DIO TI VEDE: SGANCIA I SOLDI! ECCO COME LE GRANDI AZIENDE ITALIANE VERSANO UNA “QUOTA” ALLA SCUOLA DELL’OPUS DEI CHE FU AL CENTRO DI UN’INCHIESTA

Stefano Sansonetti per "La Notizia"

Chissà, in epoca di privatizzazioni dall'esito incerto una bella benedizione può essere importante. Se poi di mezzo c'è l'Opus Dei, l'operazione assume contorni anche più ampi e curiosi. Già, perché risulta davvero lungo l'elenco di società pubbliche che si presentano all' "altare" della prelatura della Chiesa cattolica fondata da Josemaría Escrivá de Balaguer. Una lista, se vogliamo, che porta con sé anche l'esborso di corposi finanziamenti.

Enel, Eni, Finmeccanica, Poste italiane, Ferrovie, Anas, Ama, Atac, Acea e chi più ne ha più ne metta. Tutti insieme appassionatamente riempiono di soldi il centro Elis, ovvero la scuola di formazione che fa capo all'Opus Dei. La scuola, che deriva da un'associazione nata nel lontano 1962, gestisce tutta una serie di corsi e master che hanno l'obiettivo di garantire, come si legge sul sito della stessa prelatura, "il collegamento dei propri allievi con il mondo del lavoro".

I corsi, è spiegato poco dopo, "sono finanziati da borse di studio delle aziende del consorzio Elis o da finanziamenti pubblici". Insomma, la scuola della prelatura si alimenta da una parte con risorse pubbliche, dall'altra con soldi che arrivano da tutta una serie di società nazionali e internazionali, di cui alcune pubbliche.

L'elenco
Per rendersene conto basta andare a vedere la lista delle società che aderiscono al consorzio Elis, di fatto il braccio finanziario del centro di formazione. Qui troviamo una quarantina di aziende, tutte rappresentate da grandi gruppi. Tra i privati, tanto per fornire i nomi più conosciuti, spuntano Accenture, Alcatel-Lucent, Almaviva, Italcementi, Vodafone, Wind, Autostrade, Telecom, Sky Italia, Fastweb, Siemens, Ibm, l'ateneo confindustriale Luiss, il big del gioco d'azzardo Lottomatica e la Birra Peroni spa.

Accanto a questi, però, si delinea un apporto pubblico di non poco conto. Ecco allora venir fuori l'Eni, il colosso petrolifero guidato da Paolo Scaroni che partecipa al consorzio Elis per il tramite di Eni Corporate University. Poi ci sono l'Enel, il gruppo dell'energia guidato da Fulvio Conti, le Poste italiane di Massimo Sarmi, le Fs di Mauro Moretti (che partecipano attraverso la controllata Trenitalia) e Finmeccanica (che è presente nel consorzio con Selex Elsag).

Ancora, nella lista compaiono diverse società controllate dal comune di Roma come Acea, Ama e Atac, alle quali si aggiunge anche la Camera di commercio di Roma. Tra i sostenitori c'è pure il politecnico di Milano. Gli appartenenti al consorzio, alla data del 30 settembre 2012, risultano divisi in due categorie: i consorziati soci e quelli non soci ma comunque aderenti. In ogni caso si tratta di gruppi che contribuiscono economicamente alle attività di formazione portate avanti dall'Elis.

I rapporti con l'Opus Dei
Dal sito internet della prelatura si apprende che il Centro Elis, sigla che sta per Educazione, Lavoro, Istruzione e Sport, "è un'iniziativa apostolica della prelatura dell'Opus Dei". L'espressione conferma il legame, anche se il sito internet della Scuola tiene a precisare che le sue iniziative "sono promosse da fedeli dell'Opus Dei e da cooperatori" e godono "della garanzia morale della prelatura". In più "la responsabilità della titolarità e della gestione dell'Elis e delle sue iniziative educative appartengono a chi ha avviato l'iniziativa e non alla prelatura, che ne assume solo l'orientamento spirituale e dottrinale". Detto questo, e tenuti nella debita considerazione tali dettagli, appare indiscutibile il legame tra Elis e Opus Dei, come peraltro dimostrano i riferimenti incrociati dei rispettivi siti internet.

L'inchiesta
Che poi, in tempi recenti, lo sviluppo dell'Elis è stato tormentato da un'inchiesta giudiziaria che ha portato al rinvio a giudizio del presidente del consorzio, Sergio Bruno. La vicenda è legata alle verifiche condotte dalla procura di Roma su circa 900 assunzioni effettuate tra il 2008 e il 2009 all'Ama, la società della capitale di gestione dei servizi ambientali. Secondo i pm si sarebbe trattato di un caso di assunzioni "facili" nel periodo in cui al vertice dell'Ama c'era Franco Panzironi. E l'inchiesta ha toccato i vertici del consorzio Elis perché proprio a questo sarebbe stato affidato il compito di effettuare le preselezioni del personale, anche se la struttura si è sempre difesa dicendo che si è limitata ad affettuare un'attività di formazione e non di selezione.

 

Monsignor Escrivá de BalaguerMons Escriva PAOLO SCARONI PADELLARO E STEFANO FELTRI ALLA FESTA DEL FATTO QUOTIDIANOMASSIMO SARMI Fulvio Conti mauro moretti foto mezzelani gmt LogoAssociazioneELIS x Franco Panzironi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…