, la riforma del fisco con una forte riduzione delle tasse e una lotta ancora più dura all' evasione («dobbiamo tagliare, tagliare, tagliare»), gli investimenti («non sono per nulla soddisfatto, dobbiamo fare di più») e la sburocratizzazione.

 

Ma non sarà il vertice annunciato per lunedì sera la prima tappa di questa agenda. Lì si parlerà del maxi emendamento sulla manovra che speravano di chiudere questo week-end e dei nodi ancora irrisolti sulla giustizia. Sul Meccanismo europeo di stabilità invece tutto sembra spingere verso un' ulteriore richiesta di rinvio dell' accordo europeo che si sarebbe dovuto chiudere in questo Consiglio. L' Italia ha strappato uno slittamento fino a marzo e potrebbe strapparne un altro. A giugno?

 

«Non ci diamo un tempo stabilito. Quando avremo ottenuto tutte le garanzie necessarie, in un quadro di insieme con le altre riforme, procederemo».

giuseppe conte contro salvini in senato

E annuncia che all' Eurogruppo di gennaio verrà presentata una proposta italiana sull' Unione bancaria. Gennaio sarà un mese cruciale per il futuro di Conte, il premier che ai dubbiosi chiede di scommettere ancora sul suo governo: «Ma non mi parlate di verifiche o di rimpasto. Io sono fresco, questo è il linguaggio della vecchia politica...».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO