L’AGENTE DI CARTA – CHI E’, CHI NON E’, CHI SI CREDE DI ESSERE ANDREW WYLIE, L'AGENTE LETTERARIO PIÙ INFLUENTE DEL MONDO - UN SERIAL-AGENT CHE HA IN PORTAFOGLIO PIÙ DI 900 AUTORI, TRA VIVENTI E CLASSICI. ITALIANI COMPRESI: BARICCO, CALASSO, MAGRIS FINO A SAVIANO, CHE PER LUI UN ANNO FA LASCIÒ IL VECCHIO AGENTE, E GRAZIE A LUI HA GIÀ VENDUTO I DIRITTI DEL SUO IMMINENTE ROMANZO-VERITÀ ‘’ZEROZEROZERO’’, PRIMA DELL'USCITA, IN OLTRE 20 PAESI….

Luigi Mascheroni per "Il Giornale"

Jackal, o Shark, invece che Lizard. Cioè: Andrew Wylie. Lo chiamano «lo squalo» o «lo sciacallo», termini squisitamente letterari. O «la lucertola», rettile capace di assumere, in caso di pericolo, un comportamento di «morte apparente»: e quando ti accorgi dell'inganno, è già sfuggito.

Businessman feroce, lettore-predatore e intellettuale sfuggente, Andrew Wylie è l'agente letterario più influente del mondo. Uno squalo vorace. Un serial-agent che ha nella propria riserva di caccia più di 900 autori, tra viventi e classici. Una client list impressionante, per lunghezza e peso letterario, che dalla A di Kobo Abe alla Z di Ahmed Zewail conta «poeti estinti» come Witold Gombrowicz o Philip K. Dick o Jorge Luis Borges, e giganti di oggi, come V.S. Naipaul o Art Spiegelman o Philip Roth.

E anche la crème della letteratura italiana, da Italo Calvino e Giorgio Bassani (dei quali detiene i diritti negli Stati Uniti) ai contemporanei: Alessandro Baricco, Roberto Calasso, Claudio Magris fino a Roberto Saviano, che per lui un anno fa lasciò il vecchio agente Roberto Santachiara, e grazie a lui ha già venduto i diritti del suo imminente romanzo-verità ZeroZeroZero, prima dell'uscita, in oltre 20 Paesi, a editori come Penguin negli Usa e in Inghilterra, Gallimard in Francia, Hanser in Germania e Anagrama in Spagna... E da ieri, come ha anticipato Affaritaliani.it, negli eleganti uffici della «Wylie Agency» - due sedi: una a New York, una a Londra - è entrato anche Paolo Giordano, il volto più giovane, spendibile e redditizio della nostra editoria. Auguri a entrambi.

Non più giovane (ha 66 anni), poco «spendibile» (è inviso e invidiato dall'intero mondo editoriale americano) ma molto redditizio (nessuno sa far fruttare gli autori come lui), Andrew Wylie è una leggenda. Alter ego legale di Saul Bellow, Salman Rushdie, Donald Barthelme, Martin Amis (che per l'inaudita cifra di 750mila dollari mollò quella che era stata la sua agente per vent'anni, la moglie di Julian Barnes, fino a quel momento suo grande amico...) e poi Norman Mailer, Roberto Bolaño, Elmore Leonard e tanti altri, Wylie è stato soprannominato «lo sciacallo» dagli agenti rivali, cui ha scippato clienti, e «lo squalo» dagli editori concorrenti, cui ha strappato anticipi mostruosi.

La sua filosofia poggia su due concetti: ottenere le giuste ricompense per gli scrittori di qualità; e attribuire agli scrittori che saranno letti anche tra cinquant'anni il medesimo rispetto e la stessa considerazione finanziaria dei bestselleristi di oggi, alla John Grisham o alla Wilbur Smith. Nomi che Wylie, comunque, non legge e non leggerà mai: «Dover leggere bestseller tutto l'anno è praticamente la mia definizione d'inferno», ha confessato una volta snobisticamente.

Snob («Non mi preoccupo che McDonald abbia successo, però non ci mangerei mai» è una metafora che adora), determinato (se vuole un autore sulla sua lista, presto o tardi lo avrà) e a suo modo etico (l'obiettivo è sempre coniugare business e qualità), Andrew Wylie è originario di Boston, figlio di un potente editor della Houghton Mifflin, in passato poeta a sua spese e innamorato dell'Italia: da studente ad Harvard tradusse Giuseppe Ungaretti, invitandolo negli Usa per leggere il suo lavoro...

Dopo una sfrenata vita notturna nei stupefacenti anni '70 accanto a Andy Warhol, dal 1980, finalmente, e legalmente, è «agente letterario», prima in società quindi in proprio. All'epoca insignificante e ininfluente. Oggi potente e pericoloso. Come uno squalo, o uno sciacallo. Un tipo freddo, calcolatore, per molti arrogante. Per tutti vincente. Avvezzo alle trattative «diplomatiche» (tra i suoi clienti David Rockefeller, Al Gore e Nicolas Sarkozy, «ma prima che diventasse Presidente») e addestrato a trattare con scrittori assetati di fama e con eredi affamati di dollari - fra i tanti, quelli di John Cheever, Raymond Carver o Vladimir Nabokov (storiche le polemiche per la pubblicazione di The Original of Laura, che Dimitri Nabokov decise di dare alle stampe violando il volere del padre) - Wylie è sempre a caccia di autori e di successi.

Dopo aver fondato, nel 2010, le edizioni digitali Odyssey, scatenò una guerra personale contro i grandi editori - Random House in testa - che lui voleva bypassare per vendere gli ebook dei propri autori direttamente su Amazon. Perse, ma aprì una strada. Ancora una volta, ci ha visto lungo. Fedele al principio secondo cui la letteratura alta, anche se meno commerciale all'inizio, vale più dei bestseller destinati a essere seppelliti coi loro autori, si è accorto prima degli altri che il futuro, anche dell'editoria digitale, è già scoppiato.

 

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