IL FOGLIO ROSA DI DELL’ARTI: “DALL’ELEFANTINO MAI UNA CENSURA, AL LIMTE QUALCHE INDICAZIONE, ALTRO CHE SCALFARI”

Alessandro Giuli per "Il Foglio"

Giorgio Dell'Arti se la ride di gusto a sentirsi dare di Alemannicida su commissione (berlusconiana); oppure di quinta colonna liberal all'interno del Foglio settimanale colorato di rosa, che lui ha inventato e dirige dal 4 agosto del 1996 di comune accordo con l'elefante. E' successo che nella prima salmonata di lunedì scorso svettava un'apertura forte e critica verso il sindaco uscente di Roma, incorniciata da titolo e catenaccio ton sur ton: "Perché non possiamo rivotare Alemanno. Il debito aumentato, i buchi di bilancio, le parentopoli Ama e Atac, gli scandali giudiziari. E intanto Roma affonda".

Alemanno deve essersi rabbuiato, sapendo che il direttore del Foglio aveva più volte preannunciato in pubblico il suo sostegno, ma al pomeriggio ha ritrovato il sorriso leggendo un tuìt chiarificatore di @ferrarailgrasso: "Dal mio punto di vista il titolo del Foglio rosa di oggi manca di un ‘non': Perché non possiamo non votare Alemanno".

Concetto ribadito ieri nella posta dei lettori: "Dell'Arti, che da molti anni fa in service il lavoro magistrale che sappiamo, ha fatto il furbetto con il culo mio... voterò Alemanno a quattro mani". Con qualche sospiro ("sta tra bene e maluccio"), ma è così. Qualche giornalone ci ha ricamato sopra un boxino per dar conto della cosa, soltanto il Fatto s'è bevuto l'idea contorta della finiana Flavia Perina, secondo la quale il Foglio rosa avrebbe giustiziato Alemanno su ordine del Cav. e per interposto elefante.

Dell'Arti se la ride. Giorgio, che hai combinato? "Niente, ma certi odiatori ancora non si sono resi conto della libertà d'animo di Giuliano Ferrara. Lui il libertinaggio intellettuale lo esercita sul serio, altro che Eugenio Scalfari (Dell'Arti, fra tante altre cose, è un ex republicone di rango, ndr): fin dall'inizio mi ha dato licenza assoluta sulla fattura e sui titoli del Foglio rosa. Abbiamo la stessa età del Foglio quotidiano e, non essendo appestati dall'ideologia del marketing che suggerisce di cambiare tutto ogni due anni, abbiamo conservato lo stile, l'impaginazione e la libertà di rotta concordata con Giuliano".

Da queste parti si ricorda ancora un titolone del Foglio rosa dedicato agli effetti dello scandaluccio che seguì al caso Bill Clinton- Monica Lewinsky: "Basta un pompino per far cadere Wall Street?". "Ecco! - dice Dell'Arti - devi pensare che io prima di fare quel titolo avevo anche chiamato il direttore per un parere, e lui mi fa: ‘Se te la senti...' come a dire: il giornale del lunedì è tuo".

Eppure da queste parti si ricorda pure un bel rabuffo, ai tempi della lista pazza Aborto, no grazie. Era il 2008, "Giuliano si era candidato con la sua lista di scopo e io sul Foglio rosa non pubblicavo nulla di riconducibile alla sua battaglia". L'elefante barrì. "Diciamo che trovò il modo di farmi notare il suo scontento. Io gli dissi: vediamoci, chiariamo. Gli spiegai che, pur essendo anti abortista convinto, pensavo di dover dare al lunedì un po' di tregua ai lettori foglianti, variare il menù". Censura mai, però qualche indicazione sì. "Ma nemmeno troppo, sai. Ti faccio l'esempio cui ricorro più volentieri.

Nel 1997 Giuliano fece la sua spettacolare campagna elettorale nel Mugello, contro Antonio Di Pietro. Girava per comizi con Selma accanto e la loro cagnetta al seguito. Alla vigilia del voto, un sabato pomeriggio, che come sai è l'orario di chiusura del Foglio rosa, mi viene in mente un titolo: ‘D'Alema nel Mugello ha due candidati'. Come a dire: D'Alema sostiene Di Pietro, ma se poi vince Giuliano è uguale. Poi mi viene lo scrupolo: meglio chiamare Giuliano e sentire che ne pensa".

Risultato? "Niente, telefono muto, non ricordo se spento, comunque irraggiungibile. A dimostrazione che per lui il Foglio rosa poteva fare quello che voleva, non aveva alcuna intenzione di usarlo per fiancheggiare la sua campagna, avremmo perfino potuto titolare: ‘E' meglio che Giuliano perda'. Ne avrebbe riso con noi".

Però piano con Alemanno eh. "Anch'io lo avevo votato, cinque anni fa, ma non mi è piaciuto come ha governato Roma e oggi non merita il mio voto. Oltretutto io non tifo per Marino, anche se non posso sapere se sarà un cattivo sindaco o no". Non fa una piega. "E invece il mio amico Carlo Ripa di Mena, candidato alemanniano, dice che questo è un ragionamento da portieri d'albergo. Ma io a Carlo voglio bene e lo inviterò a cena dopo la vittoria di Marino".

P.S. Per apprezzare senza riserve la smagatezza complice tra l'elefante e Dell'Arti sarebbe sufficiente ricordare che il Foglio rosa è stato concepito più o meno così: durante una cena, Giorgio, forte della comune debolezza per la bella scrittura, disse: "Giulia', facciamo un foglio settimanale, ci mettiamo sesso soldi sangue; e ripubblichiamo gli articoli più belli degli altri giornali. Ti propongo un Foglio in cui non apparirà mai la firma di... chessò, Mino Fuccillo". Barrito di gioia.

 

GIORGIO DELL'ARTIGiuliano Ferrara Intervento di Eugenio Scalfari bill clinton democratic national convention Monica LewinskyMONICA LEWINSKY CON CLINTON Massimo Dalema CARLO E MARINA RIPA DI MEANA

Ultimi Dagoreport

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...