roberto fico alessandro di battista

UNO SGAMBETTO MOLTO FICO - DI BATTISTA: ''È ORA DI TAGLIARE GLI STIPENDI A FAZIO E VESPA''. LA BORDATA ARRIVA A POCHE ORE DALL'APPARIZIONE DEL SUO ''COMPAGNO'' ROBERTO FICO SULLA POLTRONCINA DI FAZIO, TRA IL CAPOMISSIONE DELLE ONG NEL MEDITERRANEO RICCARDO GATTI E IL PRO-MIGRANTI BAGLIONI (POI IL PROBLEMA SONO I 5 MINUTI DELLA MAGLIE…) - DIBBA FA LA LISTA DI TUTTI GLI STIPENDI DA SEGARE

 

1. DI BATTISTA ALL’ATTACCO: «È ORA DI TAGLIARE GLI STIPENDI A FAZIO E VESPA»

roberto fico

Giuseppe Gaetano per www.corriere.it

 

«Adeguamento dei contratti di Fazio e Vespa. Sono giornalisti e guadagnino come loro (massimo 240.000 euro lordi all’anno)». È una delle «cose fondamentali» da fare secondo Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle che, in un post su Facebook, elenca i possibili tagli. «È giunto il tempo di una sforbiciata senza precedenti dei costi della politica e non solo» è la premessa, perché «i sacrifici li fanno tutti, tranne i politici o i conduttori Rai pagati con denaro pubblico che sono giornalisti, ma non hanno contratti da giornalisti».

 

In realtà Fazio non è attualmente iscritto all’albo dei professionisti (si cancellò nel 2016 per motivi deontologici legati a uno spot della Tim) e lo stipendio di Vespa fu già ridotto di 700mila euro nel 2017, portando il suo compenso a circa 1 milione e 200mila euro a stagione. Attualmente il contratto del conduttore di «Porta a Porta» è scaduto ed è iniziata la trattativa per il rinnovo, mentre il presentatore di «Che tempo che fa» (che guadagna invece sui 2 milioni l’anno) ha ancora due anni e qualche mese di contratto.

 

roberto fico alessandro di battista

 

Nella salotto di Fazio su Rai1 stasera saranno ospiti in studio il presidente della Camera Roberto Fico e il direttore artistico di Sanremo Claudio Baglioni, finito a sua volta in polemica social con l’esecutivo sul problema migranti. Chissà che, tra le righe, non si affronti il tema compensi di viale Mazzini: uno dei pochi collanti rimasti a tenere unita la maggioranza. Sulla questione è tornato infatti pure Di Maio: «Non è una crociata contro Fazio e Vespa ma un tema di giustizia sociale - spiega il capo politico dei 5 Stelle -, se guadagni 3 milioni all’anno te lo devi un po’ tagliare lo stipendio, perché non è più tempo di mega stipendi in Rai.

 

FABIO FAZIO E ALESSANDRO DI BATTISTA

Poi - riconosce - deciderà l’amministratore delegato ovviamente, ma noi abbiamo tutto il diritto di dire queste cose». Il vicepremier, in comizio a Ortona per le regionali abruzzesi, aveva già sollevato il “caso Fazio” il mese scorso, appellandosi al «buonsenso sulle retribuzioni». Certo se l’intento generale è quello di moralizzare gli ingaggi del servizio pubblico immaginiamo che anche i vari Conti, Amadeus, Clerici o Magalli non fatturino una miseria: la grossa differenza è, naturalmente, che i loro contenitori sono politicamente neutri e non rischiano di spostare voti.

 

 

ALESSANDRO DI BATTISTA OSPITE DI FABIO FAZIO

Ma la stretta alla cinta non riguarda solo i nomi forti del palinsesto Rai. Di Battista, richiamato dal Sudamerica per rilanciare il Movimento appannato dallo straripante Salvini, elenca altri 5 punti di altrettante sforbiciate raccomandate a Palazzo Chigi, non sulla tv pubblica ma direttamente sulla politica: «Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei deputati (con un risparmio di circa 22 milioni di euro all’anno), dei senatori (risparmio circa 11 milioni all’anno); e di tutti i consiglieri regionali (circa 36 milioni di euro all’anno)».

 

Non basta, la ricetta contempla anche «l’abolizione totale di tutte le doppie indennità, sia alla Camera che al Senato che nei Consigli regionali; il taglio di oltre 300 parlamentari» e, dulcis in fundo, l’abolizione della liquidazione degli onorevoli: «Io per una sola legislatura ho preso 43.000 euro, ovviamente restituiti - afferma Dibba -, pensate le centinaia di milioni di euro che finiscono nel Tfr dei parlamentari». «Questo Governo ha la possibilità di farlo - conclude -, coraggio!».

FABIO FAZIO

 

 

 

2. FAZIO ORGANIZZA LA PARATA PRO-MIGRANTI IN TV - E POI PARLANO DI UNA TV DI STATO FILO-GOVERNATIVA...

Gianluca Veneziani per ''Libero Quotidiano''

 

Ma voi che fate critiche preventive e a prescindere ai programmi sovranisti, o presunti tali, in tv, dite la verità: il vostro problema è che non vi piace il nuovo andazzo Rai, e la linea finalmente distante dal politicamente corretto.

 

Ve la siete presa con la nuova striscia informativa di Maria Giovanna Maglie, che andrà in onda dall' 11 febbraio subito dopo il Tg1, solo perché la giornalista «da tre anni non è scritta all' Ordine» (cit. Usigrai, il sindacato giornalisti del servizio pubblico), quasi che per condurre un programma ci voglia la benedizione della corporazione di categoria.

 

Poi ve la siete presa col programma condotto da Annalisa Bruchi insieme ad Alessandro Giuli, e Aldo Cazzullo alle interviste, ossia Povera Patria su RaiDue, un po' perché non vi piaceva il titolo (ah, quell' allusione alla Patria, troppo sovranista), un po' per i temi trattati (nella prima puntata il programma ha osato criticare l' euro e denunciare il signoraggio, ossia i redditi delle Banche centrali che stampano moneta).

 

fabio fazio claudio baglioni

SOVRANISMO

Un po' perché gli ospiti di sinistra parlano ma non a inizio trasmissione (Calenda, ospite due giorni fa, si è lamentato perché «mi hanno spostato un' ora e dieci dopo l' orario previsto» dopo «una parata di sovranismo delirante.

 

Questo non è servizio pubblico, ma pessima propaganda»). Eppure parliamo di un programma che tiene botta egregiamente negli ascolti, con una media del 5%: alla prima puntata ha fatto il 5,9, alla seconda il 4,3, e 450mila spettatori di media. A quell' ora (le 23.45, quando ha inizio) ottenere quell' audience trattando di sovranità monetaria e facendo opinione di livello, è roba da appuntarsi una medaglia al petto.

 

A maggior ragione che Povera Patria sbaraglia la concorrenza di Rabona su RaiTre, programma su calcio e società, fermo al 2,3% (la Patria vince sul Pallone), e fa in termini di share meglio della puntata dedicata al fondatore del M5S, C' è Grillo.

 

Resta da capire allora perché questi censori non destinino le loro critiche piuttosto a programmi che ci costano fior di quattrini pubblici, come Che Tempo che fa (il solo Fazio pesa sul bilancio pubblico 2 milioni e 240mila euro annui), divenuti vetrine buone solo per i paladini del pensiero, se tale può definirsi, anti-salviniano.

 

UN MESE FA

fabio fazio baglioni

Stasera, al programma su RaiUno, saranno ospiti il presidente della Camera Roberto Fico, voce di dissidenza interna alla maggioranza sui migranti, e il direttore artistico del Festival di Sanremo Claudio Baglioni che sulla questione profughi ha detto già la sua, definendo una «farsa» le politiche sull' immigrazione del governo.

 

È lo stesso programma, d' altronde, in cui poco più di un mese fa era intervenuto Riccardo Gatti, il capomissione della ong Open Arms, per parlare di una nave di migranti cui in Italia «non era stato consentito l' attracco», come aveva sottolineato preoccupato Fazio. Altro che attaccare Povera Patria. È guardando il programma di Fazio che viene da dire: "Poveri noi" (e ricco lui).

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?