EURO-TRUFFA - LO “SPIEGEL” DISTRUGGE IL MITO DELL’INGRESSO ITALIANO NELLA MONETA UNICA: “TRA IL 1996 E IL 1998 PRODI (PREMIER) E CIAMPI (MINISTRO DEL TESORO) CON UNA COMBINAZIONE DI TRUCCHI E CIRCOSTANZE FORTUNATE RIUSCIRONO A RISPETTARE I CRITERI SOLO SUL PIANO FORMALE. CIAMPI SI DIMOSTRÒ UN CREATIVO GIOCOLIERE FINANZIARIO” - KOHL NON CREDEVA CHE L’ITALIA FOSSE PRONTA, MA LA COPRÌ PER RAGIONI POLITICHE - COSÌ SI CREÒ IL PRECEDENTE PER UNA DECISIONE ANCORA PIÙ SBAGLIATA: L’INGRESSO DELLA GRECIA. CON ALTRI CONTI TRUCCATI…

1- I GIOCHI PROIBITI DELL'ULIVO COSÌ CIAMPI TRUCCÒ I CONTI PER FARCI ENTRARE NELL'EURO - LO RIVELA «DER SPIEGEL»: LA GERMANIA COPRÌ ROMANO & CO.

Stefano Filippi per "il Giornale"

L'Italia truccò i conti per entrare nell'euro. Tra il 1996 e il 1998 Romano Prodi e il suo ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, definito «un creativo giocoliere finanziario», misero in campo «misure di risparmio cosmetiche», che «si basavano su trucchi contabili» o addirittura «furono subito ritirate non appena venne meno la pressione politica». L'allora cancelliere Helmut Kohl, informato dall'ambasciata tedesca a Roma, era pienamente al corrente della drammatica situazione dei conti pubblici italiani ma l'opportunità politica prevalse sul rigore finanziario.

È una specie di «wikileaks», un «wiki-Ciampi», che riscrive un capitolo decisivo della nostra storia recente. Il settimanale Der Spiegel lo squaderna nell'ultimo numero dopo aver consultato una mole di documentazione del governo Kohl tra il 1994 e il 1998, gli anni decisivi per la creazione della moneta comune. Resoconti diplomatici, note interne, appunti di colloqui.

«L'Italia non avrebbe mai dovuto essere accolta nell'euro- sintetizza il periodico di Amburgo - anzi si creò il precedente per una decisione ancora più sbagliata presa due anni dopo: l'ingresso nell'euro della Grecia». Con altri conti truccati.
La documentazione ha trovato riscontro nella testimonianza di alcuni protagonisti. «Fino al 1997 avanzato, al ministero delle Finanze non credevamo che l'Italia avrebbe rispettato i criteri di convergenza», ha dichiarato Klaus Regling, all'epoca capo dipartimento del dicastero e oggi responsabile del Fondo salva-stati.

«Importanti misure strutturali di risparmio sono venute quasi del tutto meno per garantire il consenso sociale», registrava il 3 febbraio 1997 il ministero. Secondo una nota del 22 aprile successivo,«non ci sono quasi chance che l'Italia rispetti i criteri».
Lo scetticismo tedesco è palese, tutto nero su bianco. Ma nemmeno la coppia Prodi/ Ciampi credeva di farcela: risulta infatti che nel 1997 il nostro governo chiese due volte di rinviare la partenza dell'euro, ma a Berlino si opposero.

Avevano fiducia nel ministro del Tesoro, il tecnico che aveva lasciato il governatorato della Banca d'Italia per diventare presidente del Consiglio nel 1993: la storia si ripete oggi, con un altro tecnico al governo a fare gli interessi della Germania. «Per tutti Ciampi era come un garante, lui ce l'avrebbe fatta!», ha spiegato allo Spiegel Joachim Bitterlich, allora consulente di Kohl per la politica estera.

E in definitiva che cosa successe? «Alla fine - ricostruisce il settimanale - con una combinazione di trucchi e circostanze fortunate gli italiani riuscirono sul piano formale a rispettare i criteri di Maastricht. Il Paese trasse vantaggio da tassi di interesse storicamente bassi, inoltre Ciampi si dimostrò un creativo giocoliere finanziario».
La tassa per l'Europa,la vendita delle riserve auree, le tasse sugli utili: questa la finanza inventiva del futuro capo dello stato che in seguito sarebbe stata bocciata dagli esperti statistici dell'Ue.

Contro il parere di tutti i consiglieri, Kohl coprì i trucchi del centrosinistra. «La parola d'ordine politica era: non senza gli italiani», rivela oggi Bitterlich. Parigi aveva fatto sapere che senza l'Italia nemmeno la Francia sarebbe entrata nell'euro. Conclude lo Spiegel: «Kohl si fidò delle melodiose dichiarazioni di Ciampi, che assicurava un "cammino virtuoso" per la finanza pubblica italiana. Prevedeva al più tardi per il 2010 la riduzione al 60 per cento del debito pubblico. È andata diversamente».


2- SPIEGEL, PER KOHL ITALIA NON ERA MATURA PER EURO
(ANSA) - L'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl sapeva che l'Italia "non era matura per entrare nell'euro". Lo scrive il settimanale tedesco Spiegel, in un articolo intitolato "Operazione auto-truffa".

"Lo scetticismo - scrive Spiegel - si rispecchia negli atti: il 3 febbraio 1997 il ministero delle finanze di Bonn nota che 'le importanti riforme strutturali di risparmio, in considerazione del consenso sociale, sono state quasi completamente trascurate'. Il 22 aprile su un messaggio per il cancelliere si scriveva che non c'era 'alcuna chance che Italia rispettasse i criteri''.

E ancora: "Il 5 giugno il dipartimento economico della Cancelleria scriveva che le prospettive di crescita italiane erano 'contenute' e i passi per il consolidamento di bilancio 'sovrastimati'". Tuttavia, scrive il giornale dopo una minuziosa ricostruzione dei diversi passaggi interni e di diversi vertici internazionali, l'Italia aderì alla moneta unica.

 

Prodi e Ciampiprodi dalema veltroni ciampi visco festeggiano l'ingresso nell'Euro Euro Luge - Der Spiegel Copertinahelmut kohlPRODI AL LANCIO DELL EUROo mc36 carlo ciampi

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