GUERRA DI MONNEZZA - CERRONI VOLEVA VENDERE A CALTARICCONE IL SUO IMPERO? - ZINGARETTI QUERELA “IL MESSAGGERO”, DICENDO CHE CALTA LO ATTACCA PER PRENDERSI IL MONOPOLIO DEI RIFIUTI

1. IL SUPREMO E L'INGEGNERE, QUEL VERTICE SEGRETO - L'AVVOCATO A CALTAGIRONE: "COMPRA IL MIO IMPERO"
Giovanna Vitale per "la Repubblica"

Il Supremo e l'Ingegnere. Da soli in una stanza. A parlare di affari, anzi dell'affare: i rifiuti di Roma. Un business a molti zeri nella città di Malagrotta, la più grande discarica d'Europa, all'epoca dell'incontro condannata alla chiusura ma senza alternative, ché la capitale di trasformarli in energia non s'è mai occupata. Non siamo mica al Nord: tendenza Napoli piuttosto.

Accade nella seconda metà del 2012. Manlio Cerroni, l'avvocato che gestisce pressoché in monopolio lo smaltimento e il trattamento della spazzatura romana, chiede un appuntamento a Francesco Gaetano Caltagirone. Insiste, il patron di Malagrotta. Vuol capire perché il principale socio privato di Acea si oppone così strenuamente al preaccordo tra la multiutility capitolina e l'Ama per la costruzione del termovalorizzatore di Albano. È convinto, Cerroni, di riuscire a persuaderlo.

Che una chiacchierata a quattr'occhi tra imprenditori capaci di fiutare l'odore dei soldi a distanza possa fargli cambiare idea sull'investimento: «sgradito» - perché giudicato «penalizzante» - non solo all'editore del Messaggero ma anche agli azionisti francesi di Suez. «L'accordo prevedeva una società mista AceaAma e che la costruzione e la gestione dell'impianto fosse affidata a Cerroni» precisano dal Gruppo Caltagirone. In pratica, per i soci privati non era un buon affare.

Ma il Supremo è un osso duro. E cova anche un'altra idea: visto che la Cementir di Caltagirone opera già, ma in fuori dall'Italia, nel settore del waste management, perché non proporgli di rilevare, direttamente lui, i suoi impianti di trattamento nel Lazio? E così, abituato a giocare d'azzardo con la (propria) fortuna, durante il faccia a faccia con l'ingegnere, Cerroni utilizza diversi registri: prima lo lusinga; poi lo ingolosisce illustrando le enormi possibilità di guadagno rappresentate dalla chiusura del ciclo dei rifiuti; arriva infine a prospettargli che il dopoCerroni, essendo ormai lui in età avanzata, potrebbe essere - se solo volesse - Caltagirone in persona. Tutto inutile.

Senza muovere un solo muscolo del viso, il cavaliere declina ogni offerta. «Esistono tre diverse funzioni da mantenere separate», la replica dell'ingegnere (raccolta dal suo ufficio stampa):

«La raccolta in cui è specializzata Ama, la discarica in cui è specializzato il Gruppo Cerroni, la gestione industriale del termovalorizzatore con produzione di energia elettrica, che poteva essere di un eventuale interesse di Acea. Quindi, nessuna società comune, nessun interesse nella discarica e nessuna interferenza nella costruzione e gestione del termovalorizzatore da parte dell'avvocato Cerroni».

Che però non molla: «Ormai ho fatto acquisti di materiali e brevetti per il termovalorizzatore», controbatte. Ma Caltagirone taglia corto: «Non vedo cosa possa fare Acea in questa società oltre metterci molti denari, assumersi molti dipendenti di Ama e rischiare di confrontarsi con la malavita». Discorso chiuso, dunque.

Così almeno sostiene il portavoce di Caltagirone. Ché invece la versione fornita da chi, per conto di Cerroni, ha seguito la trattativa, dice qualcosa di diverso. Ossia, che il colloquio fra i due uomini più "liquidi" e potenti di Roma è stato sollecitato non dall'avvocato bensì dall'ingegnere, interessato - lui direttamente e non in quanto socio di Acea - a rilevare gli asset del patron di Malagrotta nel Lazio.

Era in sostanza da imprenditore che Caltagirone negoziava, non da azionista della multiutility romana. Un affare che sarebbe poi sfumato sul quantum: l'ingegnere avrebbe infatti offerto 400 milioni, il Supremo - forte della valutazione della Bain - non avrebbe ceduto per meno di un miliardo.

Ricostruzione tuttavia smentita dal gruppo Caltagirone. Che «non ha mai avuto alcun interesse nei confronti di attività afferenti all'avvocato Cerroni. Non sono quindi mai state studiate operazioni di tale tipo né sono mai state fatte valutazioni di asset del Gruppo Cerroni». Rivela anzi l'ufficio stampa: «In coda all'incontro, l'avvocato chiese al presidente Caltagirone se fosse interessato all'acquisto di alcuni impianti della propria azienda.

Il presidente Caltagirone lasciò cadere la domanda considerandola una blandizia tesa ad ottenere il proprio assenso all'accordo AmaAceaGruppo Cerroni; e comunque riteneva fosse l'inizio di un nuovo pressing verso Acea, vero destinatario della proposta». Comunque sia andata, tra il Supremo e l'Ingegnere è cronaca di un amore mai nato.


2. CASO RIFIUTI, ZINGARETTI QUERELA "IL MESSAGGERO"
AGENPARL - "Ho dato mandato ai miei legali, a tutela della mia onorabilità, di querelare per diffamazione il quotidiano "Il Messaggero" per il titolo in prima pagina di oggi "Rifiuti, il patto dei politici. Leggi ad hoc per Cerroni. Il ruolo di Pd, Regione e Provincia per favorire il ras a Roma". Io sui rifiuti non ho mai fatto alcun patto con nessuno. In tutta la mia vita politica mi sono sempre battuto per il bene comune e non per favorire interessi di parte. E d'altronde, dopo due anni di accuratissime indagini da parte della Procura di Roma, le indagini si sono chiuse senza alcuna chiamata in causa nei miei confronti. Questi sono i fatti relativi all'inchiesta della Magistratura.

Passiamo ora ai fatti relativi alle politiche ambientali messe in atto dalle Amministrazioni da me presiedute in Provincia e in Regione. Innanzitutto è stata chiusa la discarica di Malagrotta e la differenziata in provincia è aumentata in 5 anni del 2000%, contro gli interessi di tutti i proprietari di discariche. Sempre le amministrazioni da me presiedute si sono dedicate alla chiusura della discarica di Malagrotta e dichiarate contrarie alla nuova discarica di Monti dell'Ortaccio e di Riano, da sempre prime scelte dell'avvocato Cerroni.

Anche la preferenza della Regione in questi ultimi mesi per la discarica di Falcognana (non di proprietà di Cerroni) è l'ennesima dimostrazione della rotta che ho sempre seguito. E' dunque evidente che la violenta sortita del Messaggero, non corrisponde ad alcun dato di fatto, ma ad una dinamica di interessi imprenditoriali a me del tutto estranei.

Probabilmente le difficoltà di un monopolio sul ciclo dei rifiuti che le mie amministrazioni (con politiche corrette, incisive, trasparenti e attente a non portare Roma e il Lazio nel caos che si è verificato in altre città) suscitano attenzione e strategie volte ad occupare spazi di mercato importanti.

La questione rilevante è che ora si vada comunque ad una riorganizzazione complessiva del ciclo dei rifiuti e non si passi da un monopolista a un altro monopolista". Lo dichiara in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

 

 

 

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