1. DOPO LA “BEFANA” A DE BENEDETTI, ANCHE VERONICA BATTE CASSA PER 540 MILIONI 2. LA CIFRA, MAI UFFICIALIZZATA FINORA, È LA RICHIESTA PER IL DIVORZIO. UNA SOMMETTA CHE BERLUSCONI HA BOLLATO COME ESAGERATA, SPROPORZIONATA, INGIUSTIFICABILE 3. TRA DENARO E PROPRIETÀ, SAREBBE STATO DISPOSTO A LIQUIDARLA CON PIÙ DI 200 MILIONI 4. VISTO IL PATRIMONIO ACCUMULATO DA BERLUSCONI, ACCREDITATO DI UNA FORTUNA SUPERIORE AI SEI MILIARDI DI DOLLARI, L'EX MOGLIE SI È SENTITA PRESA IN GIRO. A QUEL PUNTO I CONTATTI TRA EX CONIUGI SI SONO INTERROTTI. E LA PARTITA È TORNATA IN MANO AGLI AGGUERRITI STAFF LEGALI. ORA TOCCA AI GIUDICI STABILIRE IL VALORE DELL'ADDIO 5. 1977: SULL’’’ESPRESSO’’ L’ARTICOLO PREMONITORE SU BELRUSCONI DI CAMILLA CEDERNA

1 - SILVIO, VOGLIO 540 MILIONI
Paolo Biondani per "l'Espresso"


Tornato in campo da padrone per rilanciare Forza Italia a colpi di video-messaggi, comizi, attacchi e interviste televisive, Silvio Berlusconi sta usando tutto il suo proverbiale carisma pubblicitario per delegittimare la condanna per frode fiscale e ripresentarsi agli elettori con l'aureola del perseguitato dalla giustizia.

Eppure basta scavare dentro una delle sue più famose cause giudiziarie, quella che lui stesso ha avviato contro l'ex moglie, per ritrovargli cucito addosso il marchio verace del privilegiato. Già, perché il divorzio da Veronica Lario è il perno di una vertenza che pochissimi in Italia potrebbero permettersi: un problema da mezzo miliardo.

La cifra, mai ufficializzata finora, è stata al centro di una trattativa che si è interrotta circa un anno fa, in un clima di assoluta riservatezza. In quel periodo Silvio Berlusconi e la sua ex moglie, dopo mesi di veleni, erano tornati anche a vedersi e a parlarsi a tu per tu. Le loro squadre di avvocati civilisti puntavano a chiudere tutte le cause incrociate di separazione e divorzio con un accordo globale: un maxi-assegno definitivo, da versare una volta per tutte.

La fine delle liti con Veronica, madre di tre dei suoi cinque figli, avrebbe consentito al leader di Forza Italia di riportare la pace nelle sue famiglie e concentrarsi sulle sue preoccupazioni di sempre: politica, affari e giustizia. Invece l'accordo è naufragato. E finora, nonostante il ruolo dei protagonisti nella vita pubblica, non si sapeva nulla né della trattativa, né del perché fosse fallita.

Ora "l'Espresso" può ricostruire i fatti fondamentali. L'accordo è saltato per una questione di cifre: Veronica Lario voleva più di mezzo miliardo. Per l'esattezza, 540 milioni di euro. Una richiesta che Silvio Berlusconi ha bollato come esagerata, sproporzionata, ingiustificabile. Tra denaro e proprietà, il padrone della Fininvest sarebbe stato disposto a liquidarla con più di 200 milioni.

Meno della metà della somma rivendicata da lei. Visto il patrimonio accumulato da Berlusconi, accreditato di una fortuna superiore ai sei miliardi di dollari, l'ex moglie si è sentita presa in giro. A quel punto i contatti tra ex coniugi si sono interrotti. E la partita è tornata in mano agli agguerriti staff legali, che sono tuttora impegnati nelle due cause in corso: quella di separazione, che è in fase d'appello a Milano, e il processo di divorzio, avviato dallo stesso Berlusconi in primo grado a Monza.

Gli ex coniugi, beninteso, hanno sempre la possibilità di riaprire la trattativa e arrivare a un accordo soddisfacente per entrambi. Ma almeno fino a questo momento l'ipotesi di un lieto fine viene considerata molto improbabile. Di fatto, in questi ultimi mesi, gli avvocati stanno lavorando solo per rendere più vantaggiosa possibile la decisione finale che spetterà ai giudici. La sentenza più importante riguarda il contenuto economico del divorzio: il verdetto di primo grado è previsto tra circa un anno.

Finora i tribunali hanno quantificato solo l'assegno mensile provvisorio: i giudici di Monza, all'inizio di quest'anno, l'hanno ridotto a un milione e 400 mila euro, con un taglio notevole rispetto ai circa tre milioni (ovvero centomila euro al giorno) che erano stati fissati a Milano nel quadro ormai superato della separazione iniziale. Questa cifra mensile può fornire una prima indicazione sul valore di un ipotetico accordo finale: gli esperti di diritto ricordano, a titolo di esempio, che una regola-base del vecchio codice prevedeva di moltiplicare per 20 la rendita annua.

Applicando questo semplice parametro all'assegno che Berlusconi è già ora tenuto a versare a Veronica, dunque, si raggiungerebbe un capitale di 336 milioni. Un valore che si colloca più o meno a metà strada fra l'offerta di lui e la richiesta di lei. E che di certo rappresenta un tesoro irraggiungibile per i cittadini normali. In Italia, secondo l'Istat, il reddito medio per abitante si ferma a meno di 18 mila euro all'anno (per l'esattezza, 17.979). Per poter liquidare l'ex coniuge con la stessa cifra, dunque, l'italiano medio dovrebbe lavorare (risparmiando tutto) per 18 mila e 688 anni.

Per i giudici non sarà facile decidere il cosiddetto «divorzio del secolo», anche perché la legge fissa solo principi generali, da applicare al caso concreto con molte variabili: il tenore di vita durante il matrimonio, la sua durata, i bisogni dei figli, l'età, la salute e altri dati tutti da interpretare. Rispetto alla separazione (provvisoria), il divorzio fa cessare gli effetti del matrimonio, per cui di norma il trattamento è meno favorevole all'ex coniuge.

Ma anche dopo il taglio della somma mensile, Silvio e l'ex moglie hanno continuato a dividersi, ad esempio, sulla durata dell'assegno: lui ha 77 anni, ma gli avvocati di Veronica puntavano a un accordo calcolato sull'aspettativa di vita di lei, che ha vent'anni di meno.
I possibili riflessi pubblici di questa lite privata sono ben noti a Berlusconi. Il proprietario della Fininvest ha sposato Miriam Bartolini, conosciuta con il nome da attrice di Veronica Lario, il 15 dicembre 1990.

La crisi fu ufficializzata da lei nel 2007 con una famosa lettera a "Repubblica": Veronica gli chiedeva «pubbliche scuse» dopo le galanterie di Silvio con Mara Carfagna alla serata dei Telegatti. Ma precisava anche di essergli stata «al fianco» fin dal 1980. Cioè da quando Berlusconi era ancora sposato con Carla Dall'Oglio, la madre di Marina e Piersilvio, che si era accontentata di un assegno molto inferiore.

Nel 2009, dopo l'apparizione di Berlusconi al diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, è sempre Veronica a preannunciare la causa di separazione con una lettera all'"Ansa". Dove non solo definisce «ciarpame» le candidature di «veline», ma allude anche, in anticipo ai processi per il caso Ruby e l'affare Tarantini, a «vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica».

Gli avvocati civilisti di Berlusconi, d'altro canto, hanno già incamerato due ottimi risultati. Gli ex coniugi hanno rinunciato a rinfacciarsi «l'addebito per colpa», per cui restano fuori dal processo di divorzio tutte le storie di sesso e soldi documentate dalle indagini di Milano e Bari.

Inoltre il tribunale di Monza ha ormai ratificato lo status di divorziati: una sentenza "parziale" che toglie a Veronica il diritto di rivendicare il 25 per cento del patrimonio di Silvio nella futura eredità ormai riservata solo ai figli. Ma se è vero che Berlusconi è un uomo con molti segreti, il riconoscente silenzio di un'ex moglie può ancora valere un tesoro.

2 - 1977: SULL'''ESPRESSO'' L'ARTICOLO PREMONITORE DI CAMILLA CEDERNA
Da "l'Espresso"

Venerdì 9 maggio Silvio Berlusconi comincia a scontare la pena per frode fiscale con il "servizio sociale" per gli anziani della Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Ma continua a dominare le tribune elettorali, convinto di un destino da «padre della patria» e dei risultati di Forza Italia. Inarrestabile, come è sempre stato. Ecco gli albori della sua ascesa descritti da Camilla Cederna sul numero de "l'Espresso" del 10 aprile 1977: un articolo in cui del personaggio si capiva già tutto.

In un ambiente di lusso, saloni uno via l'altro, prati di moquette, sculture che si muovono, pelle, mogano e palissandro, continua a parlare un uomo non tanto alto, con un faccino tondo da bambino coi baffi, nemmeno una ruga, e un nasetto da bambola. Completo da grande sarto, leggero profumo maschio al limone. Mentre il suo aspetto curato, i suoi modini gentili, la sua continua esplosione di idee piacerebbero a un organizzatore di festini e congressi, il suo nome sarebbe piaciuto molto a C.E. Gadda. Si chiama infatti Silvio Berlusconi.

Un milanese che vale miliardi, costruttore di smisurati centri residenziali, ora proprietario della stupenda villa di Arcore dove vissero Gabrio Casati e Teresa Confalonieri (con collezione di pittori lombardi del '500, e mai nessun nudo per non offendere la moglie, religiosissima), quindi della villa ex Borletti ai margini del parco di Milano. Allergico alle fotografie («magari anche per via dei rapimenti», spiega con un sorriso ironico solo a metà) è soddisfattissimo che nessuno lo riconosca né a Milano né in quella sua gemma che considera Milano 2. Siccome è la sua prima intervista, è felice di raccontarmi la sua vita felice.

Media borghesia, il papà direttore di banca che, a liceo finito, non gli dà più la mancia settimanale; ma lui non si dispera, perché, mentre studia legge, lavora in vari modi: suonando Gershwin o cantando le canzoni francesi alle feste studentesche. Non solo, ma fra un trenta e lode e l'altro, fa il venditore di elettrodomestici, e la sua strada è in salita: da venditore a venditore capo a direttore commerciale. Dopo la sua tesi di laurea sulla pubblicità (il massimo dei voti) inizia la sua vera attività entrando successivamente in due importanti imprese di costruzione.

A venticinque anni crea un complesso di case intorno a piazza Piemonte, ecco quindi la fortunatissima operazione di Brugherio, una lottizzazione destinata al ceto medio basso, mille appartamenti che van via subito; e preso dal piacere di raccontare, ogni tanto va nel difficile, dice "congesto", macrourbanistica, architettura corale, la connotazione del mio carattere è la positività, "natura non facit saltus". Il suo sogno sarebbe esser ricercato in tutto il mondo per fare città, e "chiamiamo il Berlusconi" dovrebbe essere l'invocazione di terre desiderose di espandersi.

Di Milano 2, l'enorme quartiere residenziale nel Comune di Segrate, parla come di una donna che ama, completa com'è di ogni bellezza e comfort, e centomila abitanti, che a dir che sono soddisfatti è dir poco. Lui legge tutte le novità di architettura e urbanistica, qualche best-seller ogni tanto, rilegge spesso "L'utopia" di Tommaso Moro, sul quale vorrebbe scrivere un saggio.

Si ritiene l'antitesi del palazzinaro, si ritiene un progressista, è cattolico e praticante, ha votato Dc; e «se l'urbanistica è quella che si contratta fra costruttori e potere politico, la mia allora non è urbanistica».

Grazie, e vediamo cosa dicono gli altri di lui. Lo considerano uno dei maggiori speculatori
edilizi del nostro tempo che, valendosi di grosse protezioni va- ticane e bancarie, vende le case e prende i soldi prima ancora di costruirle, lucrando in proprio miliardi di interessi. Si lega prima con la base dc (Marcora e Bassetti), poi col centro, così che il segretario provinciale Mazzotta è il suo uomo. Altro suo punto di riferimento è il Psi, cioè Craxi, che vuoi dire Tognoli, cioè il sindaco. E qui viene contraddetta la sua avversione verso l'urbanistica come compromesso tra politici e costruttori.

La società di Berlusconi è la Edilnord, fondata nel '63 da lui e da Renzo Rezzonico, direttore di una società finanziaria con base a Lugano, liquidata nel '71 per segrete ragioni. Viene fondata allora la Edilnord centri residenziali con le stesse condizioni della compagnia di prima: lo stesso capitale sociale (circa 10 mila dollari), la stessa banca svizzera che fa i prestiti (la International Bank di Zurigo), ed ecco Berlusconi procuratore generale per l'Italia.

Nel '71 il consiglio dei Lavori Pubblici dichiara ufficialmente residenziale la terra di Berlusconi (comprata per 500 lire al metro quadralo nel '63 e venduta all'Edilnord per 4.250). Da Segrate (amministrazione di sinistra prima, poi socialista e dc) vengono concesse all'Edilnord licenze edilizie in cambio di sostanziose somme di danaro. Umberto Dragone, allora capo del gruppo socialista nel consiglio di Milano, pensa che l'Edilnord abbia pagato ai partiti coinvolti il 5-10 per cento dei profitti (18-19 miliardi) che si aspettava da Milano 2. (Qualche appartamento arredato pare sia stato dato gratis ad assessori e tecnici dc e socialisti. Certo è che questo regalo lo ha avuto un tecnico socialista che vive lì con una fotomodella).

«II silenzio non ha prezzo, ecco il paradiso del silenzio », era scritto sulla pubblicità di questa residenza per alta e media borghesia. Ma il silenzio da principio non c'era. L'aeroporto di Linate è lì a un passo, ogni 90 secondi decollava un aereo, intollerabili le onde sonore, superiori a 100 decibel. Così l'Edilnord si muove a Roma, manovrando i ministeri, per ottenere il cambio delle rotte degli aerei.

Approfittando della vicinanza di un ospedale, il San Raffaele, diretto da un prete trafficone e sospeso a divinis, don Luigi Maria Verzé, manda ai vari ministeri una piantina in cui la sua Milano 2 risulta zona ospedaliera e la cartina falsa verrà distribuita ai piloti (con su la croce, simbolo internazionale della zona di rispetto), così le rotte vengono cambiate spostando l'odioso inquinamento da rumore da Milano 2 alla sezione nord-est di Segrate che per anni protesterà invano: e il prezzo degli appartamenti viene subito triplicato. Altre notizie.

Berlusconi sta mettendo in cantiere la sua nuova Milano 3 nel Comune di Basiglio a sud della città, con appartamenti di tipo "flessibile", cioè con pareti che si spostano secondo le esigenze familiari. In settembre comincerà a trasmettere dal grattacielo Pirelli la sua Telemilano, una televisione locale con dibattiti sui problemi della città, un'ora al giorno offerta ai giornali (egli possiede il 15 per cento del "Giornale" di Montanelli). «Troppi sono oggi i fattori ansiogeni», dice, «la mia sarà una tv ottimista». Staff di otto redattori, più tecnici e cameramen, quaranta persone in tutto.

E pare che in questo suo progetto sia stato aiutato dall'amico Vittorino Colombo, ministro delle Poste e della Tv. Berlusconi aveva anche pensato di fondare un circolo di cultura diretto da Roberto Gervaso; la sua idea preferita però era quella di creare un movimento interpartitico puntato sui giovani emergenti, ma per adesso vi ha soprasseduto. Gli sarebbe piaciuto anche diventare presidente del Milan, ma la paura della pubblicità lo ha trattenuto. Massima sua aspirazione sarebbe infine quella di candidarsi al Parlamento europeo. Ci tiene anche a coltivare al meglio la sua figura di padre, cercando di avere frequenti contatti coi suoi figlioletti. Quel che deplora è che dalle elementari di adesso sia stato esiliato il nozionismo: a lui le nozioni, in qualsiasi campo, hanno giovato moltissimo.

 

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