SACCODANNI? BENE, BRAVO, BIS – ‘DRAGO’ DRAGHI VORREBBE LA CONFERMA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA – LA MINACCIA AD EUROLANDIA NON È FINITA E ALLA BCE SERVE UN MINISTRO AFFIDABILE

Federico Fubini per "la Repubblica"

È da quando l'Europa è scivolata nella grande recessione che le mosse della Bce e quelle dell'Italia si incrociano in un rapporto bipolare. Quando l'Italia sbanda o allenta la presa sui conti pubblici, la Banca centrale europea si irrigidisce. Quando invece l'Italia contraddice la sua fama di mina vagante del continente, l'Eurotower reagisce nel senso opposto: fa qualcosa che finisce per togliere dai guai anche il governo di Roma.

È successo in passato, rischia di accadere di nuovo con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Comunque si risolva la crisi di governo, a Francoforte gli sviluppi sono seguiti con attenzione giorno per giorno. I banchieri centrali europei non avevano messo in conto un cambio della guardia a Palazzo Chigi proprio ora e l'inevitabile dose di incertezza che porta con sé sta provocando in privato commenti preoccupati. Non solo, ma anche, da parte del presidente Mario Draghi.

All'Eurotower tutti ricordano la lezione dell'inverno 2011-2012, anche se quella attuale è una stagione diversa. Ieri lo spread fra Bund tedeschi e Btp italiani a dieci anni era sotto i 190 punti-base, allora aveva toccato i 574. Allora, poco più di due anni fa, Mario Draghi passava dal suo ufficio di governatore della Banca d'Italia alla presidenza dell'Eurotower in un momento che non poteva essere più difficile per lui.

L'euro era in gioco e la minaccia più grande alla moneta era proprio il Paese che aveva appena espresso il presidente della Bce. I titoli italiani a un anno rendevano più dell'8%, segno che gli investitori si aspettavano un default imminente. L'Eurotower interveniva comprando titoli italiani, ma senza convinzione. Draghi non poteva permettersi di debuttare a Francoforte dando l'impressione di favorire il suo Paese: sarebbe stata la fine precoce della sua credibilità.

Allora successe qualcosa: cambio di governo e di linea a Roma. Esce Silvio Berlusconi, entra Mario Monti. A quel punto la Bce ha le spalle coperte e si sblocca: immette sul mercato mille miliardi lordi di liquidità straordinaria che aiutano l'Italia a riemergere dagli inferi. Oggi tutto è diverso, naturalmente. Draghi stesso in privato esprime dubbi sull'opportunità dei nomi che circolano per il posto di ministro dell'Economia.

È vero che non ne critica nessuno in particolare e certo non quello di Pier Carlo Padoan, sul quale in queste ore si lavora molto. Del resto non è la stima personale e professionale di Draghi verso i possibili candidati a mancare. Quella c'è in pieno. È che il presidente della Bce, benché si guardi bene dall'esercitare pressioni anche private, nel posto di ministro dell'Economia preferirebbe una sola persona. Colui che lo è già: Fabrizio Saccomanni.

Draghi lo preferisce a qualunque altra ipotesi appunto perché oggi tutto è diverso rispetto al 2011, meno un dettaglio: la minaccia a Eurolandia ora è sedata, non scomparsa. La Bce ha bisogno di un'Italia affidabile, perché sa che dovrà intervenire nei mesi prossimi
per contrastare la nuova forma che la crisi ha preso: quella di una deflazione in grado di corrodere l'economia del Sud Europa e rendere insostenibili i debiti pubblici e privati.

A gennaio l'inflazione media dell'area euro era di appena lo 0,7%, in Italia dello 0,6%. Spagna, Portogallo e Irlanda sono a un soffio da un avvitamento dei prezzi, Grecia e Cipro ci sono cadute già in pieno. Con tassi reali elevati per effetto dell'inflazione bassissima, lo spread a 190 punti-base di oggi pesa sull'Italia come se fosse sopra i 300 punti-base con un carovita normale. Per questo il debito pubblico continua pericolosamente a salire malgrado il calo apparente degli interessi. E per questo la Bce studia misure non ortodosse - e malviste in Germania - per stoppare la discesa verso la deflazione nei prossimi mesi.

Qui s'innesta la crisi di governo a Roma, che rischia di complicare tutto. Se infatti l'Italia di Matteo Renzi scegliesse di ignorare le regole europee dovrebbe farlo contro il parere di Bruxelles. Ieri Olli Rehn, commissario Ue agli Affari monetari, ha ricordato che non è d'accordo: se l'Italia violasse il tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil, ha detto, «il debito salirebbe ancora e questo certo non aiuta la competitività ».

Draghi ha un timore, confidato a pochissimi: nel caso in cui l'Italia va fuori linea, non appena lui proporrà nuove misure espansive da parte della Bce verrà accusato di farlo solo per aiutare il proprio Paese. Questa è la ricetta della paralisi. Come nel 2011-2012, Draghi può sostenere il Sud Europa e l'Italia solo se l'Italia stessa non diventa un caso in Europa. Può farlo solo se il suo Paese d'origine non viene considerato dagli altri una minaccia alla stabilità propria e di tutti.

Saccomanni lo sa e anche ieri a Bruxelles ha ricordato che il limite del 3% di deficit va rispettato «perché è in gioco la reputazione». Quanto a Draghi, lui si astiene dal dire come la pensa perché non è questo il suo ruolo e comunque sarebbe controproducente. Gli basta e avanza la complessità del puzzle europeo. Ora con un pezzo in più finito fuori posto.

 

 

SACCOMANNI E DRAGHI saccomanni-draghi Draghi tra Saccomanni e Grilli banca_centrale_europeaSilvio berlu PIER CARLO PADOANolli rehn

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO