rivoluzione russa al senato

CI MANCAVA SOLO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE A FAR CASINO AL SENATO – MENTRE SCOPPIA LA RIVOLTA CONTRO IL ROSATELLUM, IL PD TRONTI RIEVOCA CON PASSIONE I CENTO ANNI DELL’AVVENTO DEI BOLSCEVICHI IN RUSSIA – MINNITI: “TRONTI E’ SULLA MIA LINEA”

 

Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

 

MARIO TRONTI

Grillini con benda sugli occhi tipo fucilazione o rito bondage, la De Petris che occupa la sedia del presidente, il governo che mette la fiducia; ma il tema del giorno diventa la Rivoluzione d' ottobre. Tra i voti segreti respinti e la fiducia chiesta dalla povera e vituperata Finocchiaro, s' avanza l' uomo del momento: il professore operaista Mario Tronti, senatore pd.

 

Dalle finestre del Senato arrivano gli strepiti dei manifestanti tenuti a bada dai carabinieri, ma sono altri i tumulti che vedono gli occhi di Tronti: «Il 24 ottobre del 1917, secondo il calendario giuliano, o il 7 novembre, secondo il calendario gregoriano, esplodeva nel mondo la Grande Rivoluzione russa...».

lenin e la rivoluzione russa

 

La scena è surreale, i grillini si guardano l' un l' altro ignari, il senatore a vita Rubbia interroga il suo vicino Bonaiuti: «Scusa, sono appena tornato da San Francisco dove ho commemorato i 75 anni della pila atomica di Fermi, ho ancora il jet-lag; chi sta parlando, e perché?». In effetti sarebbe il giorno in cui il Senato affronta il nuovo sistema elettorale detto Rosatellum, ma Tronti è ispiratissimo: «Soldati, operai, contadini russi, non sparate contro i soldati e i contadini tedeschi, ma voltate i fucili e sparate contro i generali zaristi!». Applaude il senatore sudtirolese Karl Zeller, forse per il sollievo di evitare le schioppettate delle guardie rosse.

 

ROSATELLUM SENATO

I giochi per la legge sono quasi fatti. L' accordo è che i grillini parleranno cinque ore, Forza Italia dieci minuti, la Lega zero. Cinque moschettieri del Pd mantengono le loro riserve: Mucchetti, Manconi, Tocci, Chiti, Micheloni. Il prodiano Tonini voterà sì per disciplina di partito: «Ma non è una legge sincera, perché non darà un vero vincitore; e non è una legge conveniente per noi, perché l' unico che può fare le coalizioni è Berlusconi».

 

Il capogruppo di Forza Italia Romani, indicato come il vero padre del provvedimento, non smentisce: «Manteniamo l' impianto proporzionale, ci prepariamo a fare il pieno di collegi al Nord e non solo; che vogliamo di più?». Tronti con il corpo è qui, ma con la mente è a San Pietroburgo con Lenin e Trotzky: «La lucida strategia dei bolscevichi contro i menscevichi era che i comunisti dovevano mettersi alla testa della rivoluzione democratica...».

 

la rivoluzione russa guardie rosse a cavallo

Il ciellino Mario Mauro, ex ministro passato all' opposizione, dà mano al libro nero del comunismo: «E i 20 milioni di kulaki fatti morire di fame? E Pol Pot che faceva sparare a chiunque avesse gli occhiali?».

 

Alla fine anche Napolitano voterà sì alla legge, pur criticandone l' impianto. «Sono nove anni che ci fa una testa così sulla riforma elettorale - si sfoga un senatore pd -, ora che l' abbiamo fatta ci manca solo che voti contro». Neppure Calderoli, padre del Porcellum, è entusiasta: «Dovendo scegliere un vino, che sia bianco o rosso; il rosatello non lo bevo mai». È qui a Palazzo Madama anche l' avvocato Ghedini, come solo nelle grandi occasioni.

grasso sfrattato

 

Tronti invece è già alle porte del Palazzo d' Inverno: «La rivoluzione partì su tre parole d' ordine, pace pane terra, che toccarono il cuore dell' antico popolo russo. Per questo vinse l' assalto al cielo, già tentato dagli eroici comunardi di Parigi...». Gasparri arriva trafelato e si indigna: «Allora uno di noi potrebbe alzarsi il 28 ottobre a commemorare la marcia su Roma!».

 

Nell' attesa, la rissa si accende all' annuncio del voto di fiducia. I fotografi strapazzano i cronisti: «Via di lì, che mi copri i grillini!». Ma a sorpresa parte subito forte la De Petris, che innalza il cartello rosso «Zero fiducia» affiancata dall' eroico Mineo, e poi occupa lo scranno del presidente Grasso. Minniti si guarda attorno malinconico con l' aria di chiedersi «che ci faccio qui?».

 

rosatellum senato1

I Cinque Stelle restano seduti: «Chiedo di essere inquadrato!» reclama il capogruppo Endrizzi. I commessi si preparano a intervenire, spalleggiati dal biondo Malan di Forza Italia. Finalmente in favore di telecamera, i grillini a simboleggiare la cecità della democrazia indossano le bende bianche, quasi tutti sugli occhi, qualcuno forse per sbaglio sulla bocca. Tronti, sconfitti i nemici del popolo, vola altissimo: « L' anima e le forme è lo splendido titolo di un libro del giovane Lukàcs che esce nel 1911. Era l' anima dell' Europa... Colleghi, lo spirito anticipa sempre la storia!».

 

In tribuna assiste una scolaresca attonita. Minniti interviene protettivo: «Guai a chi me lo tocca, Tronti è sulla mia linea. Pane e ordine; la sicurezza è di sinistra». Resta il fatto che, con la fiducia, di legge elettorale quasi non si discute. Le votazioni scavano un solco a sinistra tra Pd e scissionisti. E isolano i grillini, che occupano i banchi del governo, mentre la De Petris viene portata via di peso.

rosatellum senato Finocchiaro Zanda

 

Oggi Forza Italia e Lega non parteciperanno al voto ma i numeri sembrano certi, i verdiniani sono con il governo; il problema potrebbe essere il numero legale, ma Gasparri ha pensato anche a questo: «Qualcuno di noi è sempre in missione o malato, quindi abbasserà il quorum. Il senatore Fazzone ad esempio si è rotto un braccio». Potrebbe venire lo stesso. «Guardi la foto: è ingessato, non riesce neppure a indossare la giacca, che qui al Senato come sa è obbligatoria».

 

rosatellum senato2

Nel voto finale, giovedì mattina, non c' è fiducia, e anche la destra potrà votare la legge che la favorisce. Il capogruppo pd Zanda invita ad accontentarsi: «Guardiamo un attimo fuori di qui. La Spagna va in frantumi, il matto coreano arma i missili, Trump fa volare i B-52, da Mosca al Cairo passando per Istanbul è il festival della democrazia autoritaria; e noi facciamo i difficili sulla legge elettorale? Non potevamo far votare gli italiani in un modo al Senato e in un altro alla Camera».

MARCO MINNITI

 

Tronti è alla conclusione: «Vi dico che non sarei qui se non fossi partito da lì, qui a fare politica per gli stessi fini con altri mezzi; è un esercizio addirittura spericolato, ma entusiasmante, se entusiasmo può esserci ancora concesso in questi tristi tempi. Vi chiedo ancora scusa».

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