feltri berlusconi strizza feltri berlusconi strizza

IL BANANA FA 80 E FELTRI LO FESTEGGIA COSÌ: ''SI PUÒ DETESTARE, MA CON AFFETTO. MI DISSE: IO LA D'ADDARIO ME LA SONO TROVATA NUDA SUL LETTONE DI PUTIN. LEI COSA AVREBBE FATTO? RISPOSI DA STUPIDO: LE AVREI DATO UNA BOTTA. E LUI, DI RIMANDO: IO TRE. ECCE HOMO'' - ''QUANDO MI OFFRÌ LA DIREZIONE DEL 'GIORNALE' NEL 1993, ANDAI AD ARCORE. SARÀ STATA L'ARIA CONDIZIONATA, MA ERO SUL PUNTO DI FARMELA ADDOSSO. CHIESI DOVE FOSSE IL CESSO. LUI NON SAPEVA IL DISASTRO CHE AVREI COMBINATO''

Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''

 

PATRIZIA DADDARIO E BERLU images PATRIZIA DADDARIO E BERLU images

Antico adagio: l’unico modo per vivere a lungo è invecchiare. Silvio Berlusconi non ha motivo di preoccuparsi: è già vecchio, essendo in procinto di compiere 80 anni, e ha già campato abbastanza. Ogni giorno che per lui verrà sarà grasso che cola. Gli auguro di resistere perché so che morire, anche se è la cosa più normale, è fastidioso, direi seccante perché ti costringe a mollare tutto, perfino te stesso, cui pur moderatamente sei affezionato. Senza contare che il trapasso deve essere una rottura di coglioni enorme.

 

L’esistenza del Cavaliere è talmente complicata che risulta impossibile raccontarla se non ricorrendo a iperboli che desidero evitare. Preferisco dare qualche testimonianza a riguardo del suo mite carattere di ferro. In un libro di qualche successo, Buoni e cattivi, alla voce Berlusconi, scrissi questo incipit: Silvio è sincero solo quando mente. Il problema è che lui non sa quando dice la verità e quando racconta una bugia. Se la racconta non è solo perché gli conviene, ma perché gli esce spontanea, egli confondendo la realtà fattuale con i propri momentanei desideri.

FELTRI MONTANELLI BERLUSCONIFELTRI MONTANELLI BERLUSCONI

 

Tranne quando recita barzellette, è un uomo simpatico e ospitale. Cerca sempre di metterti a tuo agio. Promette molto e mantiene poco perché dimentica gli impegni assunti per ingolosire e lusingare gli interlocutori. Se tu glieli ricordi si rabbuia e cambia discorso. Discutere con lui è inutile. Egli detesta il confronto, lo scambio di opinioni: è portato a comandare e chi non obbedisce gli procura un senso di fastidio. Ha la sensazione di perdere tempo se qualcuno insiste a contestarlo. È il depositario della verità che, come tutti, ignora. Segue la sua strada anche se non sa dove condurrà. È convinto che la strada si pieghi alla sua volontà. E qualche volta ciò è incredibilmente accaduto.

BERLUSCONI E FELTRI A L ARIA CHE TIRA DI MYRTA MERLINO BERLUSCONI E FELTRI A L ARIA CHE TIRA DI MYRTA MERLINO

 

Quando mi propose nel 1993 di dirigere il Giornale, sarà perché ero il capo dell’Indipendente, non fui particolarmente felice. L’idea di scalzare Montanelli non mi esaltava. Però non gli dissi di no. Tergiversai. La trattativa proseguì qualche mese. A ferragosto di quell’anno mi invitò a colazione aggiungendo che avrei potuto essere accompagnato dalla mia famiglia. Mi presentai ad Arcore da solo.

 

Lui non era in casa. Stava all’eliporto vicino alla sua dimora dove Agnelli era pronto a decollare per recarsi a Torino. Gli andai incontro e mi accolse con grazia. A tavola sedemmo l’uno di fronte all’altro. Parole parole e parole. Ero ciucco di parole tutte tese a persuadermi ad accomodarmi alla sua corte. La testa mi scoppiava. Ero poco convinto. Sentii dolori lancinanti al ventre. Sarà stata l’aria condizionata, ero sul punto di farmela addosso e la mia lucidità andò a farsi benedire.

 

arcore- letto disfattoarcore- letto disfatto

Domandai dove fosse il cesso e lui me lo indicò con cortesia non immaginando il disastro che avrei combinato in quel bagno da ricchi, tutto radica e rubinetti d’oro, che nel mio appartamento orobico sarebbe stato adibito a cappella della Madonna. Sorvolo su questo dettaglio.

 

Tornato in sala da pranzo scoprii che il Cavaliere ne aveva piene le palle di conversare con me. E anche io ero distrutto. Ci lasciammo dopo aver concordato altri incontri, che avvennero più avanti. Un giorno mi convocò dopo aver letto un articolo in cui sostenevo che per battere la gloriosa macchina da guerra di Occhetto sarebbe stato necessario costruire una alleanza tra Forza Italia, il Msi (a patto che Fini si togliesse la camicia nera per indossare quella Oxford) e la Lega bossiana.

 

Le foto di Arcore in mano ai pm di milano dal \"Giornale\"Le foto di Arcore in mano ai pm di milano dal \"Giornale\"

L’idea gli era piaciuta. E la attuò, ovviamente senza riconoscermene la paternità. Come non mi riconobbe mai di avergli suggerito, in base a un sondaggio di cui disponevo, che il leader del baraccone doveva essere lui medesimo. Sta di fatto che, andatosene Montanelli, Silvio mi incitò a dirigere il Giornale. E qui viene il bello. I dirigenti mi volevano dare due soldi e li mandai al diavolo. Poi me ne offrirono otto e accettai. La tasca è più debole della carne.

 

Tre mesi dopo il mio esordio in via Negri nell’ufficio che era stato di Indro, si svolsero le elezioni politiche. Berlusconi le vinse di stretta misura e io vergai questo titolo: «Difficile governo delle libertà». Una profezia. Nove mesi dopo Silvio venne sfiduciato causa fuga di Bossi (dalla maggioranza) propinata da D’Alema e Scalfaro.

 

LACRIME DI OCCHETTO LACRIME DI OCCHETTO

Frattanto, Montanelli aveva fondato la Voce, il cui primo numero vendette oltre 500mila copie, con il proposito di uccidere il Giornale. Accadde il contrario. In aprile del 1995, cioè a un anno dalla comparsa in edicola, la Voce, soffocata dal Giornale, cessò per disperazione le pubblicazioni. Non vendeva più un cacchio. Noi invece poveri sfigati avevamo raddoppiato la diffusione.

 

Davide e Golia sono sempre di moda. Fu questo il motivo per il quale Berlusconi mi regalò il 6 per cento del quotidiano di suo fratello Paolo. Fu anche il motivo che mi indusse un paio di anni dopo a dimettermi, intascando il bottino. Altro che licenziamento, come scrissero i colleghi, presumo invidiosi.

MONTANELLI BERLUSCONIMONTANELLI BERLUSCONI

 

Allorché fondai Libero, chiesi a Silvio se volesse partecipare alla folle impresa. La faccio breve, non partecipò. Mi dettero una mano decisiva i signori della famiglia Angelucci e fu un trionfo. Nel 2006 la mia creatura superò in edicola lo stesso Giornale. Una goduria senza limiti. A quel punto ricominciarono le manovre di avvicinamento. Silvio nel 2009 mi sollecitò a rientrare al Giornale, che perdeva 24 milioni l’anno.

 

Forse avevo bevuto un whisky di troppo: accolsi la proposta e abbandonai il mio bambino un po’ scemo ma robusto come un toro per trasferirmi di nuovo in via Negri, abbacinato dalle promesse del Cavaliere che feci male a bere. Vi risparmio il resto.

 

Ora sono ancora a Libero. E Silvio ad Arcore a tribolare con quel suo partito deplastificato e senza sugo che, invece di prendere quota, precipita per colpa di tanti militanti furbi, ma asini che lo sfruttano. Se si escludono poche fedeli, la Bernini (la più intelligente), la Gelmini e la Carfagna non saprei chi elogiare.

MARIA STELLA GELMINI ANNA MARIA BERNINI MARIA STELLA GELMINI ANNA MARIA BERNINI

 

Certo, c’è in pista Parisi. Che Dio gliela mandi buona. Poiché tutti lo attaccano, significa che costui è in gamba e può ridurre i danni. Ma bisogna pur dire che Forza Italia presa a calci dalla magistratura e dallo stesso Silvio è ormai uno straccio non privo di eccessive velleità. È un peccato. Silvio ha fatto tanto ma ha distrutto tutto, perfino la propria reputazione. Il suo errore maggiore, la presunzione unita all’esibizionismo. In Lombardia uno come lui è definito ganassa.

 

 La sua storia di imprenditore e di politico è straordinaria, unica. La sua storia di uomo con debolezze puerili, la moquette in testa in sostituzione dei capelli e il cerone in volto, è quasi ridicola. Certi vezzi rivelano fragilità, la stessa fragilità che abbiamo tutti ma in misura minore, meno nociva.

 

BERLUSCONI E STEFANO PARISIBERLUSCONI E STEFANO PARISI

Comunque, Berlusconi si può detestare, ma con simpatia. Anzi affetto. In una circostanza non remota mi disse: io la D’Addario me la sono trovata nuda sul lettone di Putin. Lei cosa avrebbe fatto? Risposi da stupido: le avrei dato una botta. E lui, di rimando: io tre. Ecce homo. Buon compleanno Silvio, e grazie di tutto. Mi hai dato molto, ma io ti ho dato di più. Persino fiducia.

patrizia d addario patrizia d addario PATRIZIA D'ADDARIOPATRIZIA D'ADDARIO

 

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")