giorgia meloni sergio mattarella concessioni balneari

ORA CHE È ESPLOSA LA BOMBA BALNEARI, GIORGIA VA ALLA RESA DEI CONTI NEL CENTRODESTRA (E NEL SUO PARTITO) – LA PREMIER AVEVA TENTATO UNA MEDIAZIONE SUL NODO DELLE CONCESSIONI, MA LE CATEGORIE HANNO DETTO NO, APPOGGIATE DA LEGA E FORZA ITALIA, CHE PUNTANO A RIPRENDERSI I VOTI DI QUELL’UNIVERSO CORPORATIVO CHE VA DAI BALNEARI AI TASSISTI – D'ORA IN POI LA PREMIER DARA’ MAGGIORE PESO ALL'ALA LIBERALE DEL SUO PARTITO, GUIDATA DA FITTO, A SCAPITO DI QUELLA PIÙ PROTEZIONISTA (VEDI SANTANCHÉ) – QUELLE 200 RIGHE DI RILIEVI DI MATTARELLA AL MILLEPROROGHE

1 – MELONI ATTACCA GLI ALLEATI “HANNO SCELTO LO SCONTRO”

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”

 

Il primo vero incidente istituzionale con il Colle dell'era di Giorgia Meloni è un brutto colpo, ma non arriva all'improvviso. Secondo la premier lo scontro era evitabile, ma Lega e Forza Italia hanno rotto ogni possibilità di mediazione.

 

La presidente del Consiglio sapeva che la bomba balneari stava per esplodere. Ha provato a depotenziarla, a prendere tempo e a trattare con l'Unione europea senza fare troppo rumore. Le rivalità tra i partiti di maggioranza e le richieste massimaliste della categoria hanno vanificato il tentativo e l'arrivo della nota del Quirinale ha fatto precipitare la situazione.

 

concessioni balneari

Ora che le contraddizioni tra la retorica del partito di opposizione e le responsabilità di quello di governo sono diventate ingestibili si tenta di metterci una pezza, forse con un nuovo decreto, ma i tempi sono stretti.

 

Dietro a un richiamo pesante da digerire, ci sono, quindi, le rivalità interne alla maggioranza, con i ruoli invertiti rispetto al passato: Fratelli d'Italia chiede prudenza con l'Ue e il Quirinale, gli alleati salgono sulle barricate per difendere i titolari delle concessioni.

 

concessioni balneari

[…] La premier aveva avvisato gli alleati che non era il caso di tirare la corda sul tema delle concessioni delle spiagge. I fronti erano due: esterno, la Commissione europea, e interno, il Consiglio di Stato e il Quirinale. I tavoli negoziali a Bruxelles d'altronde sono molti e non era il caso di farli saltare in nome di una battaglia, che peraltro quasi tutti ritengono pressoché disperata. E ora la posizione italiana rischia di uscire indebolita.

 

RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

La richiesta di moderazione era stata avanzata in due fasi: all'inizio del percorso in Senato del decreto Milleproroghe e la settimana scorsa a seguito della moral suasion del Quirinale. Il messaggio a Lega e Forza Italia, ma anche alle associazioni di categoria era stato: proroghiamo la delega del governo Draghi, ma non la scadenza delle concessioni. Un escamotage che doveva consentire a Raffaele Fitto di trattare condizioni migliori per la partecipazione degli attuali concessionari alle gare e anche ad evitare di sfidare apertamente il Quirinale.

 

fitto meloni

Ma la mediazione del ministro del Ministro degli Affari europei non è piaciuta alle categorie, anche per vecchi rancori dei tempi del Pdl. Fitto ha provato a spiegare agli imprenditori: le gare vanno fatte, è il principio cardine della direttiva Bolkestein (che l'Italia ha ratificato addirittura nel 2010), «chi vi dice il contrario non vi sta tutelando».

 

[…] La posizione realista di Fitto è stata respinta dai balneari (pure molto divisi al loro interno) che a quel punto, è la ricostruzione che si fa a Palazzo Chigi, hanno raccolto il sostegno strumentale di Lega e Forza Italia, sfociato nell'emendamento sul rinvio della data di inizio delle gare che Fitto e il ministro Luca Ciriani hanno cercato senza successo di stralciare.

 

DANIELA SANTANCHE A CORTINA

Meloni non ha gradito l'atteggiamento delle categorie («non si sono fidate di lei», dice una fonte di FdI) e questa distanza ora può favorire l'ala liberale del suo partito, capitanata dallo stesso Fitto, rispetto a quella più protezionista, della quale fa parte anche la ministra Daniela Santanché, ministra del Turismo e titolare di concessione.

 

La guerra interna alla maggioranza sui balneari d'altronde è figlia dei conflitti del passato. Quando al governo c'erano Forza Italia e Lega, Meloni gridava al tradimento per ogni apertura alla concorrenza. Il risultato di quelle campagne è stato che i balneari, così come i tassisti, hanno appoggiato in massa FdI alle elezioni. Migliaia di voti sottratti agli alleati, i quali hanno aspettato Meloni al varco. La vendetta si è consumata sulle spiagge.

 

 

2 – LO STOP DI MATTARELLA

Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”

 

sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione

Le nuove norme sui balneari «sollevano specifiche e rilevanti perplessità» e per questo il Presidente avrebbe anche potuto rinviare l'intero Milleproroghe alle Camere, evocando l'articolo 74 della Costituzione, ma ha deciso di soprassedere per evitare la decadenza «con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, di tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene», cosa che avrebbe determinando «incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme».

 

In ballo, tra gli oltre 350 commi inseriti nel maxi-decreto, ci sono infatti misure come la proroga dello smart working, dei dehors e delle ricette elettroniche, moltissime assunzioni nella pubblica amministrazione allungando i tempi dei concorsi e le agevolazioni sulla prima casa, e così ieri Sergio Mattarella ha sì controfirmato la legge approvata in via definitiva giovedì dalla Camera ma ha accompagnato la sua promulgazione con una lettera ai presidenti di Camera e Senato ed al presidente del Consiglio dei ministri in cui esprime le sue riserve, sia sul metodo che sul merito di questo nuovo provvedimento.

 

meloni berlusconi salvini al quirinale

[…]  Unica concessione a Giorgia Meloni l'annunciata volontà della premier di voler contrastare l'abuso della decretazione d'urgenza, scelta che il capo dello Stato loda esortando alla «piena collaborazione istituzionale» ed invitando «tutte le forze politiche a valutarla con senso di responsabilità».

 

[…] Nel merito il Capo dello Stato esprime molte critiche alle nuove norme sulle concessioni demaniali, segnalando «evidenti profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive», tali da «accrescere l'incertezza del quadro normativo». Per questo, a suo parere, «si rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento», in maniera tale da «assicurare l'applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell'Unione, garantire la certezza del diritto e l'uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito».

 

DANIELA SANTANCHE'

Il rinvio al 2024 della messa gara delle concessioni deciso dal centrodestra non è infatti accettabile. Secondo Mattarella in questo modo si contravviene all'impegno preso dall'Italia col Pnrr sull'apertura al mercato e, soprattutto, che si interviene in una materia «da tempo all'attenzione della Corte di giustizia europea, che ha ritenuto incompatibile col diritto europeo la proroga delle concessioni demaniali marittime disposta per legge, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati».

 

[…] Un ultimo rilevo riguarda assunzioni e promozioni per un totale di 3.000 unità legate al potenziamento dei ruoli direttivi di Polizia e Finanza previsti dall'articolo 1 bis del decreto. La copertura finanziaria in proiezione temporale dei sei commi in questione è infatti «insufficiente» e per questo «al fine di assicurare il pieno rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile». 

silvio berlusconi matteo salvini giorgia meloni al quirinale sergio mattarella giorgia meloni meloni salvini berlusconi al quirinale daniela santanche

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?