giuseppe conte matteo renzi nicola zingaretti

"NON HO PIÙ LA FIDUCIA? LO DECIDA IL PARLAMENTO" - CONTE SFIDA RENZI A UN DUELLO SUI NUMERI ALLE CAMERE DOPO IL PIZZINO DI ETTORE ROSATO ("CONTE HA PERSO LA FIDUCIA") - L'AVVOCATO DI PADRE PIO E' RINGALLUZZITO DAI SONDAGGI CHE REGISTRANO UNA CRESCITA DEL GRADIMENTO DEGLI ELETTORI - IL PD HA FATTO CAPIRE CHE IL RIMPASTO È LA CONDIZIONE MINIMA DI SOPRAVVIVENZA ANCHE SE ZINGARETTI NON ESCLUDE IL VOTO - COME LA PENSANO INVECE I PEONES CHE RISCHIANO DI PERDERE STIPENDIO E POLTRONA?

Ilario Lombardo per "la Stampa"

 

conte renzi

«Ho già detto e ribadito che senza fiducia non si può governare. Ma la fiducia la dà e la toglie il Parlamento». Poche volte, raccontano, hanno sentito Giuseppe Conte così deciso.

Deciso a fissare un confine non oltrepassabile. E che Ettore Rosato ha sfondato, sostenendo che il presidente del Consiglio ha perso la fiducia non solo di Italia Viva ma dell' intera maggioranza. Parole dette in tv, rivendicate con toni ultimativi a soli tre giorni del faccia a faccia a Palazzo Chigi con la delegazione del partito di Matteo Renzi.

 

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

Si sono confrontati, si sono detti con franchezza cosa non va e poi si sono dati appuntamento al tavolo della verifica sul quale il premier intende accelerare, come dimostra la convocazione dei partiti per oggi e domani sul Recovery plan. Ecco perché Conte è rimasto stupito dall' attacco di Rosato, a suo dire condiviso da tutte le forze della coalizione, costretti poi a smentirlo, chi più (il Pd) chi meno (il M5S) velocemente.

Il premier vede il tatticismo esasperato di Renzi trasformarsi in un gioco al massacro da cui potrebbe essere stritolato.

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

E così, nel primo pomeriggio, chiama o fa chiamare i capidelegazione per capire che cosa sta succedendo, anche perché il Movimento chiamato in ballo da Rosato latita nel prendere le distanze. Contatta anche il leader di Italia Viva, per chiedere spiegazioni, per capire se siamo arrivati al game over. Da dieci giorni ormai il premier sostiene la stessa tesi: «Senza la fiducia dell' intera maggioranza non è possibile governare». Lo ha ripetuto anche ieri, tranquillizzando i collaboratori sulle proprie intenzioni, guidate dal «senso di dignità di chi sa di lavorare per il bene del Paese».

salvini renzi

 

Fuori dalla retorica, Conte anche questa volta, come avvenne nel 2019 con la crisi innescata da Matteo Salvini, è convinto che Renzi lo stia sottovalutando. Il capo del governo è pronto a concedere qualcosa alle richieste di Iv come del Pd e del M5S, ma è anche proiettato a testare la fiducia in Aula, se la verifica dovesse finire travolta dall' escalation renziana. Non si tratta solo dei sondaggi in salita, letti a Palazzo Chigi come il segnale che uno scontro si sta nuovamente polarizzando attorno al premier in un momento drammatico di pandemia.

 

Conte Zingaretti

Ma c'è anche la forte convinzione che, proprio di fronte a questa tragedia, «i cittadini non comprendono quello che sta avvenendo tra i partiti». Se la fiducia si è rotta davvero, Conte ne trarrà le conseguenze, pronto subito dopo, come ha detto nell' intervista a questo giornale, a partire per girare e conoscere l' Italia, con l' idea neanche troppo nascosta di costruirsi un percorso verso una leadership politica legittimata da un partito, che al momento non potrebbe che essere il M5S.

 

Ma questo è il futuro, che si avvicina quando diventa improvvisa la possibilità di perdere tutto. Ora il premier deve fare i conti con il calendario tiranno della crisi e con l' attuale coalizione. E il Pd ha fatto capire in tutti i modi che il rimpasto è la condizione minima di sopravvivenza. O meglio: il segretario dem Nicola Zingaretti non esclude il voto, e anzi è pronto a spingere in questa direzione in caso di caduta del governo. Una prospettiva che lo accomuna a Conte come piano B e che però non tiene in considerazione l'inscalfibile desiderio di rimanere fino alla fine della legislatura in Parlamento di deputati e senatori.

 

maria elena boschi ettore rosato

Il rimpasto resta la strada più a portata per raffreddare i conflitti interni. Ma è anche quella più disseminata di incognite. Il premier se ne sta convincendo, ma nella formula più soft possibile, lontana dal Conte-Ter, cioè di un altro governo votato con una nuova fiducia in Parlamento. E «assolutamente senza i vicepremier» che vorrebbe imporre Renzi: «Consegnerebbe all' estero l' immagine di un premier commissariato, indebolendo la credibilità dell' Italia», com' era ai tempi del governo gialloverde.

 

Nei colloqui privati Conte ripete sempre lo stesso schema: «Se i partiti vogliono cambiare un ministro dei loro, lo cambiassero. Basta dirlo». Ma non è così semplice. Soprattutto Pd e Italia Viva vogliono qualcosa di più di un semplice ritocco o di uno scambio chirurgico. La delega ai servizi, per esempio, che i dem chiedono per sé e sul quale il presidente del Consiglio ha alzato un muro.

RENZI CONTE

 

Ognuno ha le proprie pretese. Anche se il Pd adesso nutre lo stesso timore di Conte: aprire la crisi, pur con l' intenzione di pilotarla, vorrebbe dire consegnarsi all' imprevedibilità di Renzi. È l' epilogo di una strategia che era nata tra fine ottobre e novembre dal comune obiettivo, di Zingaretti e di Luigi Di Maio, di giocare di sponda con Renzi per diluire il potere del premier ma, al contempo, nella speranza di gestire anche il leader di Italia Viva. La situazione è sfuggita di mano. Renzi si è spinto troppo avanti, per toni e minacce, e gli altri leader lo hanno assecondato sempre meno. «Ora però - dicono con rammarico nel Pd - abbiamo aperto la gabbia al leone».

 

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)