CRY FOR MONTI, CRISTINA - RIGOR MONTIS HA SCRITTO UNA LETTERA DI FUOCO ALLA KIRCHNER PER CONTO DELLE CONTROLLATE DI ENEL IN ARGENTINA, CHE RISCHIANO IL FALLIMENTO GRAZIE ALLE POLITICHE ANTI-MERCATO DELL’EVITA SQUATTRINATA - “GRAVE PREOCCUPAZIONE” ANCHE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DI REPSOL - DITELO AL DEPUTATO STEFANI, CHE OGGI HA PROFESSATO AL MINISTRO DEGLI ESTERI ARGENTINO “PIENA IDENTITÀ DI VEDUTE”…

1 - MONTI A KIRCHNER: FERMATE IL BLITZ
Roberto Sommella e Angela Zoppo per "Milano Finanza"


Il premier Mario Monti entra in campo in difesa degli interessi italiani in Argentina, il Paese che nazionalizzando Repsol-Ypf ha mostrato al mondo di infischiarsene delle regole e del mercato. E lo fa nel modo più formale possibile, indirizzando alla novella Evita, nemica delle multinazionali straniere, una vibrante lettera di protesta.

In una missiva inviata direttamente alla presidente Cristina Fernandez de Kirchner il premier italiano si fa portavoce di Enel e delle controllate Edesur ed Endesa Costanera, vessate dalla politica energetica nazionale argentina, che da dieci anni tiene congelate le tariffe elettriche, ma poi allarga il proprio intervento all'intera strategia economica adottata da Buenos Aires nei confronti degli investimenti esteri, che sta creando imbarazzo nell'Unione europea (che già una volta dovette intervenire per sanare un braccio di ferro tra il governo di Buenos Aires e Telecom Italia e vero e proprio sconcerto in Spagna, dove non si esclude lo scoppio di una guerra commerciale.

«Caro Presidente», scrive il premier nel testo inviato a Kirchner solo qualche giorno fa, di cui MF-Milano Finanza è entrato in possesso, «alla luce del così positivo andamento delle nostre relazioni bilaterali, e con l'obiettivo di vederle ulteriormente rafforzate, vorrei sottoporre alla Sua attenzione l'appello rivolto al governo argentino dal gruppo elettrico italiano Enel, affinché si realizzino le condizioni per poter continuare a operare nel Paese con le proprie società di distribuzione e generazione elettrica.

Come saprà, le società Edesur ed Endesa Costanera soffrono problemi di liquidità che potrebbero condurle a breve all'insolvenza», prosegue Monti. «Il gruppo (Enel, ndr), presente in Argentina dal 1992, è uno dei motori dell'economia del Paese: nel solo 2007-2011 gli acquisti di beni e servizi sono stati di circa 600 milioni di dollari, sono stati generati circa 9 mila posti di lavoro tra diretti ed indiretti e sono stati investiti oltre 900 milioni di dollari nel miglioramento del servizio, mentre sono stati distribuiti 67 milioni di dividendi».

Enel è determinato a continuare «a operare e investire in Argentina e accompagnare il processo di crescita economica del Paese», ma per essere in grado di farlo «sono necessarie misure immediate che gli consentano di superare tale delicato momento e, nel medio periodo, azioni strutturali volte a ripristinare un funzionamento sostenibile del mercato elettrico».

La drammatica situazione dei conti è riassunta efficacemente nei bilanci delle due controllate (si veda MF-Milano Finanza del 3 aprile scorso). Nel mirino argentino è finita infatti da tempo Endesa Costanera, titolare della principale centrale termoelettrica del Paese e quotata alla borsa di Buenos Aires.

Il clima, già teso, si è infatti inasprito da quando le controllate argentine di Endesa, Edesur e Costanera in testa, hanno diramato una nota di commento ai conti dell'esercizio 2011, chiusi cumulando perdite per 150 milioni di dollari (circa 112 milioni di euro), a fronte di investimenti che nello stesso arco di tempo sono saliti a 230 milioni di dollari (circa 180 milioni di euro), il 50% in più rispetto al 2010. «Negli ultimi sette anni», aveva reso noto Costanera, «la principale società di generazione termica del Paese ha continuato ad assicurare un alto livello di investimenti nonostante perdite crescenti».

Uno sforzo condiviso dalle altre filiali argentine, che hanno rinunciato a distribuire il dividendo, lo stesso provvedimento che ora il governo Kirchner ha imposto a Repsol. La conclusione di Endesa è stata che la remunerazione dell'energia è insufficiente e l'incertezza sul futuro è tale da aver spinto addirittura a ritenere non recuperabili alcuni crediti iscritti a bilancio.

Ma a Monti preme soprattutto mettere in chiaro che altre operazioni di blocco delle attività delle aziende italiane non potranno non avere conseguenze sui buoni rapporti tra Paesi considerati cugini di sangue.

«Su un piano più generale, gentile Presidente», aggiunge infatti il premier sempre nella lettera a Kirchner, «siamo fortemente preoccupati per i provvedimenti adottati dal governo argentino tesi a restringere le importazioni attraverso l'imposizione di barriere tariffarie e non tariffarie. Riteniamo che tale politica complichi e scoraggi le relazioni economiche bilaterali finendo per essere pregiudizievole per tutti. Sono fiducioso, Presidente, che potrà considerare con favore tali richieste e intanto colgo l'occasione per trasmetterLe i sensi della mia più alta considerazione».

Basterà l'innata arte diplomatica di Monti a placare la scatenata presidentessa sudamericana? Non ci sono ancora riscontri, ma l'Italia ha deciso di mettere le mani avanti nel caso sempre più rovente delle nazionalizzazioni petrolifere messe in atto da Buenos Aires e della politica di blocco dei dividendi che Kirchner vuole adottare nei confronti di altri colossi esteri e che può coinvolgere attori come Eni, Telecom e Techint: secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe in rampa di lancio anche un'azione diplomatica direttamente condotta dalla presidenza della Repubblica per capire fin dove vuole arrivare il governo argentino.

Sembra che il Colle abbia per ora messo in stand-by la prossima visita che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dovrebbe compiere a breve nel Paese sudamericano. Insomma, il rischio è che si produca una vera frattura anche fra Roma e Buenos Aires, dopo quella con Madrid, se Kirchner non fermerà i suoi ardori, dettati anche da una non straordinaria situazione finanziaria che l'ha spinta ad attuare una politica autarchica senza precedenti.


2 - ITALIA-ARGENTINA: STEFANI A TIMERMAN, PIENA IDENTITA' VEDUTE

(ANSA) - "I rapporti tra Italia ed Argentina si basano su un profondo legame storico culturale, che discende dalla presenza di una cospicua collettività italiana nel Paese, la più estesa al mondo". Con queste parole il Presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, Stefano Stefani, ha aperto l'incontro con il Ministro degli Affari esteri della Repubblica Argentina, Hector Timerman.

In materia di riforma del Consiglio di Sicurezza il Presidente Stefani ha sottolineato "la piena identità di vedute tra Italia ed Argentina. Buenos Aires- ha continuato Stefani- si è infatti pronunciata contro la creazione di nuovi seggi permanenti. In America Latina - ha concluso - l'Argentina è un alleato strategico dell'Italia sulla riforma del Consiglio ed è membro del core group di Uniting for Consensus". Nel corso del colloquio, il Ministro Timerman ha esposto, altresì, il punto di vista argentino sulla questione delle Isole Falkland-Malvinas.

 

 

 

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