virginia raggi

CHE FARÀ IL PD ORA CHE VIRGINIA RAGGI HA DECISO DI RICANDIDARSI A SINDACO DI ROMA? - LO FA INTUIRE ANDREA ORLANDO: “ROMA MERITA DI PIÙ, LAVORIAMO A UN PROGETTO ALTERNATIVO” - LA MOSSA DI VIRGY È IL GRIMALDELLO CON IL M5S CANCELLERÀ IL LIMITE DEI DUE MANDATI, PER LA GIOIA DELLA VECCHIA GUARDIA CHE NON CI STA A MOLLARE LA POLTRONA - LA ROSICATA DI ROBERTA LOMBARDI, “NEMICA” DELLA RAGGI, CHE SOGNAVA UN ACCORDO CON IL PD, COME ALLA REGIONE LAZIO

1 - RAGGI SI RICANDIDA E SPIAZZA IL PD IL M5S ARCHIVIA IL LIMITE DEI DUE MANDATI

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

virginia raggi foto di bacco

Ora gli occhi sono tutti sul Pd. Che farà dopo che Virginia Raggi ha confermato che si ricandiderà a sindaca di Roma? A leggere le prime reazioni non ci sono dubbi. «Roma merita di più» sostiene il vicesegretario dem Andrea Orlando: «Il Pd lavora a un progetto alternativo». Progetto che a dieci mesi dalle elezioni comunali nella Capitale però ancora non si vede all'orizzonte. È anche per questo che Raggi ne ha approfittato, anticipando la deroga al limite dei due mandati, allo studio ma non ancora del tutto formalizzata nel M5S. Una mossa che serve anche a chi, innanzitutto il capo reggente Vito Crimi, sostiene che possa servire a spalancare le porte al terzo mandato.

andrea orlando

 

La decisione era nell'aria da mesi, e la sindaca l'aveva in qualche modo anticipata a Luigi Di Maio durante una visita alla Farnesina. Alla fotografia in posa con l'ex capo politico ne è seguita un'altra a casa di Alessandro Di Battista. Entrambe tappe di una investitura mediatica che la sindaca ha di fatto strappato ai vertici del M5S, decisa ad andare avanti comunque. Con o senza il Movimento. Con o senza Beppe Grillo, che lo scorso 12 luglio in un criptico sonetto in vernacolo la invitò ad andarsene: «Roma nun te merita». Nel M5S in molti la presero come una stroncatura.

 

luigi di maio vito crimi

Lei invece abbozzò, convinta che nel gioco delle ambivalenze tipiche del comico si trattasse di una forma di endorsement. D'altronde, ai collaboratori e ai grillini romani più vicini, Raggi ha confessato più volte di voler tentare il bis, con la stessa argomentazione fatta filtrare ieri dai consiglieri di maggioranza, in una sonnacchiosa serata d'agosto, a ben dieci mesi dal voto: «Non ci sto ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima».

 

I grillini, spappolati in un correntismo senza correnti al proprio interno, sono costretti ad assecondarne le ambizioni e il disegno elettorale che punta su una precisa strategia. La sindaca è convinta che la debolezza del progetto del Pd le permetterebbe di arrivare al ballottaggio contro il candidato del centrodestra. A quel punto, scommette, ci sarebbe il sostegno giocoforza del centrosinistra.

 

NICOLA ZINGARETTI E VIRGINIA RAGGI

Fu così nel 2016, ma con posizionamenti politici opposti, perché la sfida di quattro anni fa contro il candidato del Pd Roberto Giachetti fece convergere i voti di destra sui 5 Stelle. Il Pd non sembra minimamente intenzionato a parlare di progetti comuni. A caldo, è l'ironia a regnare sulle prime dichiarazioni. «Ma quindi gli autobus a fuoco erano gli effetti speciali per l'annuncio della lieta novella?» scrive il deputato Filippo Sensi. Marco Miccoli, della segreteria del Pd, la butta sulla fede romanista: «Manco il tempo di gioire per l'arrivo di Pedro (dal Chelsea, ndr)».

 

APPENDINO RAGGI

Per Nicola Zingaretti parlano i suoi uomini. Per Matteo Renzi, Italia Viva sarà senza alcun dubbio tra gli avversari di Raggi. Alleati al governo nazionale che non hanno ancora un candidato ma non pensano minimamente di unire i propri nomi a quello di una sindaca che considerano radicalmente fallimentare.

 

Nonostante fosse ampiamente annunciata, l'accelerazione sulla candidatura ha spiazzato tutti. Pd, centrodestra e gli stessi 5 Stelle. Diversamente dalla collega romana, Chiara Appendino non ha ancora sciolto le riserve sul proprio destino a Torino, e vuole prendersi più tempo per decidere che fare, se tentare il salto nazionale o meno. Nel frattempo i grillini che sostengono l'addio al secondo mandato possono gioire.

DAVIDE CASALEGGIO

 

Lo fa Crimi che spinge contro Davide Casaleggio per superare la regola, lo fa Paola Taverna. L'ex ministra Giulia Grillo, dopo aver evocato l'addio al M5S, chiede invece che si passi da una votazione sulla piattaforma Rousseau. Di Maio per quanto può si tiene lontano dal dibattito sul caso Raggi. La sosterrà, fa sapere senza troppo entusiasmo. Se poi vincerà e cadrà il tetto sui mandati, tutto di guadagnato anche per lui.

 

2 - IL PD TRA FASTIDIO E RABBIA ORLANDO: NIENTE DI PERSONALE MA ROMA MERITAVA DI PIÙ

Federico Capurso per “la Stampa”

VIRGINIA RAGGI E NICOLA ZINGARETTI

 

All'interno del Partito democratico accolgono la notizia della ricandidatura di Virginia Raggi con fastidio, ma senza cadere dalla sedia per la sorpresa. L'ipotesi di una sua seconda corsa per il Campidoglio era nota e la voglia di Raggi aveva già minato la strada di una candidatura comune. Ci si aspettava che fossero i leader del Movimento 5 stelle a dare l'ok, derogando alla regola dei due mandati, invece Raggi si è mossa in autonomia, senza aspettare una decisione del partito. E per di più, sottolinea il vicesegretario Dem Andrea Orlando, lo ha fatto «promuovendo il suo operato. Nulla di personale, ma noi diamo un altro giudizio. Roma merita di più e qualcosa di molto diverso da questi anni - punge -. Per questo il Pd lavora per costruire un progetto alternativo».

 

raggi lombardi

Ma dal Nazareno non si strappano i capelli. Sembra, anzi, che questa candidatura venga data per scontata, alla luce di un'alleanza che stenta a decollare appena si fa un passo fuori da palazzo Chigi: «Non riusciamo a candidarci insieme nelle regioni, dove c'è il turno unico, figuriamoci a Roma». E infatti gli uomini del Pd romano, a pochi minuti dall'annuncio, alzano il fuoco.

 

«Pessima notizia - scrive su Twitter il capogruppo del Pd in Campidoglio, Giulio Pelonzi -. Raggi si candida di nuovo a sindaco. Liberiamo Roma da questo incubo. Al lavoro per evitare a Roma altri 5 anni di nulla». E gli fa eco, poco più tardi, il segretario del Pd romano, Andrea Casu: «Se dopo aver fallito come sindaca e aver perso tutte le elezioni degli ultimi 3 anni, continui a minacciare di ricandidarti, significa che hai a cuore solo il tuo destino e non quello di Roma», scrive in una nota.

 

virginia raggi roberta lombardi

«Virginia Raggi è già il passato - prosegue Casu -. Lavoriamo per la riscossa politica e civica della Capitale». Chi ingoia il boccone più amaro è Giuseppe Conte. Il suo progetto politico, guidare il Movimento e trascinarlo nel campo progressista per costruire un'alleanza strutturale con il Pd, subisce un'altra picconata, dopo le sconfitte sulle mancate alleanze alle Regionali. Anche nel Movimento, però, c'è chi si morde le mani. Sembra sfumare infatti il tentativo della consigliera regionale M5S Roberta Lombardi di costruire un percorso comune, con il Pd e la sinistra, per contendere il Campidoglio al centrodestra.

 

virginia raggi roberta lombardi beppe grillo

Non sarebbe dovuto essere una replica del laboratorio avviato in regione Lazio, dove i Cinque stelle appoggiano di fatto la giunta di Nicola Zingaretti, ma un'alleanza più strutturata. Per questo Lombardi si era opposta, negli ultimi mesi, all'ipotesi di una deroga alla regola dei due mandati. Ma nulla di ciò si avvererà, a meno che Beppe Grillo non stoppi tutto. Ipotesi lontana: si verrebbe a creare un cortocircuito difficile da spiegare all'elettorato, con Raggi candidata contro il suo stesso Movimento. Perché lei, comunque vadano le cose con il suo partito, si ricandiderà.

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