COMMISSIONI AMARE PER IL PD CHE DEVE INGOIARE NITTO PALMA ALLA GIUSTIZIA

Francesco Bei per "la Repubblica"

L'accordo c'è, nonostante i forti mal di pancia all'interno del Pd. E così Francesco Nitto Palma, ex Guardasigilli di Berlusconi, amico di Nicola Cosentino, quello che tentò fino all'ultimo di ricandidarlo per evitargli la galera, oggi sarà eletto presidente della commissione Giustizia del Senato. Con i voti del centrosinistra. L'ex magistrato del porto delle nebbie è il boccone più amaro da ingoiare per il Pd. Ma nemmeno tre giorni di trattativa con il coltello fra i denti (portata avanti dai capigruppo Zanda e Speranza) sono stati sufficienti per far desistere il Cavaliere dal suo obiettivo.

Berlusconi era partito puntando ancora più in alto: «Voglio la Giustizia e le Comunicazioni». Le due caselle chiave per tutelare gli interessi suoi e delle sue aziende. I nomi portati ieri mattina al tavolo della trattativa dai due capigruppo Pdl, Brunetta e Schifani, erano quelli di Paolo Romani alla commissione Lavori pubblici e telecomunicazioni e, appunto, Nitto Palma alla Giustizia. «Impossibile», hanno spiegato Zanda e Speranza. «Inaccettabili», hanno insistito.

«Con il voto segreto c'è il rischio che i nostri li impallinino unendosi ai grillini», hanno provato ad argomentare. Nulla da fare. In contatto con via dell'Umiltà e Arcore, Brunetta e Schifani hanno puntato i piedi: «O Romani o Nitto Palma, almeno uno dei due dovete darcelo». Tutto il pomeriggio è andato avanti così, con telefonate e incontri per provare a superare questo stallo.

Alla fine, a malincuore, il Pd ha ceduto su Nitto Palma, il braccio destro di Alfredo Biondi a via Arenula all'epoca del decreto "salvaladri" nel 1994. Convinto da Cesare Previti a lanciarsi in politica. In cambio la presidenza della commissione Giustizia della Camera andrà alla fioroniana Donatella Ferranti. E a palazzo Madama l'ex ministro Paolo Romani, altra bestia nera del Pd perché considerato la "longa manus" del Cavaliere, dovrà rinunciare alla presidenza della commissione Lavori Pubblici e Tlc.

Al suo posto andrà Altero Matteoli, ex An con estimatori anche a sinistra. L'indicazione di Donatella Ferranti alla Giustizia comporta inoltre il "sacrificio" di Beppe Fioroni, visto che il manuale Cencelli del Pd non prevede due presidenze per la sua area. E Fioroni, in corsa per la Scuola o la Salute, fa un passo indietro: «Con il mio gesto - si sfoga in serata con un amico - ho salvato un minimo di decenza a un partito che non sempre ce l'ha».

Risolta la grana principale, il resto delle presidenze sta andando in buca senza troppi scossoni. L'unico scoglio nella maggioranza sono i montiani, che reclamano due presidenze alla Camera e due al Senato. Ma Pdl e Pd sono concordi nel dargliene una soltanto.

Quanto alle commissioni più importanti, lo schema dovrebbe essere questo: alla Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro, alla Camera Francesco Sisto (vicino a Raffaele Fitto, la soffia al Pd Gianclaudio Bressa); la Esteri a palazzo Madama vede in arrivo Pier Ferdinando Casini, a Montecitorio l'ex capogruppo Fabrizio Cicchitto; per la commissione Bilancio, il senatore Pdl Antonio Azzolini farà da contraltare alla Camera al lettiano Francesco Boccia; new entry alle Attività produttive di palazzo Madama dovrebbe essere l'ex vicedirettore del Corriere Massimo Mucchetti, eletto con il Pd.

Il suo dirimpettaio dovrebbe essere Daniele Capezzone, ma si parla dell'ex portavoce del Pdl anche come presidente della Finanze. Chi rischia di restare a bocca
asciutta è il Centro democratico, che aspirava a una presidenza di area economica per Bruno Tabacci. Anche i socialisti di Nencini non sono contemplati per le presidenze.

Al Lavoro andranno il senatore Maurizio Sacconi del Pdl e il deputato Cesare Damiano (Pd, vicino alla Cgil); alla Cultura il senatore renziano Andrea Marcucci e l'ex ministro Maria Stella Gelmini. Quanto alle Bicamerali, che non saranno decise oggi, avanza la candidatura di Rosy Bindi per l'Antimafia, di Claudio Fava per il Copasir e del grillino Roberto Fico per la vigilanza Rai. I 5stelle, scrive l'Agi, avrebbero avanzato la richiesta di una vicepresidenza per ogni commissione.

Si è continuato a discutere ieri anche della Convenzione per le riforme, incagliata sullo scoglio della presidenza a Berlusconi. Un macigno davvero impossibile da superare per il Pd. Per questo la Convenzione starebbe finendo nell'archivio dei sogni impossibili, fallita ancora prima di cominciare. Un indizio ulteriore che sia questa la strada è arrivato dal nome - quello di Anna Finocchiaro - scelto dal Pd per guidare la commissione affari costituzionali di palazzo Madama. Una candidatura forte (sarebbe dovuta essere eletta presidente del Senato) per la commissione che dovrà iniziare il dibattito sulla riforma della Costituzione.

 

 

NITTO PALMAMassimo Mucchetti Luigi Zanda Alfredo Matteoli ANNA FINOCCHIARO Capezzone Maurizio Sacconi

Ultimi Dagoreport

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)