di maio marco de benedetti

LA NOSTRA REPUBBLICA CAOTICA, MA PUR SEMPRE DEMOCRATICA, RISCHIA DI SPARIRE DENTRO UN REGIME AUTORITARIO COME LA RUSSIA. LA CONTROFIGURA DI PUTIN È LUIGI DI MAIO - LO DIMOSTRA L’IGNOBILE EDITTO, IN DIRETTA FACEBOOK, CONTRO “LA REPUBBLICA”, “LA STAMPA” E “L’ESPRESSO”, CUI AUGURA LA MORTE “PERCHÉ NESSUNO LI LEGGE PIÙ, PERCHÉ OGNI GIORNO PASSANO IL TEMPO AD ALTERARE LA REALTÀ E NON A RACCONTARE LA REALTÀ” - LA VENDETTA DELL'EX BIBITARO DEL SAN PAOLO...

1. DI MAIO CONTRO I GIORNALI DEL GRUPPO GEDI: MUOIONO. È BUFERA

di maio festeggia per il def con i parlamentari m5s 1

Francesco Grignetti per la Stampa

Non è usuale che un ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico prefiguri, con malcelata soddisfazione, la morte di un' impresa economica del Paese. Ieri, Luigi Di Maio, attraverso una delle solite dirette Facebook senza contraddittorio, si è scagliato contro i giornali che criticano la maggioranza.

 

marco de benedetti

«Per fortuna - ha detto - ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini, tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L' Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà».

 

Immediata è arrivata la replica del presidente di Gedi, Marco De Benedetti: «Stia sereno Onorevole, il gruppo Gedi non sta morendo. Grazie alla professionalità dei suoi giornalisti siamo il primo gruppo editoriale del Paese. Grazie agli investimenti fatti siamo leader nel digitale. Soprattutto continueremo a raccontare la verità».

DI MAIO STEWARD BIBITARO

 

A parte il fatto che il Gruppo L' Espresso citato da Di Maio non esiste più da un paio di anni - al suo posto c' è il Gruppo Gedi, editore anche di questo giornale -, il vicepremier davvero non sembra stare nella pelle se ci sono testate che accusano i morsi della crisi. È quanto gli ha subito rinfacciato il sindacato dei giornalisti Fnsi: «Di Maio, come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso, e si illude di poter imporre una narrazione dell' Italia lontana dalla realtà. Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l' Italia, ma è tipico delle dittature».

 

Ma la questione è divenuta subito politica. Si schiera il segretario dem Maurizio Martina: «Si dovrebbe vergognare, ma ormai purtroppo non possiamo stupirci perché il modello di questi signori è diventato Orban. La curva illiberale di questa maggioranza è pericolosa per il Paese e per tutti i cittadini». Così tanti deputati dell' opposizione. Michele Anzaldi del Pd è forse il primo ad accorgersene: «Mai visto un ministro del Lavoro che gioisce per lavoratori in esubero, un ministro dell' Industria che gioisce per un' azienda in difficoltà, un vicepremier che spera nella chiusura di un giornale. Di Maio vergogna per le parole sul Gruppo Espresso! L' unico posto di lavoro che gli interessa è il suo».

DI MAIO SAN GENNARO BY VUKICLUIGI DI MAIO SFERA EBBASTA

 

Critico è anche Gigi Casciello di Forza Italia: «Questa volta nel mirino dell' illiberale Di Maio e degli antidemocratici Cinquestelle è finito il gruppo Gedi. Prima è toccato a Libero, il Giornale e a quanti con dati alla mano dimostrano che la politica economica del governo è contro chi cerca lavoro piuttosto che elemosine».

 

DI MAIO

I giornalisti del Gruppo hanno replicato attraverso gli organi sindacali interni. «Può mettersi l' anima in pace: Repubblica, L' Espresso e le altre testate del gruppo Gedi - scrive il cdr di Repubblica e L' Espresso - non moriranno». E sostiene il cdr de La Stampa: «I giornalisti possono garantire al ministro Di Maio che non si lasceranno intimidire e continueranno nel loro lavoro di informare pienamente i cittadini assieme a tutti i colleghi delle altre testate del Gruppo Gedi». 1.

 

 

2. IL RUBINETTO DELLA PUBBLICITÀ SI È CHIUSO PER GLI EDITORI ITALIANI – articolo del 4 ottobre

 

LUIGI DI MAIO

DAGONOTA - Vi ricordate quando Di Maio disse ''Stop alla pubblicità delle aziende di Stato ai giornali italiani? Beh, le aziende di Stato, comprese quelle in cui lo Stato ha una partecipazione minoritaria (ma di controllo) hanno ascoltato il messaggio forte e chiaro e hanno ubbidito: in questi giorni molte campagne sono state messe in stand-by, e dunque una delle principali voci di ricavi degli editori italiani si è improvvisamente prosciugata.

 

Solo che questo messaggio è così forte e chiaro che si è sentito fino al Lussemburgo, nel palazzo in cui ha sede Eurostat, l'istituto di statistica dell'Unione Europea che si occupa di studiare, calcolare e diffondere i dati principali su cui si basano le nostre economie e il funzionamento dell'intero sistema politico dell'Unione.

 

DI MAIO ROSICA

Il file riguardante l'Italia si sta arricchendo giorno dopo giorno con le dichiarazioni dei ministri del governo gialloverde, che trattano aziende che in teoria sono state privatizzate e portate fuori dal perimetro pubblico, come se fossero le loro srl unipersonali: una Cdp lanciata di là, una Poste buttata di là… il tutto, come dago-rivelato qualche settimana fa, potrebbe portare a ricalcolare il debito pubblico italiano, rimettendo nel mucchio anche quello delle partecipate, facendo sballare i conti già precari del nostro Paese.

 

 

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