FERRARA - GIOVANI TURCHI E DISPERATI: FASSINA PUNTA SULLA LEGA!

1. I DISPERATI DEL PD, GIOVANI TURCHI MESSI AL BANDO DAGLI OUTSIDER
Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

I disperati del Pd sono quelli che in tutta sincerità considerano una jattura la campagna dell'establishment contro la politica, detestano le élite tecniche alle quali non concedono un soldo che sia uno, rivendicano una solida cultura politica di tipo professionale, vogliono un ricambio anche generazionale che non sia legato alle pratiche linguistiche e ai vezzi giovanilistici dei modernizzatori alla Renzi, sostengono una linea di riformismo laburista legato agli interessi ben rappresentati di grandi masse di lavoratori e di giovani senza lavoro o con un lavoro precario, sbeffeggiano la cosiddetta società civile e considerano Grillo un piccolo qualunquista antidemocratico e nulla più.

Ecco, sono disperati e si capisce perché. Avevano investito tutto su D'Alema, e D'Alema glielo ha fatto fuori la lunga sequela di errori politici del medesimo, la campagna sull'inciucio, nutrita dei suoi madornali peccati di stile, dei suoi menefreghismi, delle sue meschinerie. Detestavano Veltroni, che in effetti aveva un atteggiamento subalterno o kokettierend verso tutta quell'Italia che si offre come alternativa alla cultura politica tradizionale, e alla fine hanno avuto ragione di lui che si è suicidato e al suo posto hanno trovato Bersani.

Bersani ha illuso questa onesta generazione di figli della politica, gente in genere piena di difetti ideologici e culturali, ma largamente disinteressata, vogliosa di esperienza civile vera, capace di distinguere un regolamento parlamentare da un paracarro, al contrario dei grillini parvenu, non sprovvista di nozioni di economia, modernizzata entro certi limiti dallo scorrere del tempo, dal fatto che qualcosa è sopravvissuto del vecchio Pci, il loro punto di riferimento, ma in una pelle nuova.

Questi giovani leoni o giovani turchi di una sinistra realista, che hanno subito l'antiberlusconismo losco dei mezzi trotzkisti "de sinistra" per anni, che avrebbero voluto battere Berlusconi normalizzando il rapporto con lui, che aborrono il moralismo bacchettone dei falsi azionisti e libero-giustizialisti del club dei miliardari, ora si ritrovano d'improvviso di fronte alla cruda realtà.

Vedono gli ultimi arrivati esondare alle presidenze delle Camere, gente che non sa nulla del duro mestiere di guidare istituzioni, amministrare, dirigere gli uomini in una prospettiva di cultura politica chiara. Camera e Senato in appalto alla società civile, come fossero il Consiglio d'amministrazione della Rai.

Eppoi si prepara un governo, che per fortuna non dovrebbe nascere mai, in cui per soddisfare la presunzione e l'ambizione sbagliata di Bersani, il loro capo uscito pazzo, al posto delle competenze economiche di un Fassina, arriva la boria dell'ex ministro furbetto di Monti Fabrizio Barca, il bocconiano di sinistra che ama i poveri come Papa Francesco, figuriamoci; al posto del direttore dell'Unità e del suo gruppo, arriva la Gabanelli, la giustiziera di Raitre; e vecchi gloriosi arnesi dell'Università baronale, delle cattedre di morale e politica più polverose e stordite, basta che abbiano la pecetta di società civile e siano considerate figure lontane dalla politica.

E tutto questo per inseguire Grillo e le sue fumisterie e voglie di affamare la politica, eguagliare la Terra al pianeta Gaia, portare l'Italia lungo la guerra dei vent'anni del guru Casaleggio fino alla democrazia robotica e universale del web, ma quante cazzate fumettare devono sorbirsi questi bravi compagni che avevano lavorato sodo per dare una mano all'emiliano, al piacentino di Bettola. Vatti a fidare.

E' un fenomeno da guardare con occhio asciutto ma compassionevole, senza jattanza, e tenendo conto del fatto che parlo di persone come Fassina, come Cundari, come Gotor, Orfini e molti altri, persone non sprovviste affatto di humour, di senso della realtà, giovani che, sull'altro fronte rispetto a Renzi e ai suoi intruppati bravissimi e riformisticamente corretti, qualcosa di serio e di utile avrebbero potuto darlo a questo paese e a queste periclitanti classi dirigenti.


2. FASSINA: "CON IL PDL IL CAMBIAMENTO È IMPOSSIBILE MA COL CARROCCIO IL DISCORSO È DIVERSO"
Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

Più che un avviso ai naviganti, quello di Stefano Fassina ha la forma di un ruvido avvertimento a chi prospetta un'intesa di governo con il Pdl: «Un esecutivo con il Pdl è impensabile. Chi alimenta questa prospettiva avvicina le elezioni ». Ora tocca a Matteo Renzi tenere a bada le incursioni dei renziani: «E' un problema di coerenza su una scelta fatta da tutto il partito».

Ma se il partito del Cavaliere risulta indigeribile, un discorso diverso vale per la Lega: «Carroccio e Pdl non sono lo stesso partito. Il mio ragionamento riguarda Berlusconi». Onorevole Fassina, le aperture al Pdl sembrano proprio averla fatta infuriare. «La linea politica che Bersani ha portato avanti è chiara ed ipotizzare un governo con il Pdl la contraddice radicalmente. E' un momento delicato».

E quindi lei scende in campo per denunciare il fuoco amico.

«Sì, perché ipotizzare un governo con il Pdl indebolisce il tentativo del segretario e rappresenta una posizione diversa da quella assunta dalla Direzione nazionale del Pd. Una scelta approvata all'unanimità».

La linea è: mai un governo con il Popolo della libertà.

«Un esecutivo con il Pdl è impensabile e non risponde a quanto detto ai cittadini. Il Pdl non può sostenere un governo di cambiamento e questa prospettiva rischia di allargare il solco tra i cittadini e le istituzioni democratiche».

Nei confronti della Lega, invece, il ragionamento è diverso?

«Berlusconi è stato ed è il leader del Pdl, lo guida. La riflessione riguarda lui, perché a nostro avviso non risponde all'esigenza di cambiamento. Pdl e Lega non sono lo stesso partito, anche se stanno nella stessa coalizione. Bersani, comunque, si rivolge a tutto il Parlamento. Lì ciascuna forza si assumerà le proprie responsabilità».

Tocca a Matteo Renzi stoppare chi discute la linea del partito?

«La mia è una riflessione politica sulla necessità di seguire quanto deciso all'unanimità in Direzione. E' stata condivisa da tutto il Pd. Rimango fermo su questo punto, è una decisione presa tutti insieme. Altrimenti si contraddice la scelta fatta».

Un problema di fedeltà alla linea?

«Più che di fedeltà, si tratta di un problema di coerenza su una scelta fatta da tutto il Pd».

Oggi si riunisce una nuova direzione dei democratici: non si aspetta un cambio di linea rispetto al Pdl?

«Assolutamente no. Non ci sono equivoci su questo».

E se non dovesse andare in porto l'operazione di Bersani?

«Napolitano con saggezza e autorevolezza gestisce in modo ineccepibile questa fase. Noi ribadiamo che non siamo disponibili al governo con il Pdl».

Ieri il Colle ha invitato a guardare al bene dell'Italia.

«Ho letto. E ho letto anche le riflessioni fatte venerdì pomeriggio da Napolitano, quando il Presidente ha riconosciuto la "significativa difficoltà" di convergenza delle principali forze politiche. Noi comunque siamo d'accordo con Napolitano sul fatto che sia auspicabile la più ampia convergenza sulle riforme costituzionali e sulla Presidenza della Repubblica».

 

Giuliano Ferrara STEFANO FASSINAMatteo OrfiniANDREA ORLANDOBERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA GRASSO E BOLDRINI IN DIRETTA A BALLAROFabrizio Barca

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