merkel al volante di un auto

IL CROLLO DELLA CULONA INVINCIBILE - LO SCANDALO VOLKSWAGEN L’HA TRAVOLTA - POPOLARITA’ AL MINIMO IN GERMANIA E LA CSU, L’ALA BAVARESE DEI CONSERVATORI TEDESCHI, MINACCIA DI USCIRE DAL GOVERNO – SULLE PORTE APERTE AI MIGRANTI ORBAN, L’ACCUSA DI “IMPERIALISMO MORALE”

Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”

 

merkel seehofermerkel seehofer

Occhi stanchi, pallida, Angela Merkel portava ieri anche in volto i segni di un periodo non facile. Al suo ingresso al Justus Lipsius, inseguita dalle notizie delle dimissioni del capo della Volkswagen e dalle ruvide dichiarazioni di Viktor Orban, che l’ha accusata ieri mattina di «imperialismo morale», la cancelliera ha farfugliato tre frasi sulla necessità di presidiare meglio i confini europei e anche di dare più soldi ai programmi internazionali di aiuti e ha affrontato l’ennesimo vertice di un’Europa più spaccata che mai. Attentissima agli umori dei tedeschi, non deve esserle sfuggito il sondaggio di ieri mattina che la dà ormai al 49% della popolarità. Il minimo dall’inizio dell’anno. 

merkel orban migranti profughimerkel orban migranti profughi


Come se non bastasse la faticosissima estate della gestione altalenante della crisi greca e dell’immagine del suo Paese ammaccata dagli attacchi ai centri di accoglienza, ieri Orban le ha rinfacciato l’errore più grave degli ultimi tempi. E lo ha fatto, beffa del destino, con Horst Seehofer che annuiva accanto.

 

È stato il capo della Csu, l’ala bavarese dei conservatori tedeschi, a invitare «l’uomo nero» a Banz, in Franconia, per parlare del tema che più ha scandalizzato il resto d’Europa: le politiche ungheresi sui profughi. Ma a ben vedere, è stato l’alleato di Merkel a rivolgere alla cancelliera alcune delle parole più dure della giornata. «È per colpa di una decisione tedesca» che Schengen è stata messa in discussione, è stato l’affondo di Seehofer.

merkelmerkel


Parole che sembrano confermare una voce circolata a Berlino nelle scorse settimane: durante la fase più acuta della crisi dei profughi, quando Monaco era invasa da decine di migliaia di rifugiati, Seehofer avrebbe minacciato di uscire dal governo. Secondo questa indiscrezione, sarebbe stata l’«arma fine di mondo» lanciata dal capo dei conservatori bavaresi ad accelerare la decisione di Merkel di chiudere improvvisamente la frontiere, due domeniche fa.

renzi merkel exporenzi merkel expo


Le accuse di Budapest
Per la cancelliera, ai problemi interni si è aggiunta dunque, dallo stesso palco di primo ministro bavarese, l’accusa di «imperialismo morale» lanciata da Orban. Ognuno ha il diritto di definire le proprie regole morali, ha spiegato il capo di Fidesz, ma ogni Paese ha anche il diritto democratico ad avere una propria opinione. E se si invitano i profughi nel proprio Paese, è una decisione che va rispettata, ma una politica «cristiana» dovrebbe anche puntare «a migliorare le condizioni di vita delle persone nei loro Paesi di origine».

MERKEL ORBAN MERKEL ORBAN

 

Il premier ungherese è stato esplicitamente ringraziato da uno scatenato Seehofer per aver «ristabilito l’ordine nel sistema», cioè per aver costruito il famoso muro verso la Serbia e introdotto il carcere per chi tenta di oltrepassarlo. 


E quando è arrivato nel pomeriggio a Bruxelles, per il vertice europeo, i colleghi già sapevano della sua controproposta sulle agenzie da Banz. Orban ha chiesto che la frontiera greca venga chiusa da forze di difesa internazionali, ma che siano i greci a chiederlo: «Ogni Paese interessato potrà ricevere aiuto dalle forze di Difesa mandate dalla Ue».

MERKEL MERKEL

 

E il premier magiaro ha chiesto che i profughi vengano divisi dai migranti economici già all’ingresso nell’Unione. Infine, Orban ha proposto un accordo speciale con la Turchia, il Paese che si è preso carico di due milioni di rifugiati. Sarà un caso che Merkel, all’ingresso di Justus Lipsius, abbia parlato della necessità di aiutare la Turchia e di rafforzare i controlli ai confini?

 

BONO MERKELBONO MERKEL

In ogni caso lo stesso Orban, arrivando a Bruxelles, ha cambiato leggermente i toni: «Non biasimo nessuno». E «dobbiamo capire i tedeschi», ha aggiunto, non senza un filo di ironia: «Sono in una situazione difficile. Dobbiamo cooperare con loro». 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”