donald trump in virginia

ELEZIONE MATTUTINA - TRUMP ALL'ALBA POSTA VIDEO DI FOX NEWS SUI BROGLI ELETTORALI: MORTI CHE VOTANO, SOFTWARE CHE FANNO CILECCA, VOTI PER POSTA NON RICONOSCIUTI. PER ORA IL PRESIDENTE NON MOLLA LA BATTAGLIA LEGALE, E PENSA A NUOVI COMIZI IN CUI RIVELARE LE PROVE DELLE IRREGOLARITÀ ELETTORALI IN GEORGIA, ARIZONA, PENNSYLVANIA, GLI STATI CHE SERVONO PER RIBALTARE IL RISULTATO

 

 

 

 

 

 

1. TRUMP SPARITO, SU TWITTER POSTA VIDEO FOXNEWS SU FRODI

sostenitori di trump a phoenix arizona

 (ANSA) - Sparito da quando è stata ufficializzata l'elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sta postando su Twitter brevi video di Foxnews nei quali giornalisti della rete o rappresentanti repubblicani contestano l'esito del voto. Sotto a tutte le sei clip postate nell'ultima ora Twitter ha inserito l'avviso: "Questa dichiarazione su una frode elettorale è contestata", che negli ultimi giorni è comparsa quasi sotto ogni post dell'ex presidente.

 

 

TRUMP PENSA A NUOVI COMIZI PER RILANCIARE ACCUSE DI BROGLI

 (ANSA) - Donald Trump sta pianificando una serie di nuovi comizi in stile campagna elettorale per rilanciare le accuse di brogli e rivelare alcune delle prove che ha intenzione di usare nella battaglia legale. Tra queste, i necrologi di americani deceduti e che risultano aver votato. Non sono ancora state annunciati luoghi e date degli eventuali comizi, ma secondo il New York Post gli sforzi si starebbero concentrando sugli Stati in bilico, fondamentali per un eventuale ribaltamento del risultato: Georgia, Arizona e Pennsylvania.

 

La Cnn sostiene che dietro l'offensiva in stile campagna elettorale ci sarebbero il genero di Trump, Jared Kushner, l'avvocato personale Rudy Giuliani e il consigliere Jason Miller. Nessuno dei tre per ora ha confermato. L'emittente di Atlanta tra l'altro ieri sosteneva che Kushner era tra coloro che stavano spingendo il presidente a concedere la vittoria a Biden.

donald trump in virginia

 

 

2. USA, FALSIFICAZIONI E MORTI CHE VOTANO: ECCO PERCHÈ TRUMP È ANCORA IN GIOCO

Monica Camozzi per www.affaritaliani.it

 

L’ex campione dei pesi massimi Joe Frazier ha votato alle elezioni del 2018. Ma è morto l’11/7/2011. Il nonno di Will Smith ha votato nel 2018, peccato che sia morto nel 2016. Come loro, i 14.000 votanti defunti trovati nella contea di Whayne in Michigan? Quello che si apre ora, in America, è un vero e proprio Election gate. Che tutto finisca in mano alla Corte Suprema, ormai è certezza.

 

In questo momento sono più di 19.000, dalla GOP room, i ricorsi per i cosiddetti brogli elettorali nella disfida fra Donald Trump e Joseph Biden. “Le elezioni americane sono ben lungi dell’essere finite” ha dichiarato l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, uno dei super legali che Donald Trump ha schierato insieme a Jay Sekulow, o l’ex procuratore generale della Florida Pam Bondi,  Sidney Powell, avvocato dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael T.Flynn.

 

Ma al centro dell’inchiesta per il cosiddetto Election Gate non c’è solo Joseph Biden. Ci sono i media americani mainstream e l’indagine parte da Capitol Hill. Per le strade si sono viste  file di americani in macchina, come quelli che hanno creato una coda di 60 km in Nevada, per andare a manifestare a Phoenix. In ballo, da qualsiasi parte si “penda”, c’è il senso della parola democrazia. E quando c’è in ballo la democrazia l’America si compatta. Questa volta lo ha fatto in cinque giorni.

 

“La modalità fraudolenta di alterare i voti è stata sistemica, ovvero è avvenuta in dieci stati -ha dichiarato Giuliani ai microfoni di Maria Bartiromo di Fox News, dicendo  che “le elezioni sono ben lungi dall’essere finite”. Ma quel che avvince, è la mobilitazione popolare per l’adesione compatta dei media alla causa Dem e per la modalità con cui le notizie sono state date. Abbiamo chiesto un commento a Flavio Robert Paltrinieri, membro del partito Repubblicano della Florida e leader di Noi di Centro.

 

lo scrutinio negli stati chiave

Lo strano caso dei morti che votano e del fatal error dei software.

Alcune notizie, come quella dei 14.000 defunti che avrebbero votato in Michigan, nella Contea di Whayne, hanno fatto il giro del pianeta. “Ma ci sono anche i “fatal error” dei software che ogni 1.000 voti attribuiti a Trump, ne levavano 300, beccato da un acuto observer (il funzionario che ai seggi controlla le regolarità delle procedure). O i 10.000 voti duplicati in Oklahoma”.

 

Pare che agli osservatori dei seggi repubblicani sia stato impedito di ispezionare i voti per posta. “La Virginia è stata assegnata a Biden con lo spoglio al 20% e durante l’apertura dei seggi, questo ha ovviamente condizionato gli elettori che ancora non si erano espressi. Hanno usato la Fox come agente provocatore ma l’America non è l’Italia, la gente te la trovi all’uscio. È stata aperta un’inchiesta contro il cartello di tv e giornali che vede protagonisti Cnn, Abc, perché  si capiva che la strategia per vincere partiva da una compagine  di media che per un anno ha montato l’Onda blu”.

 

 

 

3. PERCHÉ IL RICORSO ALLA CORTE SUPREMA È PER TRUMP UNA STRADA IN SALITA

AGI - Nella sua battaglia per rimanere alla Casa Bianca, il presidente Usa, Donald Trump, non ha la facoltà di ricorrere direttamente alla Corte Suprema federale, dove al momento siedono 6 giudici conservatori e tre progressisti; e tantomeno la Corte Suprema federale ha interesse a politicizzare e avocare a sè la decisione finale nel duello finale per l'elezione del 46esimo presidente Usa.

 

sostenitori di biden con mascherine sotto il naso

Nell'analisi di Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all'Università di Perugia, è questa la 'fotografia' delle carte che Trump può ancora giocarsi per rimanere alla Casa Bianca. "L'argomento delle frodi e dei brogli può trovare fondamento solo se ci sono prove, che un giudice ritiene tali. E tali prove, eventualmente, vanno presentate innanzitutto di fronte ai tribunali degli Stati, i soli che possono consentire a Trump e ai suoi legali di ricorrere fino alle rispettive Corti supreme: così, se quelle Corti supreme gli sbarrano la strada non ci sono alternative, a meno che Trump e i suoi legali non si appellino - a quel punto, e solo a quel punto, cioè dopo aver esperito tutti i passi dell'iter legale all'interno dei sistemi giudiziari degli Stati - alla Corte Suprema federale. Quest'ultima, tuttavia, può decidere di non accettare il conflitto, rigettando la richiesta, ritenendola non fondata. Oppure, al contrario, avocare la questione a sè, accettando il conflitto. Al momento, tuttavia, stante il quadro che si va formando, ritengo questa ipotesi poco probabile".

 

Clementi spiega così i prossimi passi della campagna Trump: "Gli avvocati del presidente dovranno quindi esperire innanzitutto tutti gli insidiosi passaggi giuridici all'interno di uno Stato se vogliono poi arrivare - come sostiene il Presidente Trump - fino alla Corte Suprema". In questo senso, "appare improbabile - continua il docente - riscontrare uno scenario simile a quello che si ebbe nel 2000 in Florida, quando fu la Corte Suprema ad assegnare la vittoria finale al repubblicano George W. Bush contro Al Gore" proprio perché - sottolinea Clementi - "non credo che la Corte Suprema federale abbia interesse ad avocare a sè la scelta, gettandosi nell'agone politico fino a questo punto. Un esito simile, infatti, getterebbe anche la Corte, e l'intero potere giudiziario, nel pieno del fortissimo conflitto politico che attualmente vediamo negli Stati Uniti".

folle di sostenitori di biden senza distanziamento

 

Se non trascinati per i capelli, dunque, i giudici della Corte Suprema si terranno fuori dall'attuale contesa. "E a maggior ragione - osserva Clementi - perché ci sono sei giudici conservatori e tre democratici. Il dilemma del prigioniero è già scritto: se assegnano la vittoria a Trump sarebbero accusati di essere di parte; se non lo fanno, si attirerebbero il disdoro dei repubblicani, che da ultimo hanno rafforzato la loro presenza con la legittima nomina - ma fortemente contestata politicamente - della giudice Amy Corey Barrett. Per cui oserei dire che i giudici cercheranno di allontanare da sè questo tema caldo. Se giocassimo a baseball direi che è una palla troppo calda: così calda che è meglio schivarla, facendola passare".

 

Il sistema di gestione del sistema elettorale in Usa è tutto decentrato - spiega ancora Clementi - così come è decentrato il suo controllo, e la campagna di Trump ha già cominciato a far partire le cause negli Stati in bilico e contestati.

 

donald trump

"In 43 Stati su 50 ci sono leggi che consentono il riconteggio dei voti; inoltre in 20 su 50 sono in vigore leggi che consentono il riconteggio automatico, quando la forchetta di voti tra i due candidati è molto bassa. Il puzzle della definizione del numero dei grandi elettori dipende dunque da 50 sistemi giuridici diversificati in ciascuno Stato".

 

Gli Stati che normalmente procedono al riconteggio, sono gli 'Swing State', osserva ancora, "ossia quelli in cui il risultato è tradizionalmente molto ravvicinato, ma sono anche quelli che hanno un'amministrazione di controllo più efficiente, numericamente più attrezzata, proprio perché storicamente sono i più abituati a procedere al riconteggio. La particolarità di queste elezioni, invece, è che oggi tra gli Stati in bilico non ci sono solo gli Stati classicamente "swinging", ma anche Stati nuovi come Arizona e Georgia: Stati cioè con una consolidata tradizione politica e dunque nei quali l'amministrazione burocratica statale, ossia quella che è chiamata a governare e a controllare il processo elettorale, è meno attrezzata, con meno mezzi, uomini e strutture proprio perché di solito il riconteggio, in quelle realtà, non serve. Ed è anche per questo quindi che, in queste ore, il conteggio va a rilento".

supporter di trump davanti ai seggi dell arizonasupporter di trump davanti ai seggi dell arizona

 

rudy giuliani con eric trump e la moglie

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”