ECCO COME PARLA IL CAPO DEI CAPI, COLUI CHE DOPO VENT’ANNI DI CARCERE IN ISOLAMENTO, È ANCORA IL RE DI COSA NOSTRA - “LA CURIOSITÀ È L´ANTICAMERA DELLA SBIRRITUDINE” - “IO FICI VENTIQUATTRO ANNI DI LATITANTE, MA IN REALTÀ A ME NON MI HA MAI CERCATO NESSUNO” - “L´UNICA COLPA CHE HA PROVENZANO, È CHE È TROPPO SCRITTORE” - “IO NON SONO NORMALE, NON FACCIO PARTE DELLE PERSONE UGUALI A TUTTI, IO SONO ESTERO”...

Attilio Bolzoni per "La Repubblica"

Sarà ricordato come il più crudele dei mafiosi, quello che ha trasformato Cosa Nostra in una Cosa Sua. A colpi di omicidi e stragi, da Corleone ha conquistato la Sicilia. Nato il 30 novembre del 1930, sotto il segno dello Scorpione, Salvatore Riina è l´uomo che ha fatto tremare l´Italia. Da vent´anni è rinchiuso in una fossa, una cella lunga tre metri e larga tre, sorvegliato in ogni suo movimento dalle telecamere, la posta controllata, il cibo cucinato solo per lui, un vetro blindato che lo divide al colloquio - una volta al mese - dalla moglie Ninetta.

È sepolto vivo dal 15 gennaio 1993, il giorno della sua cattura dopo un quarto di secolo d´indisturbata latitanza. Intorno a quel misteriosissimo arresto è praticamente nata l´inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia. Troppi i sospetti sui reparti speciali dei carabinieri che l´hanno preso in una fredda mattina d´inverno alla periferia di Palermo, il suo covo mai ufficialmente perquisito, la sua incarcerazione come primo probabile patto per fermare le bombe che in quei mesi stavano insanguinando il Paese.

Fino ad allora Salvatore Riina - lo "zio Totò" per i suoi, "il Corto" per i nemici - era ricercato e uomo libero. Alte protezioni. I quattro figli - Maria Concetta, Giovanni, Giuseppe Salvatore e Lucia - sono nati nella stessa clinica palermitana, a due passi dal teatro Politeama. Come complici ha avuto poliziotti, giudici e capibastone della politica. I più collaborazionisti di tutti, don Vito Ciancimino e Salvo Lima.

È stato il dittatore di Cosa Nostra. E la sua mafia, per la prima volta, ha dichiarato guerra allo Stato. Fino ai massacri del 1992, fino alle uccisioni di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. «È una persona educatissima Totò Riina, con un´espressione così buona, che uno ci parla e sembra un predicatore, quel viso bello... purtroppo sono i visi che ingannano», raccontava il pentito Gaspare Mutolo mentre spiegava come lo "zio Totò", con le armi del tradimento e la sua ferocia, era arrivato al vertice della piramide criminale.

Oggi, dopo vent´anni di prigionia, formalmente è ancora lui il capo dei capi. Dal giorno del suo arresto non si è più riunita la Cupola, il governo della mafia. Così è rimasto in carica. Sono le loro regole. Detenuto nei bracci speciali, ma sempre alla guida di quel che resta di un esercito scompaginato dalla repressione poliziesca e giudiziaria seguita alle stragi. Per il suo delirio e la sua «politica terroristica», Salvatore Riina passerà alla storia come il mafioso che ha portato alla rovina Cosa Nostra.

Non si pentirà mai. E nella tomba trascinerà tutti i suoi segreti. Come quelli custoditi nel suo covo. Un archivio che è un tesoro. Non si sa dov´è. Qualcuno dice che è finito nelle mani di Matteo Messina Denaro, l´ultimo dei grandi latitanti. Un anonimo racconta che l´avrebbero prelevato i carabinieri, custodito per qualche tempo in una caserma per poi farlo sparire per sempre.

Ha gli acciacchi di un ottantenne Salvatore Riina ma una mente lucidissima. In vecchiaia sembra più loquace. Si sente quasi un pensatore. Dal carcere di Opera dispensa ai figli consigli sulla vita, lancia avvisi obliqui ai magistrati che l´ascoltano, nelle sue rarissime apparizioni nelle aule di giustizia ogni tanto si esibisce nel suo ruolo. Quello del capomafia mai vinto.

In queste pagine vi proponiamo una raccolta delle sue parole - confidenze, proclami, avvertimenti minacciosi e ragionamenti raccolti in vent´anni di verbali e intercettazioni ambientali - nel loro testo originale. Con il suo vocabolario da semianalfabeta, il suo siciliano allusivo. È un linguaggio rozzo solo in apparenza. In realtà nasconde sempre qualcosa, porta sempre un messaggio. È la parlata dello "zio Totò".


L'ALFABETO DI RIINA

L´attualità Padrini
"Sono il più intelligente di tutti perché non sono normale, io sono estero e mi faccio i fatti miei: vivo sulla luna. La curiosità è l´anticamera della sbirritudine".
Deposizioni in aula, intercettazioni ambientali: a vent´anni dall´arresto ecco cosa pensa e come parla il Capo dei capi

A come altezza
«Io sono alto 1,61 nella tessera, misurato l´altro giorno al carcere sono 1,59. Se uno dice di conoscermi e poi sbaglia dieci, quindici o sedici centimetri, queste sono accuse infamanti, tragedianti, accuse fuori dal normale. Quindici centimetri per un uomo è come un metro. Scusasse presidente se mi alzo, ecco quanto è alto Salvatore Riina».

B come bugiarderie
«I pentiti fanno quello che vogliono e io sono il parafulmine di questi qua. Scaricano tutto su questa persona perché sono più creduti. Parlano di Riina e alzano la pagella. Ci viene facile accusare Salvatore Riina perché così hanno i mesati, più case, più soldi, più villa, più benestare. E allora Riina è mandante, e allora Riina fici questo e Riina fici quello. Glielo voglio dire signor presidente: sono tutto un abbraccio questi pentiti, si tengono mani per mani e dicono bugiarderie i pen-ti-ti...».

C come curiosità
«La curiosità è l´anticamera della sbirritudine».

D come droghiere
«Sì, lo conosco Gaspare Mutolo, siamo stati in carcere insieme. Lui era un ladruncolante di giornata, andava a rubare di qua e di là. Eravamo compagni di cella, andavamo all´aria, a passeggio, poi credo che la mamma di questo Mutolo - se non ricordo male - a quei tempi stava al manicomio. Quindi era una pazza poverina, quindi era un povero diavolo pure lui. Mutolo è quella persona che ogni volta che l´arrestano lo trovano con le mani nel sacco che fa droga, fa sempre droga, Mutolo è un bellissimo droghiere. Questo è Gaspare Mutolo».

E come estero
«Stai tranquillo Giovanni: io me la cavo. Tu pensa sempre che papà è fenomenale. Puoi dire ai tuoi compagni che hai un padre che è un gioiello. Tu lo sai che io non sono normale, non faccio parte delle persone uguali a tutti, io sono estero».

F come fossi
«Se io avrebbi conosciuto a uno delle servizi segreti... deviati o ansirtati (letteralmente centrati, in questo caso regolari, ndr), io non mi chiamerebbe Salvatore Riina perché facissi parte a questa pentita, a questi signori e a questa deviata, a questo Ciancimino, a questo Spatuzza. Fossi una persona uguale a loro, se io m´avissi iunciuto (mi fossi accompagnato, ndr) a uno di questi, io sarebbi una persona uguale a questi. No, questo non è Salvatore Riina. Dovete sapere chi è Salvatore Riina. Salvatore Riina è escluso da tutti questi servizi perché non ce l´ha nella testa, nella mente e nel fisico».

G come Giro d´Italia
«Il Giro d´Italia me lo seguo sempre, io spero sempre in Basso. Però c´è questo Contador. Minchia, è troppo forte».

H come hotel
«La mia è una famiglia modesta. Mia moglie e i miei figli non sono abituati ad andare al ristorante o all´hotel».

I come io
«Io sono stato dichiarato dal direttore del carcere un detenuto modello. Se lei mi dice che cosa vuol dire detenuto modello io glielo dico: io sono uno che mi faccio i fatti miei, io non so niente di nessuno, io sono al di fuori dal mondo, io non vivo sulla terra, io vivo sulla luna. Io se faccio parte di Cosa Nostra o se sono il capo dei capi o il sotto capo dei sotto capi, non sono tenuto a dirlo a nessuno. Io sono per i fatti miei. Io sono Salvatore Riina da Corleone, paese agricolo di campagna sperduto e lasciato là».

L come latitante
«Per grazie a Dio e per la mia abitudine io potei fare ventiquattro anni il latitante. Un latitante può durare un anno, due anni, non può fare ventiquattro anni il latitante. Io fici ventiquattro anni di latitante, mi fici una famiglia, mi sposai così. Perché facevo il solitario per i fatti miei, io sono sempre stato un solitario. E poi non diciamo latitanza, io in realtà... a me non mi ha mai cercato nessuno, a me non mi ha mai fermato nessuno, a me non mi ha mai detto niente nessuno. Io sono stato venduto ma il paesano nostro queste cose non le fa, non si è mai seduto con gli sbirri, Provenzano non è persona di queste cose. L´unica colpa che ha, è che è troppo scrittore».

M come moralità
«Io non parlo con chi ha una bassa moralità. Mio nonno è rimasto vedovo a quarant´anni con cinque figli e non ha cercato altre mogli. Mia madre è rimasta vedova a trentasei anni. Al nostro paese, Corleone, viviamo di correttezza morale».

N come Ninetta
«Altre donne non ne voglio. Solo Ninetta».

O come ottantenne
«Giovanni, qui in carcere mi portano in braccio. Mi portano sul palmo delle mani. Mi rispettano tutti. Mi rispettano Giovà: sanno che c´è profumo. Perché io non parlo. Io non gli rispondo, sanno che non parlo. C´è gente meschina, gente che è nata tra i carabinieri, sono nati tra gli infamoni. Sono un ottantenne e conosco la vita che c´è fuori, il mondo che c´è fuori, quindi valuto tutto e tutti. E mi so regolare. Aio 80 anni e 80 anni si hanno una volta sola. A 80 anni c´è morte. Però non sono proprio abbattuto. E penso che tirerò ancora un altro po´».

P come politicamente
«Io non sono un politicamente. In base a La Torre, a Reina e a Mattarella dovete cercare altrove, dovete vedere in alto, non dovete cercare me. E io non volevo pigliare il posto di La Torre o di Reina o di Mattarella. Io non ho dato ordine di uccidere trasversalmente a nessuno perché a me non ha mai fatto male nessuno. Io non ho avuto ingranaggi con queste persone».

Q come quaquaraquà
«Gasparino Gasparino, sai che stai facendo in ultimo? Stai facendo la figura di quello che dice Sciascia. Sciascia, lo sai che dice? Tu sei un bello quaquaraquà. E se hai letto I Beati Paoli (il romanzo del siciliano Luigi Natoli, alias William Galt, pubblicato per la prima volta sulle pagine del Giornale di Sicilia nella primavera del 1909 e nelle cui pagine si respira lo «spirito della mafia», ndr), tu puoi prendere anche il nome di Matteo Lo Vecchio (ucciso perché traditore, ndr). Io parlo del mestiere che faceva quel Lo Vecchio. E tu, Gasparino, fai il Matteo Lo Vecchio. Sei un grandissimo spionaggio».

R come rossa (agenda di Borsellino)
«Io non ho scritto questo papello e non ne so parlare. Se c´è questo papello, ci deve essere anche la mia firma. Io non lo conosco Ciancimino, loro sono di Corleone ma non sono mai abitati a Corleone. Ma volete cercare? Ma volete trovare? Volete vedere? Se dice la verità questa signora (Rita Borsellino, ndr) che l´agenda era lì, cioè che l´agenda ce l´hanno preso, che aveva tutte cose scritte, tutti gli appunti di dove andava, quello che faceva, scritti in quell´agenda rossa... rossa, detto dalla signora Borsellino. Ma allora per qui (la strage Borsellino, ndr) chi è stato? E allora qui come siamo combinati? Chi ha commesso quest´omicidio di Borsellino? Io sono al di fuori di queste riconoscenze, io nella mia vita non ho mai trattato con gente che potessero essere al di fuori di pensarla come me. Se trattavo con una persona la doveva pensare come me dritta per dritta, perché sono una specie di acqua e sapone. Mio padre mia madre mi hanno fatto così».

S come scemo
«Io non mi sono mai incontrato con stu´ Andreotti. La prego di capirmi, signor procuratore. Non mi ha chiamato mai manco Caselli, ma a lei ci sembra giusto signor procuratore? Non mi chiama per dirmi: "Ma Riina, ti sei incontrato ccù Andreotti? L´hai visto Andreotti? L´hai baciato Andreotti?". Mai interrogato. Mai citato. Signor procuratore, questo se lo vuole scrivere? Che poi sarà sicuramente copiato e registrato. E quindi è storia. Mai interrogato. Io solo dovevo dire sì o no. Però non me l´hanno mai domandato. Si è fatto un processo, si è fatto un appello, si è fatto tutto... non esiste. Lei signor procuratore l´ammiro, l´accetto, questa mattina è stato brillante, però non si fanno queste cose. Ma Andreotti si baciava con me? Ma che era, lo scemo d´Italia?».

T come trattativa
«Mi sento preso in giro dalla mattina alla sera perché faccio diciassette anni che sono in isolamento, sempre in isolamento, area riservata, telecamere nelle stanze, non lo so più che cosa debbo fare e sono poi sempre io il capomafia, io che conta, io che ho la posta controllata, i telecameri nella stanza, nella saletta, nel bagno. Non mi pozzo fare il bidet, non mi pozzo fare la doccia. E allora questo è il momento per dirci: dove io ho fatto ste trattative ccu stu´ Statu? Chi è questo Stato che io ho fatto queste trattative? Ecco perché sono venuto alla scoperta e sono stato io al mio avvocato a dire: faccia una richiesta di essere sentiti. Quindi che cosa ho fatto di male, signor procuratore? Sti´ servizi segreti che cosa facevano? Che cosa hanno fatto? Io non conoscevo Borsellino, non ho mai avuto una contravvenzione fatta da Borsellino... Ma diciamo vero? Brusca ha detto che volevo qualcuno dell´opposizione per la trattativa e che poteva essere Luciano Violante. Violante era un giudice che per me, per me, Riina Salvatore, era un giudice tedesco, io non voglio descrivere lei che è pure magistrato ma deve sapere che (Violante, ndr) è di una tiratura morale, Violante, da non ci credere. E mi fermo lì, mi fermo lì».

U come Ucciardone
«A Pinuzzo (Marchese, ndr) l´Ucciardone ci pareva una villeggiatura».

V come vita
«Ci devi saper fare nella vita. Quando hai una possibilità se la sai sfruttare, l´ultima parola non la dici, te la tieni per te e puoi fare tutto su quest´ultima parola. Gli altri non sanno niente e tu sei anche un po´ avvantaggiatello. Questa è la vita, purtroppo ci vogliono sacrifici. Ho avuto la fortuna, in sfortuna, di trovarmi lì e sono andato avanti, certamente. Non è di tutti eh? Questo è un segreto della vita».

Z come zero
«A ora di scuola sono zero. Io sono un povero analfabeto, sono un seconda elementare. Ma ho il cervello sveglio, sono più avanzato di un altro. I magistrati mi hanno detto che sono il più intelligente, il più intelligente di tutti».

 

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