poltrone

AL GRAN BUFFET DELLE POLTRONISSIME - DALLA RAI FINO A CDP, PER SALVINI E DI MAIO SI SPARTIRANNO 350 POLTRONE - IN BALLO C’E’ IL RINNOVO DEI VERTICI DEI SERVIZI SEGRETI, DELLE AUTHORITY E DELLE PARTECIPATE. I GRILLINI VOGLIONO CASSA DEPOSITI IN ALITALIA

Marcello Zacché per “il Giornale”

 

poltrona1

Lunedì scorso, mentre Borse e Btp crollavano e il Paese precipitava in una crisi istituzionale mai vista, gli unici che avevano da rallegrarsi erano i vertici della Cdp e di Mps. Per i due big finanziari controllati dallo Stato il tramonto del governo gialloverde, con l'arrivo di uno come Carlo Cottarelli, avrebbe significato conferma sicura. O meglio: per Monte dei Paschi lo scampato pericolo di licenziamento; per Cassa Depositi e Prestiti, i cui grandi capi sono in scadenza con le assemblee già fissate il 20 o 28 giugno, la probabile riconferma o quantomeno una bella proroga. Invece niente: il ritorno dei pentaleghisti cambia di nuovo tutto.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

 

Luigi Di Maio, vice premier e ministro Sviluppo/Lavoro in pectore, ha indicato la strada già lunedì, quando a proposito delle nomine pubbliche ha detto: «Tra pochi giorni avremmo proceduto alle nomine di servizi segreti, Rai e società partecipate dallo Stato. Ma hanno temuto che gli togliessimo la mangiatoia».

 

matteo salvini luigi di maio contratto

Detto, fatto: mangiatoia a parte, le nomine saranno presto nel pieno potere del nuovo governo. Parliamo di gangli di potere reale del Paese: potere economico per le società partecipate; potere mediatico; sicurezza nazionale. In ballo ci sono circa 350 incarichi, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società controllate dal Mef e i vertici dei servizi. Tra questi, alcuni sono importanti per il solo peso specifico che hanno. Altri, pur essendo in società minori, hanno una valenza decisiva nelle formazione delle reti e nelle geometrie che il potere disegna avendo a disposizione poltrone, ruoli, deleghe, stipendi.

delrio mazzoncini

 

Ma tra le grandi spa di Stato spiccano senz'altro Cdp e Mps. In realtà ci sarebbero state anche le Fs. Ma a fine anno, a Camere già sciolte, il governo Gentiloni ha confermato per 3 anni il cda guidato dal renzianissimo Renato Mazzoncini. Un blitz in piena regola, andato in porto. Che però non si poteva certo replicare.

 

claudio costamagna di cdp

La Cdp, oltre a controllare le quote di riferimento di centinaia di spa, tra cui Eni e Poste, è la società che gestisce i 250 miliardi del risparmio postale, dei quali 80 già investiti e 170 a disposizione. Una potenza di fuoco che fa gola a M5s da tempo, con l'idea di schierare Cdp nelle partite del Mezzogiorno o nella nazionalizzazione dell'Alitalia attualmente commissariata. Per questo appare inverosimile che il presidente Claudio Costamagna e l'ad Fabio Gallia restino al loro posto.

FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA

 

Il primo, ancorché indicato per statuto dalle Fondazioni (che sono soci di minoranza del Mef), è stata una nomina super renziana. Difficile che i gialloverdi si possano fidare di lui, per di più ex Goldman Sachs, sorta di marchio demoniaco. Non a caso, qualche tempo fa, è stato Costamagna stesso ad anticipare alla prima linea dei suoi manager che non sarebbe rimasto lì. Quanto a Gallia, che è il numero uno operativo, banchiere pure lui, segue le sorti di Costamagna.

 

Per quanto riguarda la successione, le Fondazioni possono far valere lo statuto e nominare un presidente meno invasivo di Costamagna (circola il nome di un prodiano, ex Mef e Mps come Massimo Tononi); oppure giocarsela insieme con altre partite con i nuovi inquilini del Palazzo.

 

GIOVANNI TRIA

Mentre per il ruolo di ad la soluzione interna potrebbe accontentare M5s e Lega: l'attuale direttore finanziario Fabrizio Palermo ha lavorato bene su tanti dossier, tanto che i numeri migliori di Cdp emergono più nella gestione finanziaria che nelle performance industriali. Dalla sua, inoltre, ha ottimi rapporti con il forte numero uno di Poste, Matteo Del Fante, e ha pure avuto modo di farsi apprezzare dagli amministratori di M5s in un'operazione tra Open Fiber e Acea (controllata dal Comune di Roma).

 

La partita Mps non è all'ordine del giorno. Ma il nuovo Mef di Giovanni Tria potrebbe voler rinegoziare con la Bce il futuro della banca per toglierla dal mercato. In questo caso la sorte dell'attuale ad Marco Morelli sarebbe segnata.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?