LA CORTE SALOMONICA - PENSIONI D'ORO: LA CONSULTA DÀ UN CONTENTINO DI DUE ANNI AI RICORRENTI: OK TAGLIARLE MA PER 3 ANNI E NON 5 - IL CASO DEL FINANZIERE FEDERICO IMBERT: PER EFFETTO DEI SUOI CONSISTENTI CONTRIBUTI PRENDE 873 MILA EURO LORDI L’ANNO. PER EFFETTO DEL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ IMPOSTO, SI È RIDOTTA DI 21MILA EURO LORDI AL MESE, CIOÈ 300 MILA L’ANNO

Pierluigi Franz per www.blitzquotidiano.it

 

La Corte Costituzionale ha deciso che è pienamente legittimo il taglio per la durata di 3 anni dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021 sulle pensioni INPS ed ex INPDAP superiori ai 100 mila euro lordi l’anno. Il taglio fu introdotto per legge lo scorso anno. Consiste nella decurtazione di tutti i trattamenti di quiescenza dei dipendenti statali e privati. Ad eccezione dei liberi professionisti. Medici, avvocati, dottori commercialisti, notai, ragionieri, geometri, ingegneri, architetti, giornalisti, ecc. iscritti ad apposite Casse previdenziali.

 

corte costituzionale

Ed è anche legittimo il blocco triennale della perequazione 2019-2021 che ne ha impedito la successiva rivalutazione sugli importi pensionistici eccedenti i 100 mila euro lordi l’anno.

 

Il contentino di due anni

I giudici della Consulta,  presieduta da Mario Rosario Morelli, come “contentino”, hanno, invece, bocciato il taglio sulle pensioni INPS ed ex INPDAP superiori ai 100 mila euro lordi l’anno per il periodo 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2023. Questa ulteriore durata prevista per legge anche per il 4° e 5° anno è stata ritenuta eccessiva rispetto all’orizzonte triennale del bilancio dello Stato.

 

È questo il verdetto dell’Alta Corte, reso noto in un comunicato stampa atteso da migliaia di magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari in pensione. Nonché da avvocati dello Stato in pensione, da ex ambasciatori, da ex generali, ex ammiragli ed altri militari in pensione, da dirigenti pubblici e da manager privati in pensione. La motivazione della importante sentenza si conoscerà nelle prossime settimane. A sollevare il caso erano state sei ordinanze emesse dalla Corte dei Conti del Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, della Toscana e della Sardegna. Oltre che dal tribunale del lavoro di Milano.

 

pensionati

La Corte Costituzionale era chiamata a pronunciarsi su una questione giuridica molto complessa e dibattuta. Destinata a far discutere dentro e fuori il Parlamento in questo momento di pandemia da coronavirus Covid-19. Il taglio per la durata di 5 anni dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2023 sulle pensioni INPS ed ex INPDAP superiori ai 100 mila euro lordi l’anno. Introdotto per legge lo scorso anno.

 

La normativa è stata immediatamente contestata con migliaia di ricorsi

A partire dal 17 ottobre 2019 sono così giunte a palazzo della Consulta sei ordinanze emesse dalla Corte dei Conti del Friuli-Venezia Giulia, del Lazio, della Toscana e della Sardegna, Oltre che dal tribunale del lavoro di Milano. Che hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23, 36, 38, 42, 53, 81 e 117 della Costituzione. Nonché l’art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. E delle libertà fondamentali e l’art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E delle libertà fondamentali. Perché la legge varata dalle Camere alla fine del 2018 non rispetterebbe i tre fondamentali principi posti dalla Carta repubblicana in tema di previdenza, cioé ragionevolezza, adeguatezza e affidamento.

 

corte costituzionale

L’udienza pubblica nello storico edificio settecentesco opera del Fuga in piazza del Quirinale è stata aperta dalla relazione con cui il giudice costituzionale Stefano Petitti (già presidente di Cassazione) ha illustrato la questione per filo e per segno in ogni dettaglio. Ricordando anche le precedenti decisioni in materia emesse dall’Alta Corte.

 

Contraddittorio in remoto

Poi si sono fronteggiati, anche in video conferenza da remoto, i due opposti schieramenti. Da un lato, i legali che assistono i ricorrenti in questa battaglia giudiziaria (professor Massimo Luciani e avvocati Mario Rampini, Gaetano Viciconte, Nicola Leone, Vincenzo Fortunato e Francesco Saverio Marini). Hanno invocato una dichiarazione di incostituzionalità dei commi 260 e 261 della legge di stabilità per il 2019.

 

Mentre dall’altro i legali dell’INPS (avvocati Antonella Patteri, Luigi Caliulo, Giuseppina Giannico e Sergio Preden) e dell’Avvocatura Generale dello Stato (avvocati Federico Basilica, Ruggero Di Martino e Fabrizio Fedeli) replicheranno. Che è tutto in regola e che il taglio delle pensioni e il blocco della perequazione sono perfettamente legittimi. 

 

Due sono i famigerati commi della legge n. 145 del 30 dicembre 2018. Il primo, il 260, “congela” la rivalutazione delle pensioni INPS ed ex INPDAP oltre i 100 mila euro lordi l’anno. Mentre il secondo, il 261, prevede che dal 1° gennaio 2019 per la durata di cinque anni i trattamenti pensionistici che superino l’importo di 100 mila euro lordi su base annua sono ridotti.

 

L’aliquota è:

pari al 15 per cento per la parte eccedente il predetto importo fino a 130.000 euro;

 

pari al 25 per cento per la parte eccedente i 130.000 euro fino a 200.000 euro;

pensione 2

 

pari al 30 per cento per la parte eccedente i 200.000 euro fino a 350.000 euro;

 

pari al 35 per cento per la parte eccedente i 350.000 euro fino a 500.000 euro;

 

e pari al 40 per cento per la parte eccedente i 500.000 euro. 

 

Uno dei punti in discussione soprattutto da parte dei magistrati ed avvocati dello Stato in pensione è proprio il fatto che il taglio della pensione oltre i 100 mila euro non tiene minimamente conto degli anni di effettiva contribuzione versata in attività di servizio. In pratica la legge si limita a colpire automaticamente in percentuale l’importo del trattamento di quiescenza superiore ai 100 mila euro lordi l’anno. Ma senza verificare quanti contributi previdenziali sono stati realmente pagati durante l’attività lavorativa dai magistrati e dagli avvocati dello Stato. 

 

La Corte dei Conti della Sardegna obiettò

Nell’ordinanza della Corte dei Conti della Sardegna dell’11 febbraio scorso otto tra magistrati ordinari, contabili e militari hanno lamentato di aver visto decurtare notevolmente le loro pensioni. Nonostante fossero stati collocati in quiescenza alla soglia dei 75 anni. E quindi ben oltre il compimento dei 70 anni e di aver versato contributi previdenziali per circa 50 anni. Ma la loro pensione, pur superiore ai 100 mila euro lordi l’anno, è stata calcolata solo su 40 anni di contributi. 

 

In pratica costoro avrebbero perso ciascuno circa 10 anni di contributi versati e nello stesso tempo per effetto del comma 261 anche una bella fetta della pensione! Insomma, si sarebbe così venuta a creare un’ingiustificata sperequazione ai loro danni. Perché avrebbero subìto una duplice ed ingiusta penalizzazione rispetto ad altri dipendenti pubblici andati in pensione in età molto più giovane rispetto ad essi e con minori contributi versati.

 

In tutte le ordinanze giunte all’Alta Corte si contestava poi che sarebbe stato intaccato il principio dell’intangibilità della pensione con un taglio oltre quota 100 mila euro lordi annui ritenuto illegittimo perché avente natura tributaria. La riduzione dei trattamenti di quiescenza rappresenterebbe infatti un vero e proprio prelievo coattivo correlato a uno specifico indice di capacità contributiva con l’introduzione di una misura quinquennale. Che appare non transitoria, in quanto si protrae oltre l’arco temporale della programmazione pluriennale di bilancio. In pratica non sarebbe conseguente a situazioni emergenziali, ma sarebbe giustificata da esigenze di fiscalità generale.

 

La sentenza Tesauro

Si incorrerebbe pertanto nell’incostituzionalità del comma 261 per violazione dell’art. 53 della Costituzione. Come già deciso dai giudici della Consulta nella storica sentenza n. 116 del 2013, redatta dal professor Giuseppe Tesauro. Che bocciò un analogo taglio di tutte le pensioni pubbliche e private proprio per la sua natura tributaria.   

 

pensione

Infine i 15 giudici della Consulta dovevano anche esprimersi sul caso emblematico, riguardante il consistente taglio del trattamento di quiescenza INPS del 69enne napoletano Federico Imbert. Figura mitica della finanza milanese e considerato uno dei più noti ed esperti banchieri d’investimento italiani. Andato in pensione dopo una lunga carriera internazionale in JP Morgan, vissuta tra le City di Londra, New York e Milano. E per anni numero uno per l’Italia di Credit Suisse.

 

Il caso Imbert

federico imbert

Per effetto dei suoi consistenti contributi previdenziali versati durante l’attività lavorativa la sua pensione INPS è tra le più alte d’Italia. Circa 873 mila euro lordi l’anno (per la precisione 872.795,04 euro). Ma per effetto dei commi 260 e 261 si é ridotta di 21 mila euro lordi al mese (20.644,25 per effetto del taglio più la differenza per il blocco della perequazione), cioè di circa 300 mila euro l’anno. 

 

Il caso Imbert era stato sollevato con un’articolata ordinanza del tribunale del lavoro di Milano (ha occupato ben 10 pagine della Gazzetta Ufficiale).

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...