BIANCO, ROSSO E VERDINI - LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA AI BALLOTTAGGI RENDE COMPLICATA L’OPERAZIONE SALVA-RENZI DI VERDINI: I BERLUSCONES SCONTENTI NON SONO PIÙ COSÌ CONVINTI DI MOLLARE IL BERLUSCA

Ugo Magri per “la Stampa”

 

renzi verdinirenzi verdini

Un certo numero di senatori, specie quelli al confine tra i due blocchi, cominciano a rifare i loro conti. Prendono atto che il Pd tiene, però non scoppia più di salute. Al tempo stesso vedono dai sondaggi che la somma di Salvini, Forza Italia e spezzoni vari di centrodestra, addirittura sopravanza il Pd. Cosa ne deducono questi parlamentari? Che se il vento non cambierà, e il potere continuerà a logorarlo, Renzi potrebbe addirittura perdere le elezioni del 2018. In quel caso avrà molte meno «cadreghe» da offrire, laddove il centrodestra potrà risultare più accogliente...

 

Sono ragionamenti che spiegano, almeno in parte, la fatica che ci sta mettendo Verdini in Senato nel costituire un gruppo di sostegno al premier. Fino a un mese fa dentro Forza Italia avrebbero sgomitato per montare sulla sua zattera, considerato anche il clima di smobilitazione che si respirava in ambito berlusconiano. Verdini aveva contato 32 senatori interessati a imbarcarsi.

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Ora, invece, la fila si è molto assottigliata, siamo sul filo della decina. Altro esempio: i tentativi del Cav di trattenere i partenti, qualche settimana addietro, sarebbero stati del tutto inefficaci perché Silvio non avrebbe avuto nulla in cambio da offrire. Da quando invece ha evitato il tracollo alle Regionali, riuscendo a restare sopra la fatidica doppia cifra, le sue telefonate ai possibili «traditori» hanno un diverso impatto. Perlomeno lo stanno a sentire.

 

È diventato faticoso perfino dare la caccia agli scontenti di Ncd. I quali sono la metà di mille, ma ultimamente sembrano desiderosi semmai di farsi risucchiare a destra (sempre che Salvini ce li voglia). A complicare la vita di Verdini, infine, ci si è messo Renzi medesimo. Non perché gli dispiaccia un soccorso parlamentare, anzi.

 

VERDINI E RENZI due VERDINI E RENZI due

Semplicemente Matteo desidera che non si riveli un gioco delle tre carte. Lotti, braccio destro del premier, ha detto chiaro al concittadino Denis: per fare gruppo deve mettere insieme senatori che già non votino la fiducia al governo. Quindi eviti di far campagna acquisti tra quelli di Gal (Verdini aveva già preso contatti con Naccarato, D’Anna, Giovanni Mauro e Barani) in quanto si tratterebbe di un’operazione a somma zero.

 

Le ultime dicono che Verdini, per condurre in porto la missione, sta provando a giocare la carta grillina. E dunque cerca di «pescare» tra i senatori che hanno lasciato M5S. Un paio di loro proprio in queste ore hanno deciso di passare con Gal. Altri 3-4 pare siano allettati dall’offerta di Verdini. Il quale domani sera ha in agenda un nuovo colloquio con Berlusconi. Ma stavolta si prevede che sia l’ultimo per davvero.

 

VERDINI BERLUSCONIVERDINI BERLUSCONI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...