NIKITA MEMORIES - UNA VITA DI COLPI DI SCENA E GESTI TEATRALI: LA SCARPA BATTUTA SUI BANCHI DELL’ONU TRASFORMÒ KRUSCIOV IN UNA ICONA DEL XX SECOLO - FECE SENTIRE JFK “UNO SPROVVEDUTO” E DAVANTI ALLE OPERE DI UNA MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA DISSE: “QUESTA È MERDA”

Paolo Garimberti per “la Repubblica

 

JACKIE KENNEDY CON KRUSCIOVJACKIE KENNEDY CON KRUSCIOV

Quando Krusciov morì, ucciso da un infarto a 77 anni, l’11 settembre 1971, Alberto Ronchey, allora mio direttore a La Stampa che era stato corrispondente dall’Urss nell’epoca krusceviana, mi ordinò di interrompere le vacanze e di tornare immediatamente a Mosca. «Devi essere lì in tempo per i funerali — mi disse — saranno un evento storico». In realtà furono funerali di bassissimo profilo, quasi clandestini.

 

La bara fu portata a tutta velocità, con una discreta scorta di auto del Kgb, dalla dacia di Petrovo-Dalnye al cimitero di Novodievici. Breznev, Podgornyj e Kossighin, la trojka che sette anni prima, il 14 ottobre 1964, lo aveva defenestrato con altri congiurati da segretario del Pcus e da primo ministro, gli aveva negato l’onore della tumulazione nelle mura del Cremlino, il Pantheon dell’Urss: una sorta di legge del contrappasso per colui che aveva espulso Stalin dal mausoleo di Lenin.

 

krusciov e kennedykrusciov e kennedy

Krusciov era diventato, come si diceva a Mosca, una “non persona”. La Pravda aveva dato la notizia della sua morte in un invisibile trafiletto, facendo infuriare Giancarlo Pajetta, il dirigente del Pci più legato a Krusciov, che alla prima occasione gettò una copia del giornale in faccia all’ambasciatore sovietico. Così a Novodievici, in quella plumbea giornata di settembre, c’era poca gente e ancor meno volti noti al di là di quello del poeta Evgenij Evtushenko.

 

Fu il figlio Sergej a pronunciare un sobrio e lapidario elogio funebre: «Nikita Sergeevic, mio padre, è stato amato da alcuni, detestato da altri. Ma a nessuno è stato indifferente». Sergej aveva aiutato il padre, nell’esilio di Petrovo-Dalnye, a scrivere le sue memorie, trafugate clandestinamente in Occidente, grazie a Strobe Talbott, ex corrispondente da Mosca e più tardi consigliere di Bill Clinton.

NA CAPSULA E LA NAVICELLA DI GAGARIN article E F F DC x NA CAPSULA E LA NAVICELLA DI GAGARIN article E F F DC x

 

Khrushchev Remembers (il titolo originale americano nel 1970) fu l’ultimo scandalo di una vita fatta di colpi di scena e di gesti teatrali. Quello della scarpa battuta sui banchi dell’Onu, il 12 ottobre 1960, è stata definita «un’icona del XX secolo». Eppure l’episodio è controverso, esattamente come il personaggio: non esistono prove documentali e la figlia adottiva Julia sostiene che è addirittura un falso, un tentativo di presentare il padre come un rozzo, ignorante gaffeur.

 

In effetti non era così. Nikita Sergeevic era un politico astuto, un manovratore abile e all’occorrenza senza scrupoli. Lo aveva dimostrato durante le purghe staliniane del 1937-38, quando aveva scalato tutte le posizioni di vertice nel partito comunista dell’Ucraina sostituendo, uno dopo l’altro, quelli che venivano falcidiati da processi e fucilazioni. E ancor più quando, alla morte di Stalin, nel 1953, si scatenò la lotta per la successione e Krusciov prima si alleò con Malenkov, Kaganovic, Molotov e Bulganin per eliminare, anche fisicamente, Lavrentij Berija, il potentissimo capo dei servizi segreti.

 

GAGARIN article B C x GAGARIN article B C x

Per poi scalzare i suoi alleati e diventare dapprima capo del Pcus e poi anche primo ministro. Ma anche sul piano internazionale Krusciov era tutt’altro che sprovveduto. James Reston, il celebre giornalista del New York Times, ricorda nelle sue memorie di aver incontrato nell’ambasciata americana a Vienna il giovane J. F. Kennedy appena reduce dallo storico incontro del 1961 con il leader sovietico. Reston racconta che Kennedy era umiliato e affranto dall’esito del faccia a faccia.

 

«Mi ha fatto sentire uno sprovveduto», fu il commento del presidente. Al punto che il giornalista rinunciò «per compassione e senso patriottico » all’intervista concordata (altri tempi giornalistici). E lo schiaffo finale fu la costruzione del muro di Berlino: un secondo colpo alla mascella degli Stati Uniti dopo quello al mento dell’aprile dello stesso anno, quando l’Urss aveva battuto l’America nella gara spaziale inviando in orbita Jurij Gagarin.

GAGARIN E KRUSHOV article A DC x GAGARIN E KRUSHOV article A DC x

 

Kennedy si prese la rivincita nell’ottobre del 1962, imponendo la resa a Krusciov nel braccio di ferro sui missili a Cuba. Per Nikita Sergeevic fu l’inizio della fine. Il suo trono aveva già cominciato a vacillare un anno prima, con il XXII congresso del Pcus, quando era riuscito a far approvare il nuovo Programma del partito e soprattutto a far votare la rimozione della mummia di Stalin, che giaceva accanto a quella di Lenin nel mausoleo della Piazza Rossa.

 

GIANCARLO PAJETTA jpegGIANCARLO PAJETTA jpeg

Sembrava l’atto finale della destalinizzazione, iniziata nel XX congresso del 1956 con il famoso “rapporto segreto” sui crimini di Stalin, e al tempo stesso l’apoteosi del disgelo krusceviano. La pubblicazione sulla rivista Novyj Mir di Una giornata nella vita di Ivan Denisovic di Solgenitsin era stata salutata in Occidente come l’inizio di una nuova era, costellata dalle poesie di Evtushenko e di Voznesnski, dalle canzoni di Bulat Okudzhava, dalle opere di Anna Akhmatova e Boris Pasternak.

 

LEONID BREZNEV E ALEXEIS KOSSIGHIN LEONID BREZNEV E ALEXEIS KOSSIGHIN

Invece Krusciov, con il suo fiuto e buonsenso contadini, aveva capito che la sua fortuna era al tramonto. Nel 1963, durante la visita a una mostra d’arte contemporanea al Maneggio, esplose in un fragoroso «questa è merda» di fronte alle opere esposte. Era troppo tardi per salvarsi dalla fronda dei boiardi del partito, ma anche dal malcontento popolare per la crisi economica e soprattutto i fallimenti dell’agricoltura. Aveva scontentato tutti, perfino l’ intelligencija che aveva liberalizzato.

StalinStalin

 

Richiamato con una scusa da una vacanza nella villa di Pitsunda, sul Mar Nero, fu messo agli arresti appena arrivato all’aeroporto di Vnukovo, il 13 ottobre 1964, e destituito il giorno dopo con l’accusa di «culto della personalità» e «attività volontaristiche». Fu teatrale anche nella resa: «Che cosa posso dire? — esclamò rivolto ai suoi accusatori, che avevano tutti fatto carriera sotto la sua protezione — Ho avuto quello che ho meritato!».

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…