dalema renzi

CHIAMATEMI IL “SIGNOR NO” – A D’ALEMA NON PIACE RENZI, MA NEMMENO FRANCESCHINI E BOCCIA IL PREMIO DI COALIZIONE: FAVORISCE LA DESTRA – MATTEO HA LASCIATO SOLO DEBITI ED HA TRASFORMATO IL PD IN UN PARTITO DI PENSIONATI: SOMIGLIA ALLA DC – NON FARO’ UN PARTITO CON VENDOLA: NON SONO LA SINISTRA DELLA SINISTRA, MA IL CENTRO DELLA SINISTRA – CHIARO, NO?

 

Stefano Cappellini per la Repubblica

 

RENZI DALEMA TOTTIRENZI DALEMA TOTTI

Una settimana fa, battezzando il neonato movimento ConSenso, Massimo D’Alema aveva evocato la scissione dal Pd in caso di elezioni anticipate. Adesso, seduto nello studio della sua Fondazione Italianieuropei nel cuore di Roma, e con il voto anticipato che appare una prospettiva sempre meno probabile, vede uno scenario diverso: «Se prevalgono buon senso e responsabilità – dice – riprenderà il percorso ordinario che porta al congresso del Pd. Ma l’obiettivo resta la discontinuità con la stagione renziana. Serve un cambio di contenuti e di guida».

 

Presidente D’Alema, ma perché considera il voto anticipato una iattura?

«La situazione del Paese è gravissima. I dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto immediato sull’Italia. In Europa siamo ultimi per crescita, quartultimi tra i 30 Paesi più industrializzati. Sono cresciute gravemente povertà e diseguglianze. Drammatica è la frattura tra Nord e Sud. Il meccanismo di crescita dell’occupazione, sostenuto dagli incentivi, si è inceppato. La priorità del governo oggi dovrebbe essere dare risposte alla crisi».

renzi dalema fassina civati   gioco dello schiafforenzi dalema fassina civati gioco dello schiaffo

 

Non potrebbe farlo meglio un governo legittimato dal voto?

«L’idea di precipitare verso elezioni anticipate con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità, è una scelta folle. Con quale progetto? Con quale ipotesi di alleanze? ».

 

Ogni volta che c’è una crisi di sistema la sinistra si schiera contro il ritorno alle urne. E sostenendo Monti pagò un prezzo alto.

«Rispetto al 2011 ci sono differenze fondamentali. Allora non c’era più un governo, oggi sì e per farlo cadere bisognerebbe provocare una crisi ad hoc. Stavolta non c’è prospettiva politica e non c’è legge elettorale. Finirebbe con lo spread a 400. E con la gente in mezzo alla strada, non so se è chiaro».

 

Quindi cosa dovrebbero fare Pd e governo?

DALEMA RENZIDALEMA RENZI

«La priorità è la legge elettorale. Il Pd ne ha proposto cinque diverse. E non è la minoranza che rompe le scatole. Lo scontro più aspro è quello che divide l’idea di Franceschini di un premio alle coalizioni e quella di Orfini che lo vuole alla lista».

 

Lei cosa pensa?

«Non ho una particolare predilezione per i premi di coalizione. E non capisco bene quale sarebbe la coalizione del Pd».

 

Da Alfano a Pisapia, secondo Franceschini e Delrio.

«Ma Pisapia ha già detto che non ci sta. Quindi sarebbe da Alfano a Franceschini e Delrio. Mi ricorda qualcosa, si chiamava Democrazia cristiana ».

ALFANO FRANCESCHINIALFANO FRANCESCHINI

 

Franceschini lo considera un patto dei responsabili. Un argine all’onda trumpista in Italia.

«Quando sento qualcuno dire che destra e sinistra non esistono mi spavento. Peraltro non so se un partito che affronta il referendum come ha fatto il Pd possa esser considerato responsabile. Mi pare una definizione ambiziosa, diciamo».

 

Su quale legge dovrebbe puntare il Pd?

FRANCESCHINI DELRIOFRANCESCHINI DELRIO

«Un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Occorre una legge che offra una chance di governabilità, con un premio ragionevole, alla lista che arriva prima. Ma i capilista bloccati vanno aboliti. Si vorrebbe persino vergognosamente estenderli al Senato».

 

Ammesso che si trovi una intesa sulla legge elettorale, resta una situazione difficile e un governo debole.

«Bisogna intervenire sui temi del lavoro oggetto dei referendum proposti dalla Cgil. Su voucher e subappalti, o le norme le cambia il governo o sarà il voto referendario a farlo. Poi servirà una manovra, lascito del governo Renzi che ha voluto accavallare la campagna con la legge di stabilità e ha utilizzato risorse per mance e regalie. Ha perso il referendum e sono rimasti i debiti».

DRAGHI MERKELDRAGHI MERKEL

 

Il rigore dell’Europa non aiuta a uscire dalla crisi.

«Apprezzo l’iniziativa di Merkel che vuole rispondere al nuovo contesto rafforzando l’integrazione dei Paesi disponibili. La sinistra dovrebbe rispondere: bene, ma occorre un cambio delle politiche nel senso della crescita e della giustizia sociale. Io non sono di quelli che danno la colpa all’euro. Il problema è una politica economica che ha messo al centro solo l’obiettivo della stabilità monetaria. Draghi ha cambiato qualcosa, ma non basta. Ci sono delle responsabilità che solo la politica si può prendere».

 

Renzi, più di altri leader del passato, ha cercato di incrinare il fronte del rigorismo Ue.

«Le regalo una copia di un mio libro sull’Europa uscito qualche anno fa. Renzi lo presentò con me e disse che era la piattaforma della sua battaglia europea ».

MOGHERINI IN LACRIMEMOGHERINI IN LACRIME

 

Allora lei lo definiva «una speranza». Poi alla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera Ue è andata Federica Mogherini. È nata così la guerra?

«Non voglio commentare queste stupidaggini. Come è noto, ho contrastato Renzi per ragioni politiche, molto prima delle vicende europee, fino a quando non è diventato segretario del partito e ho ritenuto ragionevole sostenerlo in una difficile campagna elettorale. Non è certo colpa di Renzi se non sono andato a ricoprire il ruolo di Alto Rappresentante. Si sa, i grandi paesi non vogliono un ex capo di Stato in una funzione di quel tipo».

 

Le rimproverano anche di aver riscoperto l’Ulivo, lei che non ne fu certo un teorico.

«L’atto costitutivo dell’Ulivo reca, tra le altre, la mia firma. E fui io a chiedere a Romano Prodi di assumere la guida del centrosinistra. E’ ora di smetterla con le calunnie».

 

Chi sosterrà al congresso contro Renzi?

prodi dalema 2006 lapprodi dalema 2006 lap

«Quando ci sarenno il congresso e i candidati farò le mie valutazioni. Oggi registro che da Bersani a Speranza, Emiliano, Rossi, sosteniamo posizioni simili e lo stesso Cuperlo ha più volte sottolineato che Renzi non può essere la guida adeguata di un nuovo centrosinistra».

 

Ma questo Pd lacerato ha chance di vittoria?

«Un rinnovato Pd può riunire intorno a sé movimenti civili, personalità e creare una grande lista aperta che possa aspirare ad avere molti voti. Forse non prenderà il 40%, ma ci andrebbe più vicino del Pd com’è messo ora».

 

Renzi è l’unico ad aver centrato il 40.

RENZI AL VOTO RENZI AL VOTO

«Allora eravamo uniti. Poi Renzi ci ha diviso. E non dimentichi che quel 41% fu ottenuto con il 52% dei votanti. Forse queste due valutazioni Renzi avrebbe dovuto farle fin da allora. Io non sono rancoroso, sono addolorato. Non possiamo considerare zavorra i milioni di elettori che ci hanno lasciati. Il partito è diroccato. L’82 per cento dei ragazzi tra i 18 e 24 anni ha votato No al referendum. Tutta la grande grande operazione di rottamazione ha creato questo: una sorta di partito dei pensionati ».

 

Sarà una sfida Pd-M5S?

«Non sottovaluterei la destra, che in coalizione può arrivare al 35 per cento. Se faremo una legge basata su questo meccanismo, si rimetteranno insieme e ci ringrazieranno ».

MASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONIMASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONI

 

Ma M5S cos’è? Una costola della sinistra? Una destra mascherata?

RAGGI APPENDINORAGGI APPENDINO

«Niente di tutto questo. Sono una confusa coalizione di persone e culture che rappresentano il malessere del Paese. Esprimono il peggior sindaco d’Italia, la Raggi, che si è circondata della peggiore destra, e Appendino che è in cima ai sondaggi di gradimento ».

 

Aveva detto: non mi occuperò di politica italiana dopo il referendum.

DALEMA VENDOLA DALEMA VENDOLA

«La gente che si era mobilitata per il referendum ha chiesto di non tornare a casa. E ho sentito il dovere di riunirli. Faccio il mio lavoro di presidente di una fondazione culturale e, quando sono libero, sono un militante. Fa parte dei diritti civili, che non mi possono essere negati».

 

E se rispuntano le elezioni anticipate? Fa una lista con Vendola e la sinistra?

«Non ho mai fatto parte della sinistra della sinistra, ma sempre del centro della sinistra. Sono solo preoccupato per il mio Paese. Il nostro gruppo dirigente appare debole e confuso. Abbiamo governato con Ciampi Amato e Prodi. Oggi, salvo poche eccezioni, c’è solo chiacchiericcio senza costrutto. Non ci si rende conto che siamo seduti su una polveriera ».

 

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…