1. UNA DOMANDA SI AGGIRA IN EUROPA: QUALE CLOWN FA PIÙ RIDERE, RENZI O BERLUSCONI? 2. ERA IL NOVEMBRE 2011, ERA SEMPRE BRUXELLES E LA DOMANDA PIÙ O MENO ERA LA STESSA: VI HA CONVINTO IL PRESIDENTE ITALIANO? ALLORA NEL MIRINO ERA BERLUSCONI, OGGI È RENZI, ALLORA A SGHIGNAZZARE ERANO MERKEL E SARKOZY, OGGI SONO I LEADER D’EUROPA BARROSO E VAN ROMPUY: NON C’È RENZI CHE TENGA CI RIDONO SEMPRE IN FACCIA 3. NON MERITIAMO ALCUN RISPETTO DAI SUPERBOIARDI DI BRUXELLES, SIAMO SOLITO PAESE DI CAZZARI TRUFFALDINI, CHE GIOCHIAMO CON LE PAROLE MA FATTI CONCRETI NISBA

1- I SORRISETTI TRA LA MERKEL E SARKO'
ANSA - Una domanda 'scomoda' sull'opportunità di far crescere il deficit pubblico dell'Italia per rispondere all'euroscetticismo dilagante in vista delle elezioni europee e le espressioni non esattamente felici del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e del presidente della Commissione Josè Manuel Barroso.

Questi gli 'ingredienti' del brevissimo siparietto che ha visto protagonisti i due rappresentanti delle istituzioni Ue - e indirettamente Matteo Renzi - durante la conferenza stampa tenutasi dopo l'incontro con le parti sociali e prima del summit Ue. Dopo uno scambio di sguardi e sorrisi di cortesia tra Van Rompuy e Barroso per decidere chi deve rispondere per primo. E' il presidente del Consiglio Europeo a prendere la parola.

E dopo aver premesso di non aver ancora incontrato Renzi ricorda che "tutti devono continuare ad applicare le regole concordate". Tocca poi a Barroso parlare per ripetere anche lui di non aver ancora visto Renzi (la conferenza stampa è di stamattina, prima dell'incontro fra i due). Ed anche che comunque gli impegni sottoscritti devono essere rispettati.

2. I SORRISINI IRONICI DI BARROSO E VAN ROMPUY: L'ITALIA HA IL DIRITTO DI ESIGERE LE SCUSE
Pierluigi Battista per ‘Il Corriere della Sera'

No, quei sorrisini non vanno. Sono uno schiaffo gratuito. Un'offesa che l'Italia non merita. Un'offesa che, bisogna pur dirlo, viene da una fonte che non può accampare nessun primato, nessuna superiorità. Quel guardarsi come complici tra Barroso e Van Rompuy all'indirizzo di Matteo Renzi bissa quello sguardo un po' oltraggioso che si scambiarono Merkel e Sarkozy all'indirizzo di Berlusconi. Le vicende successive hanno costretto Sarkozy a subire il contrappasso di quel gesto di arroganza. Oggi l'Italia non può sopportare quell'arietta di sufficienza. Non è lo zimbello dell'Europa. Dell'Europa è parte dirigente. E i suoi sforzi di uscire dal tunnel di una tempesta economica e finanziaria senza precedenti vanno rispettati.

Per cui Barroso e Van Rompuy hanno il dovere di ammettere l'errore, qualunque cosa pensino sulla politica economica del governo Renzi e sullo sfondamento del tetto del 3 per cento. Non esistono europei di serie A ed europei di serie B. L'Italia non è certo di serie B, Barroso e Van Rompuy non possono pretendere di classificarsi in un'ipotetica serie A. Non hanno il privilegio del sorrisetto sardonico.

Sono nella tempesta pure loro. Devono affrontare la diffidenza e talvolta la furia di un'opinione pubblica che sente le istituzioni europee come estranee o matrigne. Non esistono i custodi di un «dogma» europeista. Se hanno, come è legittimo, dubbi e perplessità annunciate dal governo Renzi, controbattano con argomenti fondati. E non si permettano di umiliare, attraverso il capo del suo governo, una Nazione fondatrice della costruzione europea.

Qualcuno in Italia, ai tempi dei sorrisetti Merkel-Sarkozy su Berlusconi, quasi ha gioito per lo schiaffo inferto all'odiato Nemico. Fu un errore. Il bersaglio non era Berlusconi, ma l'Italia da tenere nella sfera dei sorvegliati speciali, degli inaffidabili, dei somari cui assegnare i compiti a casa. Oggi, dopo anni di duri sacrifici degli italiani, si sta cercando una via per uscirne fuori. E questi sforzi meritano solo rispetto e non la protervia di chi si sente immeritatamente superiore. Dall'Italia rispediamo il sorrisetto ai mittenti. Perché non si permettano mai più.

3. NON C'È RENZI CHE TENGA L'EUROPA DEI BUROCRATI CI RIDE SEMPRE IN FACCIA
Mario Giordano per "Libero quotidiano"

Ma che hanno da ridere? Soprattutto: come si permettono? Il ghigno beffardo con cui Barroso e Van Rompuy, durante la conferenza stampa di ieri a Bruxelles, hanno risposto a una domanda su Matteo Renzi è un affronto al nostro Paese. E pertanto non può passare impunito. Siamo stati i primi (e in alcuni casi gli unici) a criticare le misure del nostro governo, non abbiamo esitato a sollevare dubbi su promesse da marinaio e slide da convegno boyscout, non abbiamo risparmiato nulla alla vaghezza del parolaio fiorentino.

Ma se lui va in Europa è e resta il nostro presidente del Consiglio. Merita rispetto. Da tutti. E specialmente dai superboiardi di Bruxelles. Se c'è qualcuno che proprio non deve permettersi di ridere di noi, infatti, sono questi qui, due dei principali responsabili di quello sfascio cosmico che è l'Unione, tenutari massimi del bordello europeo e artefici della nostra disgrazia. Il sorriso e il divertimento lo riservino per se stessi, per il disastro che hanno combinato, per la struttura che reggono e che sta portando le nostre economia alla morte, i nostri imprenditori al suicidio, le nostre famiglie alla fame.

Se non se ne rendono conto glielo facciamo capire noi: vengano in Italia e glielo spieghiamoin due parole come l'ilarità sia piuttosto fuori luogo. La situazione, in effetti, è molto seria. E la gente molto incazzata. A rivedere le immagini del sorrisino di ieri è immediatamente tornata alla mente di tutti un'altra scena, e un altro sorrisino: quello che si scambiarono Sarkozy e la Merkel.

Era il novembre 2011, era sempre Bruxelles e la domanda più omeno era la stessa: vi ha convinto il presidente italiano? Allora nel mirino era Berlusconi, oggi è Renzi, allora a sghignazzare erano i leader di Francia e Germania, oggi sono i leader d'Europa. Ma l'oltraggio al nostro Paese è stato più o meno simile. E per questo, per quanto siamo scettici sulle misure proposte da Renzi, non cadiamo nella trappola di esultare per quel gesto offensivo, come fecero in molti ai tempi di Berlusconi: il presidente del Consiglio lì stava rappresentando l'Italia. E chi ride di lui ride di noi.

Non possiamo permetterglielo. È vero che se fossimo capaci di mostrare un po' più di carattere nelle sedi europee forse ci rispetterebbero di più. Se evitassimo di inginocchiarci davanti alla Merkel, così imbarazzati da sbagliare persino l'abbottonatura del cappotto, se evitassimo di fare la voce grossa a Roma e poi biascicare tremanti «obbedisco» appena varchiamo le Alpi, se insommadimostrassimo chenonabbiamo svenduto del tutto il nostro orgoglio nazionale insieme alla nostra sovranità monetaria, ebbene, forse il nostro Paese avrebbe un po' più di forza contrattuale quando si presenta a questi vertici.

Ma queste sono cose che possiamo scrivere noi, non loro: su Renzi accettiamo l'ironia di Crozza, ma non quella di Barroso o Van Rompuy. Tanto più che questi due sono pure campioni di ipocrisia: nelle dichiarazioni ufficiali sono tutti premurosi e positivi, poi appena il premier italiano gira l'angolo gli ridono alle spalle... Vi pare? Se poi hanno davvero voglia di ridere, i due rappresentanti della casta europea, provino a guardare dentro casa loro. Troveranno materia da scompisciarsi a sufficienza.

Guardino quel mostro burocratico che hanno costruito, guardino gli sprechi della loro commissione che butta soldi per finanziare qualsiasi follia, dal tango finlandese ai club del golf frequentati dalla signora Merkel, guardino le spese pazze della loro amministrazione che mantiene 44 funzionari ai Caraibi ad organizzare corse di macchinine elettriche, guardino le assurdità del Parlamento europeo che si concede il lusso una seconda sede che resta chiusa per 317 giorni l'anno (costo: 200 milioni di euro), guardino le pensioni dei loro panciuti burocrati che crescono ogni anno di più proprio mentre chiedono sacrifici ai poveri cristi d'Europa , e guardino le bizzarre norme, il tempo perso a misurare la curvatura dei cetrioli e il diametro delle melanzane, le 60 pagine scritte per arrivare alla formula esatta dello sciacquone europeo (costo 90mila euro), le altre 22 appena pubblicate per deliberare che «il serbatoio dell'acqua calda è quello che contiene l'acqua calda».

Se hanno voglia di divertirsi troveranno materia abbondante, fin che vogliono dentro quel palazzo che frequentano. Si sfoghino. Si dilettino. Ridano a crepapelle. Ma poi, quando ricevono un premier italiano, prendano l'abitudine di rimanere seri. E magari anche di alzarsi in piedi. Perché, Renzi o non Renzi, in Italia noi le regole le conosciamo assai meglio di loro. Abbiamo iniziato a scriverle quando dalle loro parti si stava ancora nelle caverne.

 

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