comunali roma marchini giachetti meloni raggi

CARO MI COSTI - MA COME HA FATTO GIACHETTI A SPENDERE SOLO 916 EURO PER LA CORSA (PERSA) AL CAMPIDOGLIO? LA RAGGI PER CONQUISTARLO NE HA INVESTITI 223 MILA. LA MELONI, SOLO MILLE IN MENO - MARCHINI NE HA BRUCIATI 720 MILA

 

Sergio Rizzo per il Corriere della Sera

 

GIACHETTIGIACHETTI

Non è vero che i nostri politici hanno le mani bucate. Non tutti, almeno. Per esempio Roberto Giachetti, il candidato sindaco di Roma del Partito democratico, dichiara di aver speso per la campagna elettorale 916 euro. Di cui però soltanto 416 di tasca sua. Il resto sono «contributi di terzi».

 

Roba da far schiattare d' invidia la grillina Virginia Raggi che, sì, ha seppellito il suo avversario al ballottaggio, ma a caro prezzo: 223.673 euro e 11 centesimi. Dimostrazione del fatto che la politica, a dispetto di certe ipocrisie, non si fa gratis. E il totem di internet non ha sconfitto le regole della vecchia propaganda. Al punto che il conto elettorale della sindaca di Roma supera non soltanto l' esborso dichiarato dal candidato della sinistra Stefano Fassina, ammontato a 114.585 euro, ma anche quello della candidata della destra Giorgia Meloni, che si è fermato a 222.311 euro e 34 centesimi.

RAGGI APPENDINORAGGI APPENDINO

 

Meno di un terzo, è vero, rispetto ai 720.397 euro dichiarati da Alfio Marchini. Ma una cifra comunque rispettabile, e tale da far sorgere la seguente domanda: come avrà fatto il parsimonioso Giachetti a spendere quanto un candidato consigliere grillino quale Marcello De Vito (860 euro «iva inclusa», precisa il Nostro)? Per non parlare dei suoi stessi compagni di partito. Michela Di Biase, incidentalmente consorte del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, dichiara spese per 10.500 euro.

 

MARCHINI BACIA LA MANO ALLA MELONIMARCHINI BACIA LA MANO ALLA MELONI

Valeria Baglio, invece, per 27.301 euro. Mentre Ilaria Piccolo tocca la vetta di 77.454 euro. In attesa che il mistero Giachetti venga finalmente svelato, non resta dunque che prendere ancora una volta atto che la politica costa. E costa ancora decisamente troppo. C' è però un problema ancora più grave, ed è sempre lo stesso. Ovvero la trasparenza, che spesso si fa di tutto per aggirare, a dispetto delle dichiarazioni e delle stesse prescrizioni di legge.

 

Prendete i rimborsi che spettano ai parlamentari. Oltre a una indennità di 5.304 euro netti al mese, la Camera e il Senato pagano a ciascun eletto una diaria di 3.503 euro e 11 centesimi per le spese di soggiorno a Roma, ma chissà perché la somma tocca anche agli onorevoli eletti nella Capitale. La questione è stata sollevata più volte dalla stampa, ma il Parlamento ha sempre fatto orecchie da mercante. Ora c' è una proposta di legge del Movimento 5 Stelle, che però non ha vita facile: com' era prevedibile. Se mai dovesse passare, i maligni prevedono massicci trasferimenti di residenza.

aula di montecitorio vuota per l informativa di gentiloni su lo portoaula di montecitorio vuota per l informativa di gentiloni su lo porto

 

Ma c' è un capitolo ancora più spinoso. Riguarda i denari che spettano agli onorevoli per pagare gli assistenti e far fronte alle altre spese del mandato politico. Ogni deputato ha a disposizione 3.690 euro al mese; per i senatori la somma è invece di 4.180 euro. Ma l' obbligo di rendicontazione riguarda solo la metà della cifra.

 

Né hanno mai fatto breccia le proteste degli assistenti parlamentari, spesso pagati in nero, perché anche qui si adotti la regola europea per cui i portaborse vengono retribuiti direttamente dagli uffici. La verità è che in molti casi la parte non rendicontata viene riversata al partito, in più con relativa detrazione dalle tasse. Le dimensioni del fenomeno sono sconosciute, ma l' ostinazione a non cambiare le regole, alla faccia della trasparenza sbandierata a sproposito, parla piuttosto chiaro.

luigi di maio luigi di maio

 

Da questo punto di vista l' obbligo di rendicontazione applicato dai grillini è un bel passo avanti. Anche perché svela una realtà talvolta assai diversa dall' immaginazione. E le spese di 108 mila euro dichiarate da Luigi di Maio fra le polemiche dei suoi stessi colleghi di partito dicono tutto.

 

Del resto basta scorrere le sue rendicontazioni mensili. L' ultima disponibile, quella di maggio 2016, dice che il vicepresidente della Camera ha ricevuto nel mese «rimborsi forfettari da rendicontare per un totale di 7.193,11 euro», a fronte dei quali ha speso 6.732,20 euro. Con un risparmio, prontamente restituito, di 460,91 euro: il 6,4 per cento.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....