COPRITE QUELLA SCRITTA! - A CHARLOTTE OBAMA PARLERA’ NELL’ARENA INTITOLATA ALLO SPONSOR “BANK OF AMERICA” E GLI USA “VEDRANNO” QUANTO E’ LEGATISSIMO ALLE BANCHE (ACCUSA SOLITAMENTE RIVOLTA A MITT ROMNEY) - L’INCUBO DI BARACK SONO LE PROMESSE NON MANTENUTE E IL FALLIMENTO DELL’OTTIMISMO ECONOMICO (INFONDATO) DEI SUOI CONSULENTI - E GLI AMERICANI VOTERANNO COL PORTAFOGLI…

James K. Galbraith per ilmessaggero.it

Sul podio della convention di Charlotte il presidente Obama dovrà affrontare una sfida complessa: formulare un messaggio elettorale efficace a dispetto di un economia debole, e di alcune scelte non troppo determinate che hanno caratterizzato il suo primo mandato. A prima vista il compito sembra semplice.

Mitt Romney è un capitalista d'assalto con una fedina erariale nebulosa, la cui piattaforma economica fa riferimento a fantasmi del passato come il ritorno allo standard aureo, e il cui vice candidato punta alla distruzione dello stato sociale. I due repubblicani confidano ciecamente nel fatto che un governo ridimensionato genererà un miracoloso risveglio del genio della ripresa economica.

Ma se Romney gioca a fare il Cesare Borgia, Obama non è certo un Giuseppe Garibaldi. Nel 2008 i maggiori contribuenti della sua campagna sono stati i funzionari della Goldman Sachs, e i suoi consulenti della prima ora gravitavano intorno a Robert Rubin, al tempo uomo di fiducia di Citigroup. Il suo ministero del Tesoro ha salvato ben poco al di fuori delle banche.

Chi pensa che Obama spazzerà via Romney con una difesa a spada tratta dello stato sociale non tiene conto che la materia è appesantita dal dibattito sul debito pubblico, e dallo schieramento compatto delle élite del Paese dietro la linea di una necessaria «riforma dei privilegi», come sono eufemisticamente descritti pensioni e assistenza sanitaria per gli anziani. Obama non è mai stato un democratico da «New Deal», e gli elettori anziani temono la sua propensione al compromesso.

D'altra parte il presidente può vantare una lista di successi: un recente articolo della rivista Time gli rende il dovuto omaggio per l'efficacia delle misure di stimolo da lui adottate nel 2009 contro i commenti sarcastici dell'opposizione. Pochi americani ne sono a conoscenza, così come pochi hanno ancora avuto modo di sperimentare gli effetti positivi di una riforma sanitaria che è stata ottenuta ad un alto costo politico dall'amministrazione. Il suo primo problema resta quello della crescita economica. Obama è vittima di consulenti con i paraocchi che puntualmente sopravvalutano i segnali di ripresa e sottovalutano le cadute, e che seguono la teoria generale di una ripresa inevitabile.

È grazie a loro se la massima attenzione è stata riposta nel salvare le banche, mentre lo stimolo è stato visto come un ponte provvisorio (per quanto a mio parere inadeguato nella misura), per il pieno ritorno alla fluidità del credito. A loro dobbiamo l'idea che una formula magica ci riporterà ai pieni ranghi dell'impiego che avevamo a fine secolo, mentre sarebbe più opportuno riflettere sulla reale perseguibilità di tale obiettivo.

Intanto è chiaro a tutti gli americani che il settore finanziario non ha alcuna intenzione di ristabilire il flusso del credito. In regime di deflazione del debito le banche realizzano profitti speculando sui mercati, e non rischiando sugli investimenti produttivi di lungo termine, ammesso che ci siano investitori pronti a lanciarsi.

La realtà è che le banche sono divenute un peso colossale per i risparmiatori e per i contribuenti americani, nonché una zavorra che grava sull'economia; eppure Obama continua a puntare su di loro, con risultati sempre meno soddisfacenti.

Gli americani chiedono ottimismo ai politici: ricordiamoci dello slogan «L'America in lutto» pronunciato da Walter Mondale che nell'84 lo portò alla sconfitta contro Reagan. Ma gli stessi elettori puniscono chi non mantiene le promesse, e questo rischia di essere il caso per Obama.

La vittoria è alla sua portata, specie se si paragona il suo talento intellettuale alla pochezza dell'avversario. Ma tanto per cominciare, Obama potrebbe pregare che un ipotetico nuovo uragano come quello che ha colpito a Tampa lo costringa a riconsiderare l'opportunità di salire sul podio dell'arena intitolata allo sponsor «Bank of America» dal quale si appresta a parlare a Charlotte.

 

 

OBAMA E CLINTON MICHELLE OBAMA OBAMAMITT ROMNEY ON THE ROADromneyBILL CLINTON E BARACK OBAMAOBAMA MITT ROMNEY E PAUL RYAN James K. Galbraith

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM