mario draghi recovery plan

DRAGHI HA FATTO I COMPITI A CASA MA ALL'UE NON BASTA - LE 40 PAGINE DI RIFORME NELLA BOZZA DEL RECOVERY PLAN SONO DIVENTATE 60, EPPURE I NODI RESTANO DIVERSI: SPARITO IL RIFERIMENTO A QUOTA 100 SULLE PENSIONI, MENTRE FISCO E LAVORO SONO ARGOMENTI TABÙ - IL RISCHIO È CHE LA "PIOGGIA DI MILIARDI" IN ARRIVO DALL'EUROPA SIA SOLO UN EFFICACISSIMO STRUMENTO PER COMMISSARIARE DEFINITIVAMENTE L'ITALIA, PIEGANDOCI AI DIKTAT DI BRUXELLES FINO A IERI INASCOLTATI...

Giuseppe Liturri per “La Verità

 

presentazione del recovery plan

Sabato eravamo stati fin troppo facili profeti. Ci chiedevamo, con una domanda evidentemente retorica, se le 40 pagine dedicate alle riforme nella bozza di Recovery plan fossero sufficienti per soddisfare la Commissione assetata di obiettivi certi e misurabili, sia qualitativi che quantitativi.

 

Il discreto trambusto che ne è seguito, con un Consiglio dei ministri slittato di ora in ora è la dimostrazione che ci avevamo visto giusto. Ma la pistola fumante è stata visibile solo ieri, quando visionando il testo depositato in Parlamento, abbiamo visto lievitare le pagine dedicate al nodo principale di tutta questa vicenda: quelle dedicate alle tanto decantate riforme decollano da circa 40 a 60.

 

presentazione del recovery plan

Se si osserva che il piano di Giuseppe Conte a gennaio era quasi del tutto privo di questo capitolo, forse si capisce perché l'avvocato pugliese è tornato a occupare la sua cattedra universitaria.

 

L'aspetto ancora più clamoroso del piano definitivo è rilevabile nella parte, in verità sempre striminzita, dedicata a fisco e pensioni. Scompare la frase «in tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti».

 

presentazione del recovery plan 2

Non sappiamo se si tratti dell'effetto della ormai mitica telefonata intercorsa tra Mario Draghi e Ursula von der Leyen. Ci permettiamo solo di rilevare che si tratta di un nodo che verrà senz'altro al pettine. Infatti, il regolamento 241/2021 parla chiaro: senza risposte chiare e tempi certi di attuazione su tutte le richieste contenute nelle raccomandazioni Paese 2019 e 2020, il piano non prenderà i necessari e fatidici voti «A» e, anche qualora riuscisse a passare, è pronto a entrare in azione il cosiddetto «freno d'emergenza».

 

presentazione del recovery plan 3

In base al quale, al momento dell'erogazione degli esborsi semestrali, basterà che anche un solo Stato membro sollevi perplessità sull'avvenuto conseguimento degli obiettivi intermedi, per portare la disputa davanti al Consiglio europeo che, «in linea di principio», dovrebbe trovare un accordo entro tre mesi. E se l'accordo non ci fosse? Il regolamento non prevede risposte al riguardo.

 

Le riforme oggetto di maggiore approfondimento sono quelle sulla giustizia, la Pubblica amministrazione, la semplificazione amministrativa e la concorrenza. E si capisce pure il perché. Sono infatti tutte propedeutiche ed essenziali affinché il flusso degli investimenti previsti - ricordiamo 191 miliardi del Rrf, 31 miliardi del fondo complementare nazionale e 13,5 del React-Ue - possa essere eseguito entro i tempi previsti (impegni di spesa entro il 2023 e pagamenti entro il 2026). Bisogna alleggerire tutto l'apparato normativo e burocratico che zavorra le decisioni in materia di investimenti pubblici.

 

presentazione del recovery plan 4

Ma da Bruxelles colgono l'occasione per infilarci anche un loro vecchio totem: la concorrenza. Che si fa fatica a capire cosa c'entri per risollevare dei settori come, ad esempio, quello fieristico e turistico-ricettivo.

 

Dopo mesi in cui la capacità di offerta di beni e servizi del nostro Paese è stata messa a dura prova non per proprie inefficienze ma per il dileguarsi dei loro clienti, da Bruxelles pensano bene di far scannare gli operatori tra di loro per conseguire il famoso incremento del Pil potenziale di qualche zero virgola, nel solco dell'ideologia offertista che ci propina soluzioni fallaci da almeno dieci anni. Come mandare in palestra qualcuno appena dimesso dall'ospedale.

 

MARIO DRAGHI RECOVERY PLAN

Se il livello di dettaglio su questo primo pacchetto di riforme potrebbe accontentare i mandarini di Bruxelles, è su fisco, lavoro e pensioni che la partita non appare nemmeno cominciata. Appare davvero troppo generico quanto scritto nelle sette pagine dedicate a questi tre temi. Con pensioni e lavoro che restano argomenti tabù.

 

Comprendiamo la possibilità di adeguare in corso d'opera il lavoro su questi temi, vista l'urgenza e la priorità assegnata alle prime quattro riforme come «lubrificante» per la partenza del piano, ma a Palazzo Berlaymont ci attendono al varco.

 

ursula von der leyen

Il timore che le 60 pagine dedicate alle riforme potrebbero essere insufficienti a superare la tagliola del freno d'emergenza è molto forte, soprattutto osservando l'andamento del dibattito politico in corso in Spagna, alla luce del sole, ormai da settimane, con il ministro del Lavoro, Yolanda Diaz, in netta contrapposizione rispetto al ministro dell'Economia, Nadia Calvino, più favorevole a osservare le prescrizioni della Commissione che chiede ancora più flessibilità. Arriverà il momento dello scontro anche in Italia.

 

ursula von der leyen

A meno che l'intero Parlamento, quasi al completo, non accetti di rimanere sostanzialmente privato del suo potere legislativo per molti anni a venire. Infatti il livello di dettaglio, sia nel merito che nei tempi di attuazione, delle riforme richieste da Bruxelles depotenzia di molto il ruolo delle istituzioni nazionali e ci ricorda molto da vicino le richieste, estremamente granulari, che Paesi come Portogallo, Grecia e Spagna hanno ricevuto dal Mes in occasione dei rispettivi programmi di assistenza finanziari.

 

coronavirus, il video messaggio di ursula all'italia

Proprio sulle stesse riforme che oggi ci chiede l'Ue, il Portogallo ha ricevuto ben 1993 prescrizioni in tre anni. E allora ripetiamo ad alta voce quanto qui andiamo scrivendo ormai da fine aprile 2020, quando tutti i grandi media osannavano la «pioggia di miliardi»: il Recovery è un efficacissimo strumento per commissariare definitivamente l'Italia, piegandoci ai diktat di Bruxelles fino a ieri inascoltati.

 

ursula von der leyen

Oggi e domani le Camere ascolteranno le comunicazioni di Draghi e voteranno delle risoluzioni. Ci auguriamo che ci sia un ultimo sussulto, seppur tardivo, di difesa dell'interesse nazionale.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....