big napolitano ingroia

MI TELEFONI O NO? IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA INVIA GLI ISPETTORI A PALERMO PER ACCERTARE CHE NON ESISTA PIU’ ALCUNA TRACCIA DELLE TELEFONATE TRA GIORGIO NAPOLITANO E NICOLA MANCINO. ERA STATO ANTONIO INGROIA A “MINACCIARE” DI RIVELARNE PRIMA O POI IL CONTENUTO

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpeg

 

A quattro anni da quando ne fu svelata l' esistenza, annunciate senza rivelarne il contenuto e nel frattempo distrutte su disposizione della Corte costituzionale, le telefonate intercettate casualmente tra l' ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e l' ex ministro Nicola Mancino fanno ancora discutere. E sono divenute oggetto di un intervento mirato sulla Procura di Palermo da parte dell' Ispettorato del ministero della Giustizia.

 

Con reiterate richieste che hanno finito per irritare i pubblici ministeri del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, convinti che la vicenda sia stata gestita con cristallina linearità. Ciò nonostante, i sei magistrati in servizio depositari del segreto su quelle conversazioni (di cui nulla è trapelato) hanno dovuto fornire nuovi chiarimenti nell' ambito dell' indagine ispettiva tuttora aperta.

NAPOLITANO MANCINO E GIORGIO SANTACROCE NAPOLITANO MANCINO E GIORGIO SANTACROCE

 

Tutto nasce da un' intervista che l' ex pm Antonio Ingroia, dall' autunno 2012 fuori dall' inchiesta e poi anche dalla magistratura dopo il tentativo di ingresso in Parlamento, rilasciò nel novembre scorso al quotidiano Libero . In quell' occasione ipotizzò di rendere noti, un giorno, i colloqui tra Napolitano e Mancino registrati tra fine 2011 e inizio 2012, mentre i pm tenevano sotto controllo il telefono dell' ex ministro dell' Interno, all' epoca testimone dell' indagine sulla trattativa.

 

«Non è ancora arrivato il momento - disse Ingroia - anche se, probabilmente, un giorno lo racconterò: credo che "tutte le verità" di uno Stato democratico vadano svelate ai cittadini... Magari attraverso un romanzo...».

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO

 

Quelle intercettazioni, mai trascritte per ordine degli stessi pm che le ascoltarono e le giudicarono irrilevanti per l' inchiesta giudiziaria, sono state cancellate dopo che l' allora presidente della Repubblica sollevò davanti alla Corte costituzionale un inedito conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, rivendicando l' assoluta e inviolabile segretezza dei propri colloqui, anche informali, con chicchessia.

 

IL PM NINO DI MATTEO IL PM NINO DI MATTEO

La Consulta gli diede ragione, e la Procura attivò davanti al giudice l' iter di distruzione delle intercettazioni senza che nemmeno le parti coinvolte nel procedimento penale potessero venirne a conoscenza.

 

Caso chiuso, dunque. Fino alla «minaccia» di Ingroia, a cui il capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giovanni Melillo, fece seguire una richiesta di accertamenti al capo dell' Ispettorato, Elisabetta Cesqui. La quale si mise in moto per verificare che non ci fossero ulteriori registrazioni o copie in circolazione. La Procura di Palermo rispose che tutto si era svolto secondo le procedure verbalizzate, e niente era sfuggito al controllo.

VITTORIO 
TERESI
VITTORIO TERESI

 

Ma alla fine di marzo, sempre «su disposizione del Gabinetto del ministro» e dopo aver acquisito informazioni presso la polizia giudiziaria, il capo degli ispettori è tornato a formulare ulteriori istanze: una verifica sul server che registra le telefonate installato presso gli uffici giudiziari palermitani, per appurare se potevano trovarsi tracce di eventuali duplicazioni o accessi diversi da quelli documentati; relazioni da parte dei pm titolari del fascicolo per riferire «sulle modalità di ascolto delle conversazioni poi distrutte», specificando se ne fosse stata conservata «copia cartacea o informatica su qualunque supporto».

 

Da Milano è arrivato un tecnico della ditta che ha prodotto il server, e la nuova verifica ha dato esiti negativi. Inoltre i singoli magistrati (il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, l' ex sostituta oggi aggiunto a Caltanissetta Lia Sava, i sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Paolo Guido) hanno sottoscritto altrettante note in cui confermano quanto già affermato: gli ascolti si sono svolti su due copie, entrambe cancellate «come da richiesta in data 17 gennaio 2013», mai riprodotte né trascritte.

ingroia antonioingroia antonio

 

Con qualche postilla polemica, che nel caso del pm Di Matteo suona così: «Tanto rappresento pur non comprendendo le ragioni di reiterate richieste che sembrano muovere da ingiustificata sfiducia nell' operato del sottoscritto».

 

FRANCESCO MESSINEO PROCURATORE CAPO DI PALERMO jpegFRANCESCO MESSINEO PROCURATORE CAPO DI PALERMO jpeg

Altre sono più o meno dello stesso tenore, anche perché se avessero fatto qualcosa di diverso da quanto riferito i magistrati coinvolti avrebbero commesso un reato. Ma dall' Ispettorato hanno ritenuto opportuno chiarire ogni dettaglio, anche a tutela dei singoli interessati in caso di eventuali, future fughe di notizie. E l' indagine, sebbene formalmente non ancora chiusa, sembra destinata all' archiviazione.

 

ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO

Resta tuttavia un paradosso: gli accertamenti così accurati non si sono potuti svolgere su chi ha ipotizzato la «rivelazione di segreto», cioè Ingroia che pure precisò di non aver mai detto di volerne o poterne esibire copie, ormai ex magistrato e dunque immune dai controlli del ministero. Al pari dell' ex procuratore Francesco Messineo, da tempo in pensione.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO