
È LUI O NON È LUI? CERTO CHE È LUI! A SCORTARE GIORGIA MELONI A WASHINGTON C’ERA GIOVANBATTISTA FAZZOLARI, SOTTOSEGRETARIO A PALAZZO CHIGI, SPOSATO CON UN’UCRAINA E FAUTORE DELLA LINEA DURA CONTRO LA RUSSIA – MENTRE MELONI CONFESSA CHE A LEI “NON PIACE PARLARE CON LA STAMPA ITALIANA”, CI PENSA “FAZZO” A RIEMPIRE I CRONISTI DI DETTAGLI SULLA FANTOMATICA PROPOSTA ITALIANA SUL MODELLO DELL’ARTICOLO 5 DELLA NATO: “UN TRATTATO INTERNAZIONALE TRA PAESI CHE VOLONTARIAMENTE ADERISCONO. A DIFFERENZA DELL'ALLEANZA ATLANTICA, NON AVREBBE PERÒ ESERCITAZIONI CONGIUNTE O TRUPPE SUL TERRENO”. TIPO I VOLENTEROSI, MA SENZA VOLONTÀ DI INTERVENIRE “BOOTS ON THE GROUND” (QUINDI A CHE SERVE)?
La democrazia ai tempi della #Meloni.
— Gimmoriso' ?? (@fawollo13) August 19, 2025
Meglio non parlare coi giornalisti, quelli fanno domande. Quelli veri, aggiungerei. Bocchino, Sechi, Sallusti, Porro, Senaldi, Cerno, Vespa, Belpietro, e compagnia bella, ovviamente non sto parlando di voi. Che vergogna, ché squallore#Trump pic.twitter.com/kp5RyPCiQf
MELONI DONALD ELOGIA L'ITALIA "MA NON INVIEREMO NOSTRI SOLDATI"
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
giorgia meloni e giovanbattista fazzolari al summit dei leader europei a washington
Con un pizzico di sadismo, o forse solo salomonicamente per non scontentare due alleati tornati a sopportarsi a fatica, Donald Trump sceglie di far sedere al suo fianco Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. La premier è sorridente.
[…] La presidente del Consiglio vede un varco e subito lo sfrutta, sostenendo le tesi che più assomigliano a quelle del Presidente americano, almeno tra i big seduti attorno al tavolo. «Siamo contenti — rivendica — che sulle garanzie di sicurezza si parta dalla proposta italiana». Il tentativo, non del tutto ortodosso nel linguaggio della diplomazia, è incassare in mondovisione l'apertura di Donald Trump — ancora generica, a dire il vero — su un meccanismo automatico di mutua difesa modellato sull'articolo cinque.
giorgia meloni punto stampa a washington 1
A porte chiuse, poi, entra meglio nel dettaglio di questa «garanzia» che deve assicurare che quanto accaduto «non succeda mai più». Non cambia invece posizione rispetto all'altro grande nodo sul tappeto, vale a dire l'invio di truppe italiane nell'ambito di una possibile missione dei volenterosi, su cui continuano a spingere francesi e inglesi.
Roma, senza un ombrello della Nato, non intende schierare truppe sul terreno. È la posizione della premier. Quella che chiediamo di dettagliare al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, che accompagna la leader qui a Washington.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse
«La nostra proposta su un meccanismo simile all'articolo cinque — sostiene nella hall dell'hotel St. Regis — è quella che sta prendendo piede. Altro è l'ipotesi di un gruppo di Paesi che volontariamente decide l'invio di truppe. È una opzione legittima e non ci opponiamo. Ma l'Italia non intende partecipare».
Altro discorso sarebbe se tutto avvenisse sotto l'ombrello dell'Onu? «Certo, ma allo stato questa proposta non c'è. E neanche se ne discute». Resta un dubbio, che sempre Fazzolari chiarisce: come potrebbe prendere forma questa garanzia di sicurezza per Kiev? E soprattutto, perché la Russia dovrebbe accettare una sorta di "seconda Nato" ai suoi confini?
«Si tratterebbe di un trattato internazionale tra Paesi che volontariamente aderiscono — risponde — A differenza dell'Alleanza atlantica, non avrebbe però esercitazioni congiunte o truppe sul terreno a ridosso dei confini. Insomma, si tratterebbe di un impegno vincolante, non di una vera e propria organizzazione, come è la Nato. Questo renderebbe la cosa più accettabile per Putin».
giorgia meloni punto stampa a washington 4
Ecco dunque perché Meloni continua a frenare sull'opzione dei volenterosi a cui lavorano Parigi e Londra: le truppe sul terreno, dal punto di vista di Roma, potrebbero non essere accettate da Mosca, complicando il patto sulle garanzie di sicurezza. Al mattino, prima di raggiungere i colleghi europei per una riunione che anticipa il vertice alla Casa Bianca, Meloni si mostra assai cauta.[...]
IL DIARIO DI FAZZOLARI A WASHINGTON CON MELONI: "MOSCA POTREBBE NON RISPETTARE GLI ACCORDI"
Estratto dell’articolo di Simone Canettieri per www.ilfoglio.it
foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse
Nemmeno il tempo di tornare a Roma che subito è partito il dossier di Fratelli d'Italia sulla visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca per il vertice fra i leader europei, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e Donald Trump, il padrone di casa. La nota informativa dell'ufficio studi di Via della Scrofa mai come questa volta sembra portare la firma di Giovanbattista Fazzolari, braccio destro della premier, presente alla missione americana.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha partecipato, come si vede nella foto, all'incontro preliminare all'ambasciata ucraina a Washington. Nel dossier che il Foglio ha potuto consultare – sette pagine – c'è un'analisi di quanto accaduto in queste ultime 24 ore. Vale soffermarsi su alcuni passaggi che sembrano usciti dalla penna di Fazzolari, in questa specie di diario.
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
"Il fatto che Kiev richieda condizioni di sicurezza per il futuro è naturale e frutto della storia: non sarebbe una novità per la Russia disattendere gli accordi a scapito dell’integrità territoriale dell’Ucraina (si veda il fallimento del Memorandum di Budapest). E siamo orgogliosi che, per dare quelle garanzie, l’opzione sul tavolo da cui si parte sia quella proposta – già da diversi mesi – da Giorgia Meloni.
Un modello, oggi ampiamente condiviso, basato su garanzie simili a quelle previste ex articolo 5 del Trattato Atlantico che però non preveda l’ingresso nella Nato, essendo di fatto un meccanismo esterno all’Alleanza". In poche parole il partito della premier teme che Mosca possa violare gli accordi che in queste ore tra mille difficoltà iniziano a prendere forma.
LE FACCETTE DI GIORGIA MELONI DURANTE IL VERTICE CON DONALD TRUMP
Visto che la premier Meloni, per sua ammissione a Trump, non ama parlare e rispondere alla stampa, occorre attaccarsi al fumo della pipa che esce da questo dossier. Altro passaggio interessante. "Ad oggi Mosca è in difficoltà: non è riuscita a prendere il controllo totale neanche delle regioni di cui ha proclamato l’annessione nel settembre 2022.
La Russia è impantanata in una guerra di logoramento che sta decimando soldati e mezzi a fronte di modestissimi risultati: in un anno si parla della conquista dell’1,9% del territorio ucraino, in tre anni e mezzo il terreno conquistato non arriva al 19%. Insomma, un quadro molto differente rispetto alla minaccia russa iniziale di riuscire a prendere Kiev in tre giorni. La resistenza ucraina ha potuto contare su un appoggio a 360 gradi da parte dell’Occidente".
Il resto della nota informativa prende di mira le opposizioni e "molta stampa". Accusati di essersi "prodigati a sminuire gli avanzamenti di questi giorni, si sono concentrati più sull’ormai famoso tappeto rosso che sulla sostanza: hanno addirittura parlato di una sconfitta per l’Occidente. Spiace constatare, ancora una volta, che le mire elettorali prevalgano addirittura su questioni così importanti che vedono in gioco la vita di milioni di persone e la sicurezza di un intero continente". [...]
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
donald trump giorgia meloni - vertice alla casa bianca
donald trump giorgia meloni - vertice alla casa bianca
GIORGIA MELONI NELLO STUDIO OVALE INSIEME AI LEADER EUROPEI E DONALD TRUMP