ANCHE “LIBERO” HA CAPITO CHE FINCHÉ IL BANANA NON MOLLA, A DESTRA CI SARANNO MACERIE - FACCI: “UNA RIFONDAZIONE SARÀ IMPOSSIBILE SINCHÉ BERLUSCONI NON LASCERÀ LA SCENA”

Filippo Facci per "Libero"

Ci sono due o tre cose da capire, ma una volta per tutte. La prima è che Berlusconi, il Berlusconi di una volta, non tornerà mai più: lotterà sempre come un leone, ma l'inagibilità politica di questo suo periodo è da considerare permanente, e poco importa se sarà colpa dei giudici o della natura.

Berlusconi ha giocato le sue carte, ha avuto le sue chance e tanti italiani non lo rivoteranno o piuttosto si asterranno; non è una questione di invenzioni di marketing elettorale, così come gli elettori di Renzi probabilmente non ricordano neppure il suo programma di governo: e però gli credono, pensano che voglia e che possa fare,che abbia un disegno, una qualche idea di futuro.

Gli danno del credito e del tempo: quello che Berlusconi non ha più. Ecco perché il Renzi di destra, per ora, resta Renzi. A destra un Renzi non può esistere, non può nascere, Forza Italia e gli scismatici di Alfano sono strutturati affinché non nasca mai niente del genere: Renzi si è fatto largo coi voti e a gomitate in faccia nel partito (ci ha messo sette anni) ma il problema è che nel centrodestra manca il partito, e chiunque denotasse delle qualità verrebbe affogato da piccolo nel laghetto di Milano Due.

A destra serve un rottamatore, ed è poco credibile che Ncd e Forza Italia siano seriamente alla ricerca del proprio killer: in politica nessun vecchio aiuta un giovane a farlo fuori, e va da sé che tra i cooptati degli attuali partiti di centrodestra - fa eccezione il caso particolare di Fratelli d'Italia - non se ne salverebbe neanche uno. È anche inutile negare che responsabile di questo è ancora Berlusconi, consapevole della sua unicità e disinteressato a che la sua azione fosse invischiata da regole democratiche e congressi e primarie eccetera.

È Berlusconi che ha disegnato il partito così, è Berlusconi che ha selezionato dei dirigenti e dei parlamentari spesso imbarazzanti (fa eccezione la primissima fase del 1994) ed è Berlusconi che non voleva che fosse cambiato il Porcellum affinché l'andazzo potesse proseguire, circondandosi di personaggi inesprimibili come Maria Rosaria Rossi e candidando yesman senza qualità.

Quanto a Marina Berlusconi, la verità è già sulla punta della lingua di ciascuno: sono i re o i dittatori che incoronano i figli, e sono i cortigiani e la servitù che plaudono all'investitura. Marina Berlusconi è la figlia di Silvio Berlusconi,punto,è conosciuta come tale, punto, la massa degli italiani non conosce le sue qualità e neppure la sua voce.

Potrebbe essere solo il ventriloquo di un Berlusconi che non si rassegni al tempo che passa, e non è escluso che alla fine vada così: ma questo non ha niente a che vedere con la necessaria rifondazione del centrodestra di cui parlava ieri il direttore di questo giornale. Una rifondazione che - a stretto parere di chi scrive - sarà fisiologicamente impossibile sinché Berlusconi non lascerà la scena.

È quasi una legge fisica, i flussi politici sono incomprimibili e Berlusconi è troppo ingombrante: c'è il rischio di assistere soltanto a un centrodestra che declini proporzionalmente a lui (in realtà sta già succedendo da diversi anni) e che il centro- sinistra-destra renziano vada progressivamente a occupare tutto, schiacciando all'estremo un gruppuscolo di partitini di destra rotariana o gruppettara, antipodi dei grillini schiacciati dall'altra parte.

Non pare un bello scenario, anche perché alla ricostruzione di una destra di governo si somma l'urgenza di ricostruire un'opposizione feconda: ultimamente non si è vista né l'una né l'altra, il centrodestra ha navigato a vista senza scorgere l'iceberg. Il quadro è fosco. L'affanno con cui alfaniani e berlusconiani si atteggiano ad aghetti della bilancia, in concreto, è un trascurabile solletico per un Pd sempre più autosufficiente.

E Berlusconi, in concreto, non ha nessuna intenzione di abdicare. E si riparla di primarie. Di Marina Berlusconi. Di ricompattare i moderati. Di primarie. Di Marina Berlusconi. Di ricompattare i moderati. Ne hanno discusso lunedì sera, ad Arcore: perché Berlusconi è la risorsa,Berlusconi è il problema.

 

renzi berlu f ef b f a d e b c kFQH U D x LaStampa it VESPA BERLUSCONI SELFIE CON DEXTER BERLU E VESPA ee c eb c f b b a e bf c RENZI BERLUSCONI PREMIER Filippo Facci Filippo Facci marito e testimone della Thatcher confalonieri con marina e piersilvio berlusconi BERLUSCONI A CESANO BOSCONE FOTO DA CHI BARBARA BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…