emanuele dessi' frascati casa popolare

DESSÌ, VIA DI QUI! – PUÒ UN SENATORE CON DIECIMILA EURO DI STIPENDIO AVERE UNA CASA POPOLARE A 7 EURO AL MESE? OVVIAMENTE NO, MA IL GRILLINO DESSÌ È RIUSCITO A TENERLA, FINCHÉ L’ABITAZIONE NON È DIVENTATA UN CASO NAZIONALE GRAZIE A “IL GIORNALE” – ORA ANCHE IL COMUNE DI FRASCATI SI È SVEGLIATO E HA MANDATO L’AVVISO DI SFRATTO...

casa di emanuele dessi' a frascati

Paolo Bracalini per “il Giornale”

 

Stavolta, dopo tanti anni in cui gli è andata bene, dovrà preparare gli scatoloni e bussare ad una agenzia immobiliare, come fanno milioni di italiani senza santi in paradiso. Emanuele Dessì, il senatore M5s con megastipendio parlamentare e alloggio popolare dovrà cambiare casa.

 

emanuele dessi' virginia raggi

Quella nel pieno centro di Frascati, abitata a lungo anche al ridicolo canone di 7 euro al mese, destinata come edilizia residenziale pubblica a persone in condizioni economiche disagiate, non può essere certo occupata da un senatore con oltre diecimila euro al mese di stipendio.

 

EMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA

Un'ovvietà che sembrerebbe lapalissiana, ma che in Italia, specie quando ci sono di mezzo i grillini, non lo è affatto. Infatti solo dopo che è diventato un caso nazionale grazie al Giornale, e poi indagato anche dalla troupe di Fuori dal Coro, il Comune di Frascati si è finalmente svegliato e si è accorto dell'anomalia e dell'ingiustizia del caso Dessì, il grillino così vicino al popolo da occupare una casa popolare.

 

emanuele dessi alessandro di battista

Molti cittadini indignati dal privilegio del senatore Cinque Stelle (quelli dell'anticasta, solo a chiacchiere però) hanno chiesto spiegazioni e il Comune di Frascati ha dovuto darle, nella persona del vicesindaco nonchè assessore al Bilancio e Patrimonio, Claudio Gori.

 

La risposta è che presto Dessì dovrà traslocare, perché il suo reddito è incompatibile con i parametri richiesti per avere diritto ad un alloggio popolare. La legge regionale in materia, infatti, prevede che il limite di reddito previsto per quelle case «possa essere superato per non più di due anni».

 

emanuele dessi'

Come è ovvio, se l'inquilino di una casa popolare risolve, per qualsiasi motivo, la propria situazione di difficoltà economica e passa ad un reddito più elevato dello standard previsto, se ne deve andare. Il limite temporale è due anni, abbondantemente scaduto per Dessì che già dal marzo 2018 percepisce il lauto compenso da senatore della Repubblica.

 

Finora il Comune di Frascati, di cui è stato consigliere comunale, non gli ha certo messo fretta, e probabilmente la sua speranza era che l'avviso di «sfratto» non arrivasse mai, perchè l'immobile rientra in un piano di dismissioni, che procede anche quello con tempi biblici come spesso nell'amministrazione pubblica italica.

 

casa di emanuele dessi' a frascati 1

Invece stavolta il vicesindaco ci ha messo la faccia e l'impegno, «gli uffici comunali stanno verificando il possesso dei requisiti reddituali, saranno applicati tutti i provvedimenti, siamo ampiamente nei termini di legge per comunicare eventuali decadenze». Quella di Dessì si intende, già fuori tempo massimo.

 

Con i soldi messi da parte in cinque anni di legislatura (se durerà fino al 2023), il senatore grillino potrà tranquillamente comprarsene una. E diventerà così un piccolo proprietario immobiliare, quelli che proprio lui vorrebbe colpire con l'emendamento «salva-furbetti dell'affitto», finalizzato ad impedire ai proprietari di tornare in possesso di casa propria occupata da inquilini che non pagano, vietandone lo sfratto. Un esproprio, una follia da regime venezuelano. Quasi quanto un senatore da 100mila euro di reddito in una casa popolare.

emanuele dessi firma documento in cui promette dimissioniEMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA casa di emanuele dessi' a frascati 2

 

emanuele dessi' emanuele dessi' emanuele dessi' 2EMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…