giuseppe conte mario draghi

IL PROBLEMA NON È “SE”, MA “QUANDO” – “GIUSEPPI” CONTE, SEMPRE PIÙ SCHIACCIATO TRA CHI VUOLE USCIRE DAL GOVERNO E CHI VUOLE RESTARE, È IN BILICO TRA ROMPERE NEL MEZZO DELL'ESTATE RISCHIANDO UN DISASTROSO EFFETTO PAPEETE O ASPETTARE L’AUTUNNO – PEPPINIELLO CONTINUA A RIBADIRE CHE “IL DOCUMENTO PRESENTATO A DRAGHI NON È UNA FARSA. NON RESTIAMO AL GOVERNO PER FARCI SCHIAFFEGGIARE”. MA SA ANCHE CHE IL SUO FUTURO E DI QUEL CHE RESTA DEL MOVIMENTO PASSA DALL’ALLEANZA CON IL PD CHE…

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

 

GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI

Venerdì, appena sceso dal palco di Digithon a Bisceglie, Giuseppe Conte è stato avvicinato da alcuni ragazzi che gli hanno chiesto autografi e selfie: «Non mollare, presidente!». E il leader del Movimento, con un sorriso dolceamaro: «Tranquilli, io vado avanti... Non mi piego».

In quelle tre parole sta chiuso lo stato d'animo dell'ex premier dopo il faccia a faccia con Mario Draghi e alla vigilia dell'Aventino parlamentare.

 

Tre giorni fa i deputati M5S hanno votato la fiducia sul decreto Aiuti e domani si asterranno. Ma a Palazzo Madama il voto sulla fiducia e sul provvedimento sarà unico, per cui giovedì i senatori stellati potrebbero disertare l'Aula.

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

A tormentare Conte è la sgradevole sensazione di avere tutti contro. «C'è un pezzo di mondo economico e culturale che punta alla melassa e vuole far saltare l'alleanza progressista», è l'allarme che Conte ha condiviso con alcuni dirigenti dem.

 

Anche così si spiega quel «faremo battaglie insieme al Pd per diversi anni» lasciato cadere da Stefano Patuanelli sulla soglia del Nazareno. Se il ministro dell'Agricoltura, ospite della scuola politica di Gianni Cuperlo, ha blindato l'alleanza giallorossa affermando che «non è assolutamente a rischio», è perché condivide la preoccupazione di Conte: «Vogliono farla saltare».

INCONTRO DRAGHI CONTE - VIGNETTA BY ROLLI

 

Nel mirino dei contiani c'è, tra i tanti, Luigi Di Maio, ritenuto un fautore dell'unità nazionale anche per il 2023. «Insieme per il futuro ha chiaramente detto che la loro volontà era rendere il M5S ininfluente - è la tesi di Patuanelli -. Con la loro scissione ci sono riusciti a livello numerico. Ora non capisco perché la nostra eventuale uscita dal governo venga vista come un Papeete 2». Un teorema che si conclude così: «La maggioranza è solida anche senza di noi. Per il M5S il governo non è un poltronificio a vantaggio degli amici, per altri non lo so».

 

In via di Campo Marzio, nel «fortino» di Conte, prende forma la convinzione che strappare non voglia dire far cadere il governo, né rompere l'alleanza con il Pd. Nonostante gli avvertimenti di Enrico Letta, i contiani ritengono inevitabile per i dem stringere un patto elettorale con il M5S. I «falchi» la mettono così: «Al governo abbiamo perso 8 punti, se usciamo possiamo arrivare al 20% e competere con la destra». Ormai la questione non sembra tanto il «se», ma il «quando».

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

 

Rompere nel mezzo dell'estate rischiando un disastroso effetto Papeete o aspettare settembre, quando «l'autunno nero» sarà alle porte? Mediatori e pontieri sono al lavoro. Nel Pd Orlando, Provenzano, Boccia, Bonifei. Nel M5S D'Incà, Todde, lo stesso Patuanelli. E Speranza. A tutti l'ex premier ripete che «il documento non è una farsa». Da Palazzo Chigi l'avvocato aspetta «risposte vere e concrete, siamo una forza seria e non restiamo al governo per farci schiaffeggiare». Dove lo schiaffo sarebbe prendere tempo e andare avanti «come se nulla fosse». Le parole di Patuanelli sull'alleanza con il Pd sono state lette come l'intenzione di restare.

 

Ma c'è anche chi ne deduce l'esatto opposto: alla fine dell'estate il M5S lascerà la maggioranza. «Abbiamo posto problemi molto seri, questioni cruciali per risolvere i problemi di famiglie e imprese. Ma a leggere i giornali - ecco il cruccio di Conte - sembra che la nostra lettera a Draghi sia una mossa pretestuosa». Se al quartier generale di Campo Marzio la sensazione prevalente è che Draghi «aprirà quasi su tutto», dal salario minimo al prezzo del gas, dal reddito al cuneo fiscale, perché allora lo strappo sembra inevitabile?

GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI

 

Perché il vero nodo contenuto nella lettera a Draghi è lo scostamento di bilancio. L'ala dura del M5S invoca «una risposta molto forte», che in soldoni vuole dire «decine e decine di miliardi per imprese e famiglie». Una richiesta che mette il premier in difficoltà estrema nei confronti dei «falchi». Non quelli del M5S, ma quelli di Bruxelles, che hanno gli occhi puntati sul debito italiano.

mario draghi giuseppe conteugiuseppe conte mario draghiMARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…