letta delzio

LE PORTE GIREVOLI TRA PD E AUTOSTRADE/2 - CHI ERA IL CO-FONDATORE DI VEDRÒ, IL THINK TANK DI ENRICO LETTA? FRANCESCO DELZIO, CHE ORA È VICEPRESIDENTE E CAPO RELAZIONI ESTERNE DI ATLANTIA E PURE DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA - LEGGETE L'ESTRATTO DEL SUO LIBRO DEDICATO ALL''UCCISIONE DI VEDRÒ' PER MANO DEI CATTIVI POPULISTI: ''UN DANNO PER I 1.000 BRILLANTI «GIOVANI» E PER IL PROCESSO DI SELEZIONE DELLE ELITE''. E QUANDO ''ELITE'' TE LO DICI DA SOLO, FINISCI CON DI MAIO VICEPREMIER…

 

Il 7/12/2014 www.formiche.net  pubblicava un estratto dal libro Opzione Zero (Rubbettino) scritto da Francesco Delzio, fondatore con Enrico Letta del suo ''Think Tank'' Vedrò e attualmente "Executive Vice President del gruppo Atlantia e di Autostrade per l’Italia, in qualità di Direttore Relazioni Esterne, Affari Istituzionali e Marketing di entrambe le società"

 

francesco delzio

Caro lettore, a questo punto devo confessarti d’essere stato tra i (pochi, veri e appassionati) fondatori di VeDrò. Puoi immaginare quindi la sensazione di spiazzamento, che ho provato scoprendo in questo modo – dopo 8 anni di iniziative dell’associazione – di esser stato tra gli «acquirenti» del Paese, stando alla teoria dell’onorevole Sibilia. Teoria che tuttavia – non avendo mai chiesto e ottenuto assolutamente nulla dai «compagni», politici e non, di VeDrò – posso smentire con la forza granitica dell’esperienza personale.

 

Ma ricordo molto bene quel pomeriggio, perché nel giro di qualche ora avrò ricevuto una cinquantina di messaggi (tra sms e mail) dedicati alla clamorosa e inattesa «parlamentarizzazione» di VeDrò. Del resto un think tank che diventa oggetto ufficiale di dibattito alla Camera dei Deputati, e addirittura potenziale causa di un voto di sfiducia, era una «prima» assoluta (almeno in Italia). Così a sera cerco di capire quello che è successo davvero e, per non sbagliare, ricorro al Tg di Mentana su La7.

francesco delzio marianna madia nicola zingaretti

 

Puntuale arriva il servizio sul «caso VeDrò». «Tra i vari insulti che mi ha rivolto – scandisce in Aula Enrico Letta, rispondendo a muso duro a Sibilia – è difficile trovare dei punti concreti sul Consiglio Europeo. Metà del suo intervento è stato impiegato a parlare di una associazione, VeDrò, che la informo che autonomamente ha deciso di chiudere i battenti, proprio per evitare conflitti d’interesse e perché ci tengo alla trasparenza». Ecco il certificato di morte (innaturale) di VeDrò. La sua «eutanasia di successo», pubblicamente ostentata nel tempio della sovranità popolare.

 

francesco delzio matteo renzi

 Avrei dovuto stupirmi, ma in realtà non è stato così. Perché due settimane prima guardando (solo a causa della segnalazione d’un amico) su La 7 “La Gabbia” di Paragone, diventata campione assoluto del genere trash-talk, avevo visto insieme a qualche centinaia di migliaia di telespettatori un ampio reportage dedicato a VeDrò che iniziava così: «Qual è il massimo potere in Italia? Il governo. E chi c’è dietro al governo? Un’associazione: politici di sinistra, di destra e di centro, manager e imprenditori. Poteri. Si chiama VeDrò».

 

In quel surreale servizio avevo avuto perfino l’onore di una citazione, tra i manager «forti» che condizionavano il governo attraverso VeDrò. Ma soprattutto, in quel pezzo c’era tutto ciò che impedisce di creare in Italia serbatoi di pensiero per aiutare l’elaborazione politica: clima da caccia alle streghe e da roghi di piazza, complottismo becero, ricerca disperata (a qualsiasi costo intellettuale) dei leggendari «poteri forti» cui addebitare le pene degli italiani. E in più la malcelata soddisfazione d’aver scoperto, o spacciato per tale, un presunto Bilderberg italiano.

francesco delzio romano prodi massimo franco

 

Ancor oggi, molti «vedroidi» avvertono forte la mancanza della loro creatura. È un vuoto di cui parliamo spesso, con dolore e con profonda tristezza. Perché in quel magico appuntamento di fine estate nel «castello» di Drò si scambiavano favori e si negoziavano poltrone all’ombra del potere sovrano del popolo italiano? Direi proprio di no, anche perché chi vuol fare questo può farlo ovunque. La verità è un’altra.

 

Nel 2005 era nato finalmente in Italia, grazie soprattutto all’intuizione e alla determinazione pre-politica di Enrico Letta, un «luogo» innovativo in cui poter formare la classe dirigente dei Quarantenni: cercando e stimolando il confronto tra esperienze, competenze, professioni e culture politiche diverse, mixando riflessioni profonde e cazzeggio conviviale, facendo emergere talenti e passioni.

francesco delzio urbano cairo

 

Con alterne fortune e fiumi di appassionate parole, a VeDrò – soprattutto nei primi anni di vita – si era compiuto un «piccolo miracolo» fondato sulla compresenza di 3C di cui le elite italiane sono molto carenti: Contenuti, Contaminazione, Costruzione (di nuove prospettive). E il fatto che VeDrò non esista più è un danno per i 1.000 brillanti «giovani» che lo animavano e per il processo di selezione e formazione delle elite in Italia, non certo per i politici presenti o per le aziende che lo sponsorizzavano con quote modeste.

 

francesco delzio mario calabresi

Caro lettore, non è un caso dunque che alla fatidica domanda iniziale (chi pensa il pensiero politico in Italia?) non ci sia risposta. Perché in Italia manca tradizionalmente un ceto dirigente pubblico e privato che abbia una visione «di sistema»: se esistesse, il lavoro di analisi sulle politiche per il Paese sarebbe considerato (come in usa, uk e Francia) una delle forme più nobili di ricerca, un vero mercato in cui si confrontano le «fabbriche delle idee» sarebbe già nato, le aziende potrebbero finanziare in piena trasparenza e legittimità i think tank che ritengono più meritevoli e i leader politici si affiderebbero alla ricerca sociale e non solo ai sondaggi per capire il Paese e i suoi problemi. Nel nostro Paese, invece, viviamo felici e inconsapevoli senza tutto questo.

ENRICO LETTA GIOCA A CALCIO

 

Nell’illusione che bastino le riflessioni della Banca d’Italia, le analisi del Censis, le statistiche dell’Istat o addirittura gli studi della cgia di Mestre a sviluppare una vera opinione pubblica in Italia e a far crescere la capacità di mobilitazione cognitiva degli italiani. Dunque ce li meritiamo proprio, quei programmi politici «irresponsabili» (di cui sopra). Perché, come scriveva già 90 anni fa Piero Gobetti ne La Rivoluzione Liberale, «senza conservatori e senza rivoluzionari, l’Italia è diventata la patria naturale del costume demagogico».

LETTA CON ELMETTOEnrico Letta Graziano Delrio enrico letta subbuteo de girolamo letta k

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...