giuseppe conte ponte morandi benetton autostrade

È PASSATO UN ANNO E MEZZO DAL CROLLO DEL PONTE MORANDI E CONTE NON HA ANCORA DECISO CHE FARE CON LA CONCESSIONE DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA. L'AZIENDA HA MANDATO SEGNALI DI PACE, AISCAT HA RITIRATO IL RICORSO CONTRO IL MILLEPROROGHE. MA LA MAGGIORANZA È PARALIZZATA. IL PD VUOLE RINEGOZIARE MA NON CANCELLARE I CONTRATTI. UNA FRANGIA DEL M5S, CAPEGGIATA DA BUFFAGNI, VUOLE RIDURRE IN CENERE I BENETTON

1 - AUTOSTRADE: PRIMI TENTATIVI DI PACE, MA LA MAGGIORANZA È SEMPRE BLOCCATA

Dal “Fatto quotidiano

giuseppe conte alla commemorazione del crollo del ponte morandi 1

 

Aiscat ha già cambiato idea. L' associazione delle concessionarie autostradali ha rinunciato al ricorso contro l' articolo 35 del Milleproroghe, ovvero la norma che disciplina la revoca delle concessioni. Come anticipato sul Fatto Quotidiano di sabato, Aiscat aveva appena presentato un ricorso di 27 pagine al Tar del Lazio, con l' obiettivo di ottenere un risarcimento per i presunti danni scaturiti dall' approvazione del Milleproroghe.

 

Un' idea stravagante - i Benetton (e gli altri grandi concessionari) che chiedono soldi allo Stato dopo lo scandalo del ponte Morandi - ma subito tramontata.

L' associazione guidata da Fabrizio Palenzona ha fatto sapere che "d' intesa con i suoi legali ha deciso di ritirare il ricorso al Tar, confidando in una soluzione positiva della complessa problematica in essere".

 

La "soluzione positiva" auspicata dai concessionari a questo punto non può che essere politica: contro l' articolo 35 che minaccia Benetton e soci c' è già un emendamento al Milleproproghe firmato da Italia Viva. Ma sul tema - come pure sulla battaglia prescrizione - la maggioranza continua a restare immobile, non fa un passo né avanti né indietro.

 

una torta a forma di ponte morandi giuseppe conte

Ne è la prova il fatto che il confronto in commissione sugli emendamenti al Milleproroghe iniziato ieri (sono oltre mille, di cui 15 del governo, ma su temi "secondari") per adesso si concentra su questioni non proprio imprescindibili. Un esempio pratico: ieri è stata approvata la norma che proroga i termini per il riconoscimento dei meriti al valore militare per i caduti durante la Resistenza.

 

Massimo rispetto, ci mancherebbe, ma non esattamente il fulcro del dibattito politico.

I giallorosa, dicevamo, sono immobili. Non è arrivata nessuna novità nemmeno dalla riunione di maggioranza di ieri mattina a Montecitorio. "Il clima era più disteso", fa sapere il renziano Marco Di Maio. Meno disteso era difficile, visto che lui stesso la scorsa settimana aveva lasciato il vertice sbattendo la porta. Al di là delle cortesie, nessun passo avanti sostanziale.

fabrizio palenzona foto di bacco

 

E la Lega gongola: "Già dall' esame dei primi articoli abbiamo visto come questa maggioranza sia allo sbando - hanno dichiarato i capigruppo salviniani in commissione - . Non c' è nessun approfondimento, per ammissione stessa del governo nei confronti dei relatori, sugli emendamenti strategici su Autostrade, cedolare secca, flat tax e prescrizione". Secondo i leghisti, la strategia dei giallorosa è chiara: prendere tempo, fare melina, "mandare in vacca" (come dice un deputato del Carroccio).

 

Seguendo questa interpretazione, i nodi non saranno affrontati in commissione e si farà in modo di non chiudere l' esame prima del 10 febbraio, giorno in cui il Milleproroghe deve approdare in aula, dove sarà trasmesso senza mandato ai relatori (e senza un vero esame). Poi - sempre secondo la Lega - il governo si giocherà tutto con un maxi-emendamento e un voto di fiducia. Chissà se conterrà la "soluzione positiva" che si aspettano gli autostradali.

 

 

2 - AUTOSTRADE, AISCAT RITIRA IL RICORSO AL TAR VERSO IL COMPROMESSO SULLA CONCESSIONE

R. Amo. per “il Messaggero

 

È presto per parlare di accordo tra Atlantia-Aspi e il governo sulla concessione autostradale: la trattativa dietro le quinte è ancora in alto mare. Ma dopo il voto in Emilia Romagna si respira un clima diverso sulla minaccia di revoca della concessione. Un clima certamente più favorevole a un accordo che passi da garanzie precise di Autostrade, tra tariffe e investimenti. Una conferma di questo clima è in qualche modo arrivata ieri dall'annuncio dell'Aiscat, l'Associazione delle concessionarie autostradali che si era scagliata contro il decreto Milleproroghe approvato a dicembre scorso dal governo che cancella, con una modifica unilaterlae della Convenzione del 2007, il maxi-indennizzo dovuto ad Aspi in caso di revoca della concessione.

patuanelli paola de micheli

 

«L'Aiscat d'intesa con i suoi legali ha deciso di ritirare il ricorso al Tar» contro l'articolo 35 del Milleproroghe sulle concessioni autostradali. E lo fa, ha spiegato, «confidando in una soluzione positiva della complessa problematica in essere». Come dire: facciamo un passo indietro per non essere di ostacolo in un'eventuale trattativa, compreso quella tra Atlantia e il governo, evidentemente.

 

L'IPOTESI

Del resto, secondo alcune fonti politiche vicine alla trattativa, la strada per uscire dall'impasse in cui è finito lo scontro governo-Atlantia potrebbe essere tracciata. E nello schema ipotizzato non è prevista una modifica del Milleproroghe, destinato a essere approvato così com'è passando dalla fiducia. Anche si questo sin parlerà domani nel vertice di governo previsto proprio sul Milleproroghe. Ma questo non impedirebbe comunque, a quanto pare, un accordo che scongiuri la revoca.

 

Sul tavolo ci potrebbe essere piuttosto una maxi-multa che chiuda definitivamente il dossier tra ipotesi di caducazione e revoca della concessione autostradale. A patto, però, che Aspi metta sul tavolo impegni precisi. In campo ci sarebbe una sostanziale revisione della convenzione che regola i rapporti tra lo Stato e la società controllata dalla famiglia Benetton tramite Atlantia. L'ipotesi è che si stia ragionando sul calcolo delle tariffe autostradali da qui al 2038, scadenza naturale della concessione.

 

SIMONE VALENTE STEFANO BUFFAGNI

Il governo aveva chiesto un taglio delle tariffe del 5% a novembre scorso, proposta non gradita ad Autostrade. Ma si era parlato più in generale dell'incremento degli investimenti per la manutenzione e una serie di agevolazioni per Genova.

 

Sono queste le questioni ancora sul tavolo. Lì dove il nodo più difficil da sciogliere è l'ammontare gli investimenti promessi da Aspi (intorno a 1,6 miliardi), insufficienti per Palazzo Chigi. Non solo, tra le condizioni del governo ci sarebbe l'adesione di Autostrade per l'Italia al modello tariffario dell'Authority dei Trasporti che prevede un allineamento di mercato alla remunerazione del capitale investito (che scenderebbe di almeno tre punti percentuali, dal 10 al 7% lordo all'anno).

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?