HO FATTO IL BANCHIERE A CUNEO! – DOPO SIENA E MPS, A CUNEO, SPUNTANO INTRECCI PERICOLOSI TRA LA BANCA REGIONALE EUROPEA (GRUPPO UBI) E LA FONDAZIONE AZIONISTA. SBUCA IL NOME DI GOLA, EDITORE IN AFFARI CON PAOLO BERLUSCONI CON VELLEITA' DI BANCHIERE

Carlotta Scozzari per Dagospia

Intorno alla Banca regionale europea (Bre) si è consumato e, probabilmente, si sta ancora consumando uno scontro di poteri che sembra confermare per l'ennesima volta quanto possano essere pericolosi gli intrecci tra istituti di credito e Fondazioni. Il fatto è che se, da una parte, Bre è controllata al 75% dal Gruppo Ubi guidato da Victor Massiah, dall'altra, il restante 25% è in mano alla Fondazione cassa di risparmio di Cuneo.

Quest'ultima, pure azionista diretta di Ubi al 2,28% e forte di un patrimonio da 1,3 miliardi, è sempre stata abituata a esercitare una certa influenza sull'istituto di credito nato dalla fusione tra la Cassa di risparmio di Cuneo e la Banca del Monte di Lombardia.

Basti pensare che l'ente socio al 25%, fino al 2010, esprimeva il presidente. E nel 2014, con il rinnovo dei vertici di Bre di marzo, la Fondazione di Cuneo puntava a riconquistare la poltrona, assegnandola al proprio presidente, Ezio Falco. Ma le cose non sono andate come l'ente, o meglio, e più realisticamente, come il suo timoniere avrebbe sperato.

La capogruppo Ubi ha, infatti, preferito confermare alla presidenza il torinese Luigi Rossi di Montelera, per concedere alla Fondazione soltanto il posto del suo vice, andato così a Pierfranco Risoli (che, coi suoi oltre 60 incarichi, è stato definito dalla testata online "Lo Spiffero" come "il Mastrapasqua cuneese").

Insomma, Falco, il cui incarico non rinnovabile all'ente piemontese scade nel 2016, è stato costretto a volare basso e a richiudere nel cassetto le sue speranze di approdare alla Banca regionale europea, che nel 2013 ha raccolto tra i clienti quasi 6 miliardi di euro (quasi 7 nel 2012).

Ma come mai la candidatura è stata affossata? Sicuramente, non deve avergli fatto un'ottima pubblicità il libro "Le mani sulla banca - Il caso Fondazione cassa di risparmio di Cuneo", pubblicato lo scorso dicembre da Donzelli e scritto da Carlo Benigni, ex responsabile delle relazioni esterne dell'ente fino al 2010 e di Bre fino al 2011. A leggere il libro, infatti, viene quantomeno il sospetto che alla base della decisione di Falco di silurare, nel 2010, Bertolotto, appunto l'ultimo presidente di Bre espressione della Fondazione di Cuneo, ci sia la decisione di chiudere i finanziamenti a Lineacomputer srl.

Una società, quest'ultima, fondata dallo stesso Falco che non navigava in buone acque, tant'è che già nel 2009 era stata ricapitalizzata dall'attuale Mastrapasqua cuneese Risoli, da Gian Luigi Gola, che all'epoca presiedeva il collegio sindacale dell'ente mentre oggi è consigliere di sorveglianza della capogruppo Ubi, e dall'appaltatore Giuseppe Ferrero.

Caso strano, proprio Ferrero, nel febbraio del 2009, viene scelto dalla Fondazione per eseguire i lavori di ristrutturazione della Sala contrattazioni, un immobile di Cuneo di proprietà dell'ente. Valore dell'appalto: 1,2 milioni, con un ribasso d'asta molto scarso rispetto alla media (1,5% contro una media di quasi il 27 per cento).

In altri termini, la Fondazione, presieduta da Falco e nel cui collegio sindacale siede Gola, sceglie di affidare lavori per un totale di 1,2 milioni, valore un po' più alto della media, a colui che, proprio insieme con Gola, ha ricapitalizzato la società di Falco. Anche se quest'ultimo ha sempre tenuto a precisare che l'assegnazione dell'appalto a Ferrero è stata regolare e trasparente, è chiaro che l'emergere di questi intrecci e potenziali conflitti di interessi nella gestione del denaro della Fondazione, che oltre a essere stati documentati in un libro sono anche all'evidenza della magistratura, non abbia favorito la nomina di Falco ai vertici della Banca regionale europea. E' facile immaginare che la capogruppo Ubi guidata da Massiah abbia preferito mettersi al riparo da eventuali possibili contestazioni o polemiche evitando a piè pari la nomina dell'attuale presidente della Fondazione ai vertici della banca.

Ma sembra esserci di più. Secondo alcune ricostruzioni, a sbarrare la strada a Falco potrebbe avere contribuito anche il recente raffreddamento dei rapporti con Gola. Personaggio carismatico che a qualcuno nei modi di fare ricorda un po' il patron di Mediolanum Ennio Doris, Gola è da qualche anno sulla cresta dell'onda della scena economico-finanziaria cuneese ma non solo.

Nel 2013, non soltanto è stato nominato nel consiglio di sorveglianza di Ubi proprio in rappresentanza di Fondazione cassa di risparmio di Cuneo, ma è salito alla ribalta per avere rilevato la disastrata redazione genovese del "Giornale" di Paolo Berlusconi, dopo che già nel 2012 aveva comprato, sempre dal fratello dell'ex premier Silvio, la Newspaper Milano, che pubblica alcuni mensili tra cui "Espansione". In cambio, Paolo Berlusconi, attraverso la Pbf srl e la Arcus Multimedia, aveva accettato di salire al 10% del Polo Grafico, che è la società - peraltro finanziata da Ubi - che già pubblica alcuni giornali locali ("Il Giornale Nuovo del Piemonte", "La Bisalta" e altre) e attraverso la quale Gola ha acquistato le testate.

Ma più che a fare l'editore, attività non sempre redditizia di questi tempi (pare che il Polo Grafico non stia attraversando una fase finanziaria esattamente semplice), è possibile che Gola punti alle banche. Per questo c'è chi è pronto a scommettere che alla prossima tornata di nomine in Bre il socio di Paolo Berlusconi ambisca alla poltrona più alta, quella di presidente. In questa chiave, perciò, Gola potrebbe avere favorito la nomina di Risoli piuttosto che quella del più ingombrante Falco in occasione del rinnovo dei vertici della Banca regionale europea dello scorso marzo.

In attesa di conoscere se davvero questo è il progetto di Gola, e soprattutto se effettivamente le sue ambizioni diventeranno realtà, gli intrecci di potere intorno alla Fondazione sono anche finiti in una interrogazione parlamentare presentata alla fine di marzo dalla deputata del Movimento 5 stelle Fabiana Dadone.

La parlamentare chiede, tra le altre cose, al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan se, "una volta appurata la situazione di intrecci d'affari (...) non ritenga opportuno e doveroso intervenire nei confronti della Fondazione cassa di risparmio di Cuneo e delle figure eventualmente coinvolte, avviando altresì una good practice di puntuale controllo e monitoraggio ampliato a tutte le 88 fondazioni di origine bancaria coinvolgendo in questo anche l'Associazione delle fondazioni e casse di risparmio (Acri) presieduta da Giuseppe Guzzetti".

Chissà se questa volta il ministero, che esercita la vigilanza sugli enti soci delle banche, deciderà di procedere con un vero e proprio controllo nella sede della Fondazione cuneese o se invece, come già accaduto in passato a seguito delle interrogazioni del senatore Giuseppe Menardi, di Antonio Di Pietro e di altri parlamentari, si limiterà a girare le domande alla Fondazione.

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN Profumo Presidente di Banca Mps insieme a Riffeser e Giuseppe Guzzetti il Presidente Acri la casi tutte le Fondazioni Bancarie Italiane luigi rossi di montelera BANCA REGIONALE EUROPEA BANCA REGIONALE EUROPEA CARLO BENIGNI LE MANI SULLA BANCA CARLO BENIGNI

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