1- DALL’INDIA ALL’EUROPA, DAL MEDIO ORIENTE FINO A WALL STREET, DILAGA L’ANTIPOLITICA 2- “NEW YORK TIMES”: PROTESTE E RIVOLTE CONTRO UNA POLITICA LONTANA E CORROTTA. BERSAGLIO: LO STESSO MECCANISMO DELLE ELEZIONI, LIQUIDATE COME INUTILI 3- SCRICCHIOLA LA COMBINAZIONE ECONOMIA LIBERALE-ISTITUZIONI DEMOCRATICHE. PARTITI E SINDACATI? VECCHI! DOV’È LA SINISTRA? ANNACQUATA DAL NEOLIBERISMO ALLA CLINTON & BLAIR È DIVENTATA ANCH’ESSA L’IMMAGINE DI UN MONDO STANTIO. DA CAMBIARE 4- BENKLER, PROFESSORE DELL’HARVARD UNIVERSITY: “È LA GENERAZIONE CHE HA TRA I 20 E 30 ANNI, ABITUATA AD ORGANIZZARSI IN MANIERA AUTONOMA. CREDONO IN UNA VITA PIÙ PARTECIPATIVA, PIÙ DECENTRATA, MENO DIPENDENTE DAI MODELLI TRADIZIONALI DI ORGANIZZAZIONE, SIA CHE SI PARLI DI STATO O DI UNA GRANDE AZIENDA. QUELLI ERANO I MODELLI DOMINANTI DELL’ECONOMIA INDUSTRIALE, E ORA NON LO SONO PIÙ”

Dagoreport da "The New York Times" - http://nyti.ms/o64wqb

Centinaia di migliaia di indiani che acclamano un attivista in sciopero della fame, Israele che vive le più grandi manifestazioni della sua storia, giovani spagnoli e greci che occupano infuriati le piazze delle loro città. Corruzione, prezzi delle case alle stelle, disoccupazione: i motivi sono gli stessi in tutto il mondo.

Ma dall'Asia meridionale al cuore dell'Europa, fino a Wall Street, chi scende in strada esprime soprattutto diffidenza e persino disprezzo nei confronti dei politici tradizionali e del processo politico democratico che essi presiedono. Ad essere preso di mira, in altre parole, è lo stesso meccanismo delle elezioni, considerate da questa enorme massa di persone che protestano, semplicemente inutili.

Il "New York Times" comincia più o meno così un lungo articolo di analisi sull'onda di malcontento che coinvolge molti Paesi nel mondo. Spesso ci sono le condizioni economiche, le disuguaglianze e i tagli alla spesa sociale alla base di questi movimenti, ma il fatto che il fenomeno coinvolga anche chi cresce, come Israele e l'India, dimostra una diffidenza generalizzata verso classi dirigenti considerate incapaci di reali cambiamenti.

In Israele la politica tutta è accusata di essere così concentrata sulla sicurezza nazionale, sull'elettorato ultra-ortodosso e sui suoi affari da aver perso il contatto con i problemi della classe media. Sempre più spesso, i cittadini di ogni età, ma soprattutto i giovani, rifiutano le strutture convenzionali come i partiti e i sindacati in favore di un sistema meno gerarchico, più partecipativo, ispirato in molti casi alla cultura del web. In questo senso, i movimenti di protesta nelle democrazie non sono del tutto dissimili da quelli che hanno rovesciato governi autoritari in Tunisia, Egitto e Libia.

"È la generazione che ha tra i 20 e 30 anni, abituata ad organizzarsi in maniera autonoma", per mezzo di internet, spiega Yochai Benkler, direttore del Berkman Center for Internet and Society presso la Harvard University. "Credono in una vita più partecipativa, più decentrata, meno dipendente dai modelli tradizionali di organizzazione, sia che si parli di Stato o di una grande azienda. Quelli erano i modelli dominanti dell'economia industriale, e ora non lo sono più".

Sulla scia del crollo dell'Unione Sovietica, nel 1991, si è affermata l'idea che l'economia liberale, combinata con le istituzioni democratiche, rappresentasse l'unica strada per il futuro. Questo consenso, sostenuto da studiosi come Francis Fukuyama nel suo libro "The End of History and the Last Man", è stato scosso, se non spezzato, da una successione apparentemente infinita di crisi (il crollo finanziario asiatico del 1997, la bolla Internet che del 2000, la crisi dei subprime del 2007-2008 e le perduranti crisi del debito europeo e americano) e dall'apparente incapacità delle classi dirigenti di fronteggiarle o proteggere i cittadini.

Gli elettori frustrati non si mobilitano contro un dittatore da spodestare. Dicono di non sapere dove volgere lo sguardo in un momento in cui le scelte politiche dell'era della Guerra Fredda appaiono svuotate. "I giovani che hanno preso parte alle proteste di Londra si sentono senza futuro", ha detto l'autore britannico Owen Jones. Gli indignati spagnoli, di fronte a un tasso di disoccupazione altissimo, del 21%, credono che nessun politico, di nessuno schieramento, possa offrire reali soluzioni. Le loro richieste sono vaghe, ma le loro grida di aiuto sono accorate e determinate.

Mentre le dimostrazioni in Israele e Spagna sono state finora pacifiche, ha sollevato preoccupazioni l'attivista indiano di 74 anni Hazare, in sciopero della fame per spingere il parlamento del suo Paese ad adottare una vera legge anticorruzione. Molti hanno definito il suo modo di agire un ‘ricatto anti-democratico'. La battaglia di Hazare ha coinvolto centinaia di migliaia di indiani perché lui non è un politico. Il Parlamento alla fine ha approvato all'unanimità una legge che accoglie parte delle sue richieste, proponendosi di completare il lavoro con altre sedute.

Tutto questo malcontento, come avvenuto più volte in passato e come sta cercando di fare il Tea Party negli Usa, può finire per essere incanalato nella politica tradizionale, attraverso partiti che si impegnino a intercettare i bisogni di chi protesta. Tuttavia in molti, tra i manifestanti, dicono di voler evitare i vecchi canali.

La sinistra, tradizionalmente votata a raccogliere le istanze dei movimenti che nascono dal basso, agli occhi degli attivisti ha perso credibilità. Pesa il centrismo neoliberale incarnato da Bill Clinton e Tony Blair. La vecchia sinistra rimane legata ai sindacati che però rappresentano fette di lavoratori sempre più piccole.

In molti paesi dell'Europa la delusione è duplice: verso governi indebitati che tagliano la spesa sociale e verso un Unione europea vista come lontana e anti-democratica. La più grande crisi è una crisi di legittimità. La sensazione diffusa è che la politica abbia abbandonato i cittadini.

 

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