CONTROSTORIA DI GERARDO D’AMBROSIO BY FACCI: “ERA UN GIUDICE COMUNISTA CHE SALVÒ I DS DA TANGENTOPOLI. ERA POLITICAMENTE ORGANICO” – MA È ANCHE IL MAGISTRATO CHE SCAGIONO’ CRAXI DI AVER INTASCATO TANGENTI (PER SÉ)

Filippo Facci per "Libero quotidiano"

Domenica è morto Gerardo D'Ambrosio ed è morto un giudice comunista, di sinistra, una toga rossa: il problema non è la definizione, ma il significato che si vuol darle. Durante Mani pulite c'era chi passava il tempo a intercettare ogni rantolo di D'Ambrosio nella speranza che la sua appartenenza politica fosse finalmente colta in flagranza, e non era facile, anche perché D'Ambrosio, a ogni sparata faziosa, affiancava comunque una sua diversità.

Una volta declarato che trattavasi tipicamente di «galantuomo» (tutti d'accordo) per altre cose D'Ambrosio restava indecifrabile. È il magistrato che, pur di sinistra, scagionò il commissario Luigi Calabresi per l'omicidio-suicidio dell'anarchico Giuseppe Pinelli.

È anche il magistrato che ammise come Craxi infine non abbia intascato una lira (per sé) e che disse pure: «Craxi avrebbe favorito, forse, una soluzione politica seria, ma fu vittima di un meccanismo perverso con i partiti che volevano approfittare delle disgrazie altrui». D'Ambrosio è il magistrato che, quando il Pool presentò una proposta di legge sulla corruzione assieme a Confindustria, nel settembre 1994, prese apertamente le distanze dai suoi colleghi.

È il magistrato - anche se intanto era divenuto senatore - che nel 2008 riuscì a dire questo a proposito di una richiesta d'arresto per Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella: «Io non lo avrei firmato un provvedimento così grave... Quando si manda ai domiciliari il presidente di un'assemblea elettiva, il giudice deve chiedersi quali saranno le conseguenze. Da parte dei magistrati ci vuole maggiore rispetto per le istituzioni».

E questa è bella: D'Ambrosio, in pratica, invocò quella sensibilità istituzionale e quella discrezionalità dell'azione penale che a suo tempo lui e il Pool non ebbero per nessuno. Era di sinistra, D'Ambrosio. Ma non scriveva articoli su Micromega, non aderiva ad associazioni gruppettare, non firmava appelli o manifesti, non querelava, non si affacciava alle telecamere per contestare dei decreti legge, non presenziava a convegni che ne proponevano di alternativi.

Era di sinistra ma non come un Gherardo Colombo, molto più ideologico e intollerante di lui: ma come un brianzolo poteva esserlo rispetto a un napoletano, in fondo. Eppure erano infiniti gli indizi e i comportamenti che facevano di D'Ambrosio neppure un comunista: direttamente un diessino, a tratti un dalemiano, senz'altro un elemento politicamente organico, a ma a modo suo.

Nell'estate 1993, nella fase più calda di Mani pulite, condusse una sua personale indagine non per incolpare bensì per scagionare Primo Greganti, il noto «tesoriere» comunista intestatario di conti svizzeri: D'Ambrosio si collegò con l'anagrafe tributaria e concluse che neanche una lira era giunta al Pds, fine dell'indagine. E Tiziana Parenti, la pm che conduceva l'inchiesta appunto su Greganti e sul Pds, secondo il procuratore era «non allineata con la procura».

Del resto D'Ambrosio era lo stesso personaggio che al settimanale L'Europeo aveva già detto: «Lo scenario è nitido, Dc e Psi si finanziavano attraverso meccanismi illeciti... c'è stata la fase dello stragismo... poi è venuta l'epoca della corruzione». Secondo D'Ambrosio, cioè, Mani Pulite era finita lì.

E in un certo senso fu anche vero: in quel 1993 il Pool di Mani Pulite sceglieva gli obiettivi a seconda delle possibilità del momento e adottava una tattica che Francesco Saverio Borrelli, il procuratore Capo, napoletano anche lui, definì «Blitzkrieg», la guerra lampo degli eserciti germanici: una penetrazione impetuosa su una fascia molto ristretta di territorio lasciando ai margini le sacche laterali, le più difficili da sfondare.

Il Pool agiva così: tendeva ad arrivare molto rapidamente a risultati certi e popolari (Craxi, la Dc) e lasciava da parte vicende magari grosse, e magari rosse, da esplorare poi. Quando si mosse verso sinistra, morale, la stampa e l'opinione pubblica già pensavano ad altro. Le carte che dimostravano come il Pds si finanziò in maniera illecita erano migliaia in tutto lo Stivale, ma, per dirla con Antonio Di Pietro, «l'acqua non arrivava più al mulino».

Il defunto magistrato Francesco Misiani, toga rossa per auto-definizione, la mise così: «Se avessi insistito, prima o poi, sarei riuscito a dimostrare che il Pci non era estraneo al circuito di finanziamento illecito... non lo feci, consapevole anche del fatto che la resistenza anche a lunghi periodi di detenzione, dimostrata dagli indagati, forniva anche un ineccepibile dato formale in grado di chiudere le inchieste».

Questo mentre Italo Ghitti, il gip di Mani pulite, in un'intervista del 2002 rilasciata al Corriere della Sera ammetteva che il Pds aveva un apparato di finanziamento illecito non meno vorace di altri: «Si sarà anche potuto salvare da accuse di corruzione, ma magari ha dovuto lasciare la sede di partito, vendere il giornale, chiudere l'azienda... il tempo ha evidenziato come, al di là dei fatti penalmente rilevanti, vi fossero realtà che adottavano praticamente lo stesso metodo dei partiti più coinvolti».

Insomma, non ci fu tanto una primigenia e complottarda volontà di salvare la sinistra, anche se Gerardo D'Ambrosio certo non remava a favore. D'Ambrosio, semplicemente, pensava che tutti gli altri fossero peggio: così lui era quello «di sinistra» e la cosa andava bene a tutti. Dunque nel luglio 2003, quando esordì come editorialista de l'Unità - editorialista significa editorialista, cioè che esprime la linea politica - nessuno si sorprese più di tanto.

Colpì il suo linguaggio: «Quello che avevamo sempre paventato...», esordì. Ecco, ma «avevamo» chi? Lo stile era quello del D'Ambrosio di sempre, solo che al posto dell'espressione «osservazioni dei magistrati» ora scriveva «osservazioni dell'opposizione».

Tre anni dopo, poi, divenne anche senatore: e il cerchio fu chiuso, anche se gli resterà l'amarezza di non essere riuscito a incidere. Propose mille cose, non ne passò nessuna. La politica è una cosa seria: ma questo, forse, già lo sapeva. Nel 2002, durante un'inaugurazione dell'Anno giudiziario, incontrò e abbracciò Antonio Di Pietro dopo anni che non lo vedeva. Di Pietro faceva politica ormai da anni, era sempre e ossessivamente sui giornali. Ma D'Ambrosio, genio del male: «Tonino... come ti va? Che fai adesso?».

 

GERARDO DAMBROSIO CI PENSA GERARDO DAMBROSIO DA GIOVANE ANTONIO DI PIETRO SAVERIO BORRELLI GERARDO DAMBROSIO PRIMO GREGANTIprimo greganticraxi bettino bobo craxi

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)