antonio tajani matteo salvini enrico michetti maurizio lupi a latina claudio durigon

“CHE I FASCISTI NON ESISTONO LO ABBIAMO VISTO. NON HANNO VOTATO!” - L’EX SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA DURIGON, NOTO ALLE CRONACHE PER AVERE PROPOSTO DI CAMBIARE IL NOME DI UNA PIAZZA DI LATINA DA “FALCONE E BORSELLINO” A “ARNALDO MUSSOLINI”, FA L’ANALISI DEL VOTO AD MINCHIAM – SALVINI DEVE FARE I CONTI CON I MALUMORI INTERNI ALLA LEGA. BORGHI: "QUANDO SI PERDE, SI PERDE" - E C’È CHI ATTACCA: "BASTA CON GLI IMPROVVISATI"

Da open.online

matteo salvini saluta claudio durigon foto di bacco (3)

 

L’ex sottosegretario leghista Claudio Durigon – noto alle cronache anche per avere proposto di cambiare il nome di una piazza di Latina da “Falcone e Borsellino” a “Arnaldo Mussolini” – ha commentato a Repubblica i risultati del centrodestra alle elezioni comunali.

 

La coalizione non è riuscita a prendersi nemmeno Latina, sua città natale: Vincenzo Zaccheo, candidato sostenuto dalla Lega, ha perso al ballottaggio di quasi dieci punti, con il centrosinistra che ha ribaltato il risultato del primo turno. «Queste elezioni erano poco sentite», ha detto citando, come tutto il centrodestra, l’elevato astensionismo. «Che i fascisti non esistono lo abbiamo visto. Non hanno votato!», ha detto Durigon. Avrà forse inciso la vicenda della piazza?

 

CLAUDIO DURIGON E MATTEO SALVINI FANNO SELFIE IN SPIAGGIA

«Ma no», dice l’ex sottosegretario ad Annalisa Cuzzocrea. «Se quella polemica avesse avuto un ruolo in questa sconfitta, il centrodestra avrebbe già perso al primo turno. E invece le sue liste avevano il 53%». Nessuno spostamento dell’elettorato di destra deluso verso sinistra, dunque, secondo Durigon: «La maggior parte della gente di Latina non è andata a votare». E non c’entrerebbe nemmeno il cortocircuito leghista sul Green pass (il Carroccio non lo vuole, ma resta nell’esecutivo che l’ha approvato): «Non credo che chi è contro la Certificazione abbia la forza di determinare questo risultato. Sono davvero pochi quelli che non hanno il vaccino nel Lazio».

 

 

SALVINI

Cesare Zapperi per corriere.it

 

matteo salvini con la mascherina di borsellino

È un giorno nero per il centrodestra, sconfitto in tutti i capoluoghi con l’unica eccezione di Trieste. Ma mentre Giorgia Meloni ammette la sconfitta, Matteo Salvini, a caldo, si tiene alla larga dalle analisi. Preferisce fare la conta dei sindaci e rilevare che dopo il ballottaggio «abbiamo tredici primi cittadini in più».

 

E come dopo il primo turno la soddisfazione veniva dall’aver vinto a Codogno, Melfi e Villorba, così ieri in casa leghista regalano qualche sorriso (amaro) i risultati di Desio, Sansepolcro e Lanciano. Poca cosa quando a Roma e Torino la sconfitta è di venti punti. Oppure quando non riesce, malgrado quattro interventi in campagna elettorale dello stesso leader e le ripetute partecipazioni ad eventi pre-voto di Giancarlo Giorgetti, la riconquista dell’antico feudo di Varese. O ancora, quando sfugge pure Latina, pietra dello scandalo che è costato il posto al governo di Claudio Durigon e su cui il leader del Carroccio aveva puntato molte fiches per confermare la bontà del suo progetto di Lega nazionale.

CLAUDIO DURIGON MATTEO SALVINI

 

«Arrivare tardi non ha giovato»

«Gli elettori hanno sempre ragione — mastica amaro Salvini — sia quando vince Gualtieri sia quando tocca a Dipiazza». Ma è constatazione tanto ovvia quanto fragile. Ecco perché il segretario, dopo un’ammissione sincera («Gualtieri avrebbe vinto lo stesso») la inserisce in un ragionamento più ampio. «Se un sindaco viene eletto da una minoranza di una minoranza è un problema per la democrazia. Un problema della politica ma anche della stampa visto che per venti giorni si è parlato di scandali sessuali e di assalti fascisti anziché dei temi che stanno a cuore ai cittadini».

 

matteo salvini claudio durigon 2

A chi gli chiede conto se siano stati fatti errori in questa tornata amministrativa, parlando da Catanzaro dov’era per fare il punto sulla nascente Giunta della Regione (conquistata nettamente dal centrodestra due settimane fa) Salvini risponde: «Sicuramente arrivare in ritardo in alcune grandi città non ci ha aiutato. Soprattutto in un momento come quello post Covid in cui la gente ha poco tempo e tanti problemi, il lavoro, le tasse, il tampone, il green pass, il mutuo, la rottamazione con Equitalia, per presentare un sindaco e la sua idea di città devi avere non qualche settimana ma qualche mese».

 

Per questo il leader rilancia l’esigenza di individuare con gli altri partner della coalizione di centrodestra entro fine anno (quindici giorni fa il termine doveva essere novembre) i candidati sindaco nella cinquantina di città chiamate al voto nella prossima primavera, da Genova a Palermo, da Monza a Lecce. Un vertice, richiesto da Giorgia Meloni, dovrebbe tenersi nei prossimi giorni.

giulia bongiorno claudio durigon matteo salvini massimo caravaglia conferenza stampa quota 100

 

L’attacco a Lamorgese

Qui ed ora, con l’occhio rivolto a Trieste (ma non con riferimento alle elezioni), per Salvini resta un tema di strettissima attualità che anche se non riguarda le urne ha condizionato la campagna elettorale: l’avvelenamento del confronto politico che richiede una «pacificazione nazionale». E attacca la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: «Che usi gli idranti contro i lavoratori e i guanti di velluto contro gli squadristi, mi stupisce e mi preoccupa.

 

È stato fatto in maniera strumentale per le elezioni amministrative? Spero di no, ma in ogni caso l’errore mi sembra evidente». Di qui la chiamata in causa del presidente del Consiglio. «Non mi sembra normale, c’è qualcosa che non funziona. Ribadisco a Draghi la mia richiesta: facciamo un incontro con il ministro, perché le prossime settimane non saranno facili se la gestione dell’ordine pubblico sarà così schizofrenica».

 

borghi salvini bagnai

Borghi: «Quando si perde si perde»

Ma intanto le sconfitte degli ultimi 15 giorni pesano. E affiorano i mugugni anche in casa leghista. «Abbiamo perso la carica rivoluzionaria» dice ad alta voce, con il suo stile da grillo parlante, Claudio Borghi. «Quando si perde si perde, ma ora serve capire che fine hanno fatto i nostri elettori» osserva l’ex viceministro allo Sviluppo economico Dario Galli.

 

E perfino il candidato sconfitto a Varese, il deputato Matteo Bianchi fa una sottolineatura pungente: «Non è più la stagione degli improvvisati in politica. Oggi la gente chiede di risolvere i problemi invece che fare slogan, vanno candidate persone che hanno una percorso nell’amministrazione». Sono i primi segni di una riflessione che a suo modo vuole lanciare anche Salvini annunciando per fine anno nuovi segretari cittadini in tutta Italia e « una campagna d’ascolto e confronto con il Paese reale, come antidoto all’astensione che ha caratterizzato le ultime elezioni amministrative».

 

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…